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Il relitto del Gazelle

26/12/2005

Autore: Eva Bacchetta
Foto: Lorenzo Del Veneziano

UN GAZELLE PER TUTTI

NON CAPITA TUTTI I GIORNI DI POTER VISITARE LA CARLINGA DI UN ELICOTTERO MILITARE INGLESE INABISSATOSI NEL 1993 IN SEGUITO AD UNA VIOLENTA TEMPESTA CHE LO COSTRINSE AD AMMARARE VICINO A IMPERIA. AGGANCIATO ACCIDENTALMENTE DA UN PESCHERECCIO PRIMA CHE VENISSE ORGANIZZATO IL RECUPERO, IL VELIVOLO FINI’ IN UNA PROFONDA FOSSA NEI PRESSI DI BORDIGHERA E LI’ GIACQUE PER CINQUE ANNI, FINO A QUANDO VENNE INDIVIDUATO E TRASPORTATO A UNA QUOTA DI 35 METRI, DOVE SI TROVA ATTUALMENTE.

Amanti di relitti come siamo non potevamo perderci la visita ad un oggetto presumibilmente unico nel suo genere, integro nella sua struttura che ora riposa nel mare antistante Ventimiglia: un elicottero dove gli amici di Pianeta Blu convogliano ogni subacqueo che si immerge nelle acque azzurre del confine italo francese.
Saputo della sua esistenza da Luca proprietario del diving, ci prepariamo ad organizzare l’immersione che sarà motivo per noi di trascorrere una piacevole giornata insieme.

Vista la profondità non eccessiva, al massimo di 35 metri, possiamo preparare una miscela arricchita di ossigeno al 32%.
Partiremo dal porto di Mentone distante da noi circa 180 km, che ci obbligherebbero ad una levataccia mattutina cosi’ decidiamo di partire la sera prima del giorno programmato e fermarci a Marina degli Aregai, dove Gianluca ha un piccolo appartamento di cui possiamo approffitare per la notte.
L’allegra brigata vede come protagonisti oltre me e Lorenzo, Gianluca con la sua compagna Stefania e Roberto che pur di scappare dal lavoro farebbe qualsiasi cosa.
La nostra attrezzatura per una volta non è composta da bibo e decopressive come ultimamente ci è capitato, ma da un monobombola da 15 litri di Nitrox che comunque ci permetterà una permanenza di almeno 25 minuti senza tappe di decompressione obbligate e dall’ormai inseparabile macchina di Lorenzo il Buddy Inspiration, che di autonomia ne ha un po’ di piu!!!!!!!
Dopo una nutriente colazione ci troviamo puntuali all’appuntamento nell Porto di Mentone dove Luca e Manuela arrivano dopo qualche minuto con la spaziosa barca.
Undici metri di barca per noi cinque ; fantastico ci aspetta una uscita in vero relax e divertimento.
La giornata è splendida ed il mare è una immobile tavola azzurra mossa soltanto dallo spostamento provocato dalle imbarcazioni.
Assemblata l’attrezzatura attendiamo che Lorenzo monti la macchina fotografica ed intanto chiacchieriamo con Luca della storia dell’elicottero e di come sia giunto li. Dobbiamo tornare con il pensiero al non lontano 1993, quando a settembre nella estrema zona del Ponente Ligure un inaspettata tempesta colse di sorpresa tre elicotteristi inglesi, i quali stavano compiendo un’esercitazione militare che si sarebbe conclusa con il loro atterraggio all’aeroporto di Albenga. Il continuo peggioramento delle condizioni atmosferiche li costrinsero a tentare un atterraggio di fortuna ad Ospedaletti, nei pressi di Sanremo.
Per uno dei tre la manovra non andò a buon fine cosi che si posò sullo specchio d’acqua antistante Imperia.
Grazie all’intervento della Guardia Costiera l’equipaggio venne tratto in salvo ma il velivolo affondò. I giorni successivi venne organizzato il recupero, che doveva svolgersi in due fasi; nella prima, i reparti subacquei militari, portarono a termine con successo il rinvenimento della minuziosa attrezzatura e delle armi, a questo sarebbe dovuta seguire il rinvenimento dell’intero apparecchio.
Prima che le forze militari intervenissero, un peschereccio agganciò nelle sue reti il piccolo velivolo, trasportandolo in una fossa profonda fuori Bordighera condannandolo all’eterno oblio.
Recentemente un subacqueo professionista di Sanremo lo ritrovò ed organizzò, in collaborazione con le autorità competenti, il recupero ed il trasporto su un fondale accessibile per la sua esplorazione ai subacquei ricreativi. Del ritrovamento furono informate le autorità inglesi che manifestarono il loro disinteresse a rientrare in possesso dell’apparecchio, cosi’ oggi esso è diventato meta obbligata nel tour d’immersioni del Ponente Ligure e di chi trova in ogni pezzo di ferro affondato un non so che di ignoto e fatato.
I primi a scendere in acqua siamo io e Lorenzo, purtroppo superati i primi 10 metri la sospensione si impadronisce della nostra visuale e arrivati sul fondo constatiamo che l ‘acqua non è di quel blu intenso che avevamo lasciato in superficie.

