È curioso pensare che il più grande pesce conosciuto al mondo, il maestoso squalo balena (Rhincodon typus), appartenga allo stesso ordine, Orectolobiformes, di piccoli squali come lo squalo bambù e lo squalo zebra. Questa incredibile creatura può raggiungere dimensioni che vanno comunemente dagli 8 ai 12 metri, ma sono stati individuati esemplari di oltre 18 metri di lunghezza.
La sua mole, però, non è accompagnata da aggressività, lo squalo balena è un animale filtratore e placido, considerato innocuo per l’uomo anzi, spesso definito un vero e proprio “gigante gentile”.



È diffuso in maniera cosmopolita nelle acque tropicali e subtropicali di tutti gli oceani, predilige i mari caldi, dove può nuotare indisturbato nelle acque superficiali e pelagiche. Il suo aspetto è inconfondibile: corpo massiccio e cilindrico, percorso da carenature laterali che migliorano l’idrodinamica, e una grande pinna caudale eterocerca (con il lobo superiore più sviluppato).
Ma è la sua testa larga e appiattita, con una bocca ellittica imponente, che attira l’attenzione, tanto che il suo profilo ha ispirato persino il design delle griglie anteriori di alcune automobili, a dimostrazione di quanto la natura sia spesso maestra di ingegneria.

Morfologia e sensi
È dotato di cinque grandi fessure branchiali ed ha una pelle dello spessore di 10 centimetri, tra le più spesse del regno animale.
Possiede una linea laterale sensibile alle vibrazioni dell’acqua e, probabilmente, usa anche il campo elettromagnetico per orientarsi nelle migrazioni.
Un unicum evolutivo
Lo squalo balena è un unicum evolutivo, tanto che rappresenta da solo un intero ramo filogenetico distinto, separato da altri squali per caratteristiche morfologiche, comportamentali e genetiche. Il suo genoma è stato recentemente sequenziato ed è uno dei più grandi conosciuti tra i vertebrati.
Alimentazione: filtrazione attiva
Nonostante la sua bocca sia disseminata da oltre 3.000 minuscoli denti su ciascuna mandibola, questi non sono funzionali all’alimentazione. Si tratta piuttosto di reminiscenze evolutive del suo lignaggio. L’alimentazione dello squalo balena è basata sul plancton, su piccoli crostacei e talvolta su piccoli pesci. Questo alimento viene filtrato grazie a delle strutture specializzate, le brachiospine, poste davanti agli archi branchiali e simili a pettini.
Nuotando a bocca aperta, l’acqua viene filtrata e il nutrimento intrappolato in queste maglie, in un sistema altamente efficiente.

Il feeding verticale e la baia di Cenderawasih
A differenza di altri squali filtratori come lo squalo elefante (Cetorhinus maximus) o lo squalo dalla grande bocca (Megachasma pelagios), che si limitano a planare lentamente attraverso dense nubi di plancton, Rhincodon typus ha sviluppato un comportamento più attivo e complesso: pompa attivamente l’acqua nella bocca, aprendola e chiudendola in rapida successione per ottimizzare la cattura di cibo.
Lo squalo balena può filtrare oltre 6.000 litri d’acqua ogni ora, per trattenere il nutrimento. Ha un olfatto molto sviluppato, utile per rilevare concentrazioni di uova di pesce o plankton da grande distanza.

