Ho provato sul campo (sott’acqua) l’obiettivo zoom Tamron 17-28 mm f/2.8 Di III RXD in associazione con la mia nuova mirrorless Sony α7 III, non per trovare un alternativa al magnifico zoom Sony FE 12-24 mm f/4 che già possiedo e uso con piena soddisfazione, ma perché sono alla continua ricerca di una soluzione per la macro ambientata, o se preferite per il close up wide angle, insomma alla ricerca della possibilità di andare vicino, sempre più vicino. Con 28 cm di minima distanza di messa a fuoco, il Sony 12-24 non si configura come la lente migliore per questa tecnica, che consiste nell’usare obiettivi supergrandangolari con una minima distanza operativa davvero minima, accoppiati con piccoli oblò emisferici progettati su misura, detti minidome o microdome. Il risultato sono fotografie molto ravvicinate che inseriscono il soggetto nel suo ambiente, o se preferite foto che riprendono un ambiente inserendovi un soggetto di piccole dimensioni.
Per completare e portare sott’acqua questa attrezzatura ho usato la mia fedele custodia Leo3wi di Easydive, con oblò minidome PX (diametro 125 mm) e Extension 30. Per l’illuminazione una coppia di flash Sea&Sea, uno YSD1 e uno YSD2, con diffusori di serie 120° o con i Carbon Diffuser di Easydive, secondo l’effetto che volevo ottenere (luce più dura/direzionale o più morbida e avvolgente.
L’obiettivo Tamron 17-28 mm f/2.8 Di III RXD
Come dicevo, la caratteristica che mi ha fatto orientare verso il Tamron è la distanza minima di utilizzo dello zoom: 19 cm alla lunghezza focale di 17mm, con un rapporto di ingrandimento massimo 1:5,2. Considerando che 99 mm è la lunghezza dell’obiettivo, e che la distanza di messa a fuoco è misurata dal sensore, questo dovrebbe consentirmi di andare molto vicino al soggetto (soggetto permettendo) per realizzare scatti dal forte impatto visivo. Alla lunghezza focale di 28mm la minima distanza operativa diventa di 26 cm, con un rapporto di ingrandimento massimo 1:6.
Inoltre è possibile creare una sensazione di morbidezza, di sfocatura selettiva o, come si dice adesso, un “effetto bokeh” utilizzando la profondità di campo ridotta tipica degli obiettivi molto luminosi, avvicinandosi al soggetto e scattando col diaframma a tutta apertura.
Il Tamron 17-28mm f/2.8 Di III RXD con attacco Sony E è uno strumento sofisticato, dal prezzo elevato (al momento tra 750 e 900 euro circa) e che rientra giustamente nella categoria top di gamma. È un ultra-grandangolare progettato per riprendere vasti paesaggi, edifici nella loro totalità e per la fotografia di strada. La struttura della lente è composta da 13 elementi suddivisi in 11 gruppi; ci sono tre elementi asferici, due a bassa dispersione e uno a bassissima dispersione: combinazione che minimizza l’aberrazione cromatica. L’apertura massima del diaframma è di f/2.8. Il motore custodito all’interno si chiama RXD e assicura una veloce e accurata messa a fuoco e un’elevata silenziosità, caratteristica questa apprezzata soprattutto da chi fa video. Insomma, una lente dalle ottime prestazioni.
Il test
Usando i diffusori Carbon a cupola la luce acquista gradazioni di diffusione che apprezzo molto ma in cambio perde in intensità. Questo mi ha forzato ad aumentare la sensibilità fino a un valore massimo di 400 ISO, senza perdite di nitidezza apprezzabili.
Normalmente, usando il diffusore da 120°, ho tenuto la sensibilità a 100 ISO, con tempo tra 200 e 90 e cercando di usare tutti i diaframmi.
Ho usato spesso l’obiettivo alla focale di 17 mm, privilegiando l’avvicinamento ai soggetti e zoomando verso focali più lunghe solo quando era necessario per l’impossibilità di avvicinarsi molto a soggetti timidi. In ogni situazione l’obiettivo accoppiato con il minidome Easydive offre prestazioni molto valide.
Anche alla massima apertura, sebbene il massimo della nitidezza si abbia in corrispondenza di valori intermedi di apertura, non ho mai osservato cadute di fuoco ai margini dell’immagine, nemmeno nelle foto molto ravvicinate. I soggetti inquadrati risultano tutti ugualmente a fuoco, a meno che la distanza dalla superficie sensibile, eccessiva o eccessivamente corta, li porti fuori fuoco.
Riassumendo, un’ottima lente, dalle prestazioni elevate come supergrandangolare luminoso e, quello che più mi interessava, molto valido anche a distanze estremamente ravvicinate, per la macro ambientata. Sono pienamente soddisfatto delle prestazioni in questo campo, l’abbinamento con il microdome PX Easydive mi garantisce la possibilità di dedicarmi alla ricerca creativa di soggetti che mi permettano di avvicinarmi abbastanza da aprirmi un mondo nuovo di deformazioni prospettiche quasi caricaturale.
Le caratteristiche dell’obiettivo, il Tamron 17-28 mm in breve
Focale | 17-28 mm |
Angolo di campo | 103.6 – 75.3° |
Formato | FF, APS-C |
Diaframma Max. | f/2.8 |
Lamelle diaframma | 9 |
Lenti/Gruppi | 13 elementi in 11 gruppi |
Min. distanza fuoco | 0.19 metri |
Rapporto riproduzione | 0.19x |
Tipo di zoom | Ghiera, interno |
Stabilizzazione | No |
Focus | Motore AF obiettivo (Stepper Motor) |
AF interno | Sì |
Full Time MF | Sì |
Anello treppiede | No |
Moltiplicatori | Non compatibile |
Diametro filtri | 67 mm |
Paraluce | In dotazione |
Tropicalizzazione | Sì |
Peso | 420 g |
Dimensioni | 73 x 99 mm |