Gli scienziati da molto tempo sospettano che l’aumento di acidità degli oceani influenzi l’abilità dei coralli di costruire uno scheletro di carbonato di calcio, provocandone l’indebolimento, una sorta di osteoporosi dei coralli. La cosa non era mai stata dimostrata in pratica.
Una ricerca del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) finalmente dimostra l’impatto attuale dell’acidificazione su alcuni reef. Un articolo pubblicato dalla rivista scientifica Geophysical Research Letters evidenzia una significativa riduzione nella densità degli scheletri dei coralli in diverse stazioni lungo la Grande Barriera Corallina (GBR, Great Barrier Reef) Australiana e anche su due reef nel mar della Cina meridionale.
L’oceano assorbe circa 1/3 delle emssioni globali di anidride carbonica, e questo porta a un abbassamento del pH di 0,1 dall’era pre-industriale. Questo è il meccanismo principale dell’aumento dell’acidità (= abbassamento del pH), che a sua volta porta, per meccanismi chimici, a un calo del 20% della concentrazione del carbonato disciolto in forma ionica nell’acqua di mare, interferendo con la costruzione di scheletri di carbonato, come quelli dei coralli.
L’ osteoporosi dei coralli
Il risultato è che gli scheletri dei coralli crescono ugualmente, ma meno densi e più fragili, come succede alle ossa di chi è colpito da osteoporosi.
Nel loro studio gli scienziati hanno esaminato dati raccolti dagli scheletri dei coralli del genere Porites a partire dal 1871, tra cui scansioni tridimensionali, e hanno visto che l’acidificazione progressiva degli oceani causa un declino della loro densità pari al 13% nel GBR e al 7% nel mar della Cina meridionale, a partire dagli anni ’50. Il fenomeno non ha luogo in isole del Pacifico centrale, lontane dalle fonti di inquinamento e dagli scarichi dei margini continentali.
Se le emissioni di anidride carbonica sono la causa principale dell’acidificazione, gli scarichi e l’influenza delle terre emerse possono peggiorare la situazione provocando un ulteriore acidificazione.