Il feeding verticale dello squalo balena
Tra i comportamenti più sorprendenti osservati c’è il cosiddetto “feeding verticale”, in sostanza lo squalo balena si dispone in posizione verticale appena sotto la superficie dell’acqua, aspirando con forza le particelle di cibo concentrate nella zona superficiale.
Questo comportamento è unico nella specie e non è stato documentato in nessun altro squalo filtratore; in particolare è stato osservato in Indonesia nella baia di Cenderawasih, che in indonesiano vuol dire uccello del paradiso, che è un punto di riferimento per l’avvistamento di squali balena e nel quale si possono incontrare in grande numero, sia facendo snorkeling, che in immersione. In questa località gli squali balena si radunano attorno alle piattaforme di pesca locali, chiamate “bagan”, attirati dai piccoli pesci come gli “ikan puri” (simili alle sardine), alimento molto gradito dagli squali balena. Questi pesci vengono attratti dalle lampare che i pescatori utilizzano durante la notte, per poi impiegarli come esca; formando in tal modo una fonte di cibo facile per gli squali.
Sul bagan vivono fissi alcuni pescatori, di solito provenienti dalle popolazioni Bajau del sud di Sulawesi; uomini di mare, capaci di passare mesi a pesca, senza tornare a terra. Alla sera accendono lampare alimentate da un generatore a gasolio e aspettano che le reti si riempiano per issarle a mano, cariche di acciughe, sardine e sugarelli, che in parte finiranno sui mercati locali e in parte saranno usate come esca per pescare i tonni. In genere i pesci destinati a questa pesca sono mantenuti vivi all’interno di gabbie di rete galleggianti.
Il legame con i pescatori Bajau
L’abbondante esca viva attira l’attenzione di qualcun altro, qualcuno che ama seguire le correnti oceaniche, trainate dagli alisei, e seguire i banchi di pesciolini minuti di cui si nutre. Lo squalo balena, gigante dalle lentiggini bianche, si trova ad entrare nella baia e a nuotare, vicino alla superficie, attorno alle reti, forse chiedendosi perché quella palla di pesce appetitoso ora risulti irraggiungibile. E qui accade il miracolo. Qualcuno rispolvera una antica tradizione Bajau. La presenza degli squali balena attorno ai bagan è di buon auspicio per i pescatori, porta fortuna e garantisce pescate abbondanti. Gli Indonesiani sono per natura superstiziosi, e così i pescatori iniziano a gettare qualche secchiata di pesciolini al gigante buono, che apre la bocca, ringrazia, e ricambia il favore stabilendosi nella baia e reiterando la visita e riceve, quotidiano tributo rituale che lo eleva a divinità marina, la sua dose di pesciolini.
Riproduzione, occhi e aspettativa di vita
Nonostante sia oggetto di crescente interesse da parte della comunità scientifica, lo squalo balena rimane una delle specie meno conosciute al mondo. Molti aspetti fondamentali della sua biologia sono ancora avvolti nel mistero. Si presume sia viviparo aplacentato, e cioè che le uova si schiudano all’interno del corpo materno, dando alla luce cuccioli già formati, lunghi circa 60 centimetri.
La maturità sessuale sembrerebbe arrivare molto tardi, intorno ai 25-30 anni e la sua aspettativa di vita potrebbe superare di gran lunga i 100 anni e raggiungere il traguardo dei 150. Nel 2020 una ricerca scientifica ha portato alla luce un’altra meraviglia nascosta di questo animale: i suoi occhi sono ricoperti di minuscoli dentelli dermici, una sorta di “corazza” che protegge il bulbo oculare da abrasioni e urti. Questa scoperta suggerisce quanto la vista sia importante per questo animale, contrariamente a quanto ipotizzato in passato.
Identificazione fotografica: un’impronta a pois
Una delle caratteristiche più affascinanti dello squalo balena è la sua colorazione: il ventre è bianco, mentre il dorso varia dal verde scuro al grigio-blu, ricoperto da una fitta rete di macchie bianche e striature orizzontali. Questo disegno a scacchiera punteggiata è unico per ogni individuo, un po’ come le impronte digitali negli esseri umani.
Questa peculiarità ha permesso l’avvio di numerosi progetti di fotoidentificazione, grazie ai quali si può seguire il percorso di singoli esemplari in tutto il mondo. Le macchie aumentano di dimensione con la crescita dell’animale, ma rimangono fisse nelle loro posizioni relative, rendendo possibile la costruzione di vere e proprie “banche dati fotografiche” che aiutano nel monitoraggio globale della specie.