In mezzo all’acqua torbida il piccolo elicottero fa intravedere la sua sagoma come un bambino timoroso di essere scoperto da un gruppo di amici burloni.
La perlustrazione in sé è molto breve, ma la profondità accessibile permette una permanenza adeguata ad osservare anche i più piccoli particolari.
L’interezza della carlinga si presenta piuttosto intatta, visibili il timone, il rotore di poppa dove al suo interno si nasconde un piccolo grongo che fa capolino curioso, ma immediatamente indietreggia spaventato dai potenti fari di Lorenzo.

Nettamente identificabili sono i sedili , con le cinture di sicurezza saldamente attaccate ,dove ora giacciono numerosi scorfani di piccole dimensioni ad occupare i posti come per arrecarne la proprietà. Si vede molto bene la closche e il quadro comandi dove si possono distinguere alcuni pulsanti. Grattando via le concrezioni che in questi pochi anni hanno attecchito sulle lamiere compare sul quadro la scritta OIL. Mi viene da sorridere mentre la leggo e penso che al piccolo relitto è stata concessa l’opportunità di essere ammirata da molti occhi di visitatori dei mari nonostante il suo destino lo avrebbe lasciato dimenticato nel buio degli abissi marini.
Tutto l’intero apparecchio è tappezzato di spugne e abitanti del microcosmo di questo tratto di mare, mentre tutt’attorno le gorgonie rosse e il finto corallo nero fanno da cornice a quello che è il soggetto principale di questo dipinto dei mari.
Nuoto lentamente e cerco di cogliere ogni piccolo dettaglio di questo relitto che pare quasi indifeso e fragile; sul serbatoio si vede il tappo della benzina e una lettera V sulla carlinga. Un polpo fa capolino da una tana ben nascosta e mi guarda incuriosito, cerco di toccarlo ,ma lui indietreggia spaventato e torna a sorvegliare quello che ormai appartiene al suo mare di diritto.

Mi allontano leggermente per avere una visione d’insieme anche se la sospensione non mi aiuta a distinguere chiaramente l’elicottero dall’alto, nonostante cio’ lo scheletro è riconoscibile con i pattini appoggiati saldamente sulla roccia come in partenza per un altro viaggio e sembra una suppellettile di ceramica in mezzo ad un prato ora buio.

Mi avvicino alla parete e illuminando con la torcia tutta la bellezza e la forza dei colori delle gorgonie vengono proiettate con forza verso di me e d’improvviso la luce si accende e fa di quello che vedo una composizione perfetta.

La riserva di gas che sempre troppo velocemente scende mi ricorda che il tempo per me è terminato, mi avvicino alla cima dell’ancora, mentre lascio Lorenzo ha scattare le ultime foto.
Presto il paesaggio fino ad ora ammirato sparisce sotto di me, l’acqua diventa più blu e i raggi del sole illuminano tutt’intorno. Durante la breve sosta di decompressione Lorenzo mi raggiunge, insieme notiamo lontano un pesce luna che indisturbato nuota verso la superficie, usciamo dall’acqua comunque contenti e soddisfatti per aver esplorato un nuovo relitto.

Pubblicato su SUB N 242 OTTOBRE 2005

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E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


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