I giornali di questi giorni sono pieni di notizie negative sui migranti, che a numeri altissimi stanno raggiungendo le nostre coste, dove non sempre sono ben visti e vengono accolti con scetticismo crescente.
Ma mentre la politica si perde tra dichiarazioni e polemiche sterili, una notizia positiva arriva dal mondo della subacquea.
L’Istituto Nautico di Messina, assieme alla scuola sub Aqua Element, come estensione al progetto Scuola d’Amare sta cercando di dare un aiuto a migranti adolescenti, per permettere loro di superare lo shock della traversata ed il terrore del mare e contemporaneamente per formare delle professionalità legate al mare.
Il programma è iniziato in maggio, con lo scopo di insegnare io primo soccorso e le tecniche di salvataggio in mare a circa 2 dozzine di ragazzi che sono ospitati presso la Basilica di Sant’Antonio.
I ragazzi, originari dell’Africa subsahariana, in fuga da guerra e povertà, hanno in comune un terribile viaggio attraverso la Libia nel corso del quale hanno subito brutalità e soprusi di ogni genere. L’ultima tappa è stata una traversata in condizioni pericolosissime. Per molti di loro era il primo contatto col mare, per tutti rischiava di essere l’ultimo.
Bombole e erogatore per superare il trauma
Gli istruttori della scuola sub non vogliono limitarsi a guardare e criticare, come fanno in troppi, ma si sono impegnati a insegnare loro quello che conoscono bene.
Secondo Giuseppe Pinci, uno degli istruttori, “I ragazzi hanno avuto un’esperienza traumatica con il mare. È importante restituire loro una buona immagine del mare, che per noi alla fine vuol dire lavoro, soldi, vita”.
Un caso per