Stato di conservazione
Dal 1982, l’ONU ha riconosciuto l’importanza di studiare e proteggere questa specie, identificandola come una “specie migratoria bisognosa di attenzione”. Nel 2000 è stata inserita nella Lista Rossa IUCN tra le specie vulnerabili, e nel 2002 nella Convenzione CITES, come specie migratoria da proteggere attraverso cooperazione internazionale.
Nonostante questi sforzi, lo squalo balena è ancora vittima di catture accidentali e, in alcuni Paesi, addirittura di pesca intenzionale. Tuttavia, cresce il numero di iniziative di eco-turismo sostenibile, che vedono turisti e subacquei partecipare attivamente a progetti di monitoraggio, ricerca e sensibilizzazione. Rhincodon typus è un viaggiatore solitario, in grado di compiere lunghe migrazioni transoceaniche, guidato dalla disponibilità di plancton e dalle correnti.
Alcuni esemplari sono stati tracciati per migliaia di chilometri, attraversando interi oceani.
I luoghi degli incontri
Ciononostante esistono diversi siti dove, in determinati periodi dell’anno, gli squali balena si riuniscono in folti gruppi.
Un esempio virtuoso è rappresentato da Donsol, nelle Filippine, dove l’osservazione degli squali è regolamentata e limitata nel tempo, per non alterare il loro comportamento naturale.

Ma non ovunque la gestione è sostenibile
Purtroppo, non tutti i siti turistici si comportano con la stessa etica: a Oslob, sempre nelle Filippine, la pratica del foraggiamento artificiale per attirare gli squali ha portato a modificazioni nel loro comportamento, con potenziali ripercussioni a lungo termine sulla loro salute e sul loro ruolo ecologico.

Oltre che nelle già citate Donsol e Oslob, ci sono diverse altre località nelle quali, in determinati periodi dell’anno, si possono incontrare aggregazioni di squali balena. A Isla Mujeres, Contoy e Holbox, in Messico, dove il Mar dei Caraibi incontra il Golfo del Messico, ogni anno tra metà maggio e metà settembre questi giganti migrano nelle acque calde e ricche di plancton della Riserva Ecologica Yum Balam, offrendo l’opportunità unica di osservarli da vicino.
Il traduno degli squali balena in Australia, Ningaloo Reef
Ningaloo Reef, situato lungo la costa occidentale dell’Australia, nello stato del Western Australia è uno dei più grandi sistemi di barriera corallina del mondo. In questo magico sito gli squali balena si radunano per nutrirsi del plankton rilasciato durante la spawning (riproduzione) del corallo. Gladden Spit è un’altra località famosa per i meeting degli squali balena.
Si trova nell’area caraibica, al largo della costa del Belize, nella parte meridionale della omonima barriera corallina. Gli squali balena si radunano a Gladden Spit soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio, in coincidenza con il periodo della riproduzione di numerose specie di pesci (come cernie e snappers).
Durante questi eventi, grandi quantità di uova vengono rilasciate in mare, attirando gli squali balena, che si nutrono filtrando queste uova insieme al plancton.

Il fragile equilibrio tra ecoturismo e minaccia
La protezione dello squalo balena non è solo una questione biologica, ma anche sociale ed economica. In molti territori, questi animali rappresentano una risorsa viva, una possibilità concreta di sviluppo sostenibile per le piccole economie locali. Tuttavia, se il fragile equilibrio tra conservazione e sfruttamento viene spezzato, il turismo può trasformarsi in un’ulteriore minaccia.
Per questo è fondamentale continuare a educare, monitorare e regolamentare tutte le attività legate all’osservazione di questa specie. Solo così sarà possibile garantire un futuro per lo squalo balena e per le comunità che da esso traggono beneficio, mantenendo vivo quel senso di meraviglia e rispetto che ogni incontro con questo gigante del mare sa ispirare.
di Claudio Ziraldo & Andrea Pivari
Consulenza scientifica: Emilio Mancuso – Collaborazione: Carlo Beretta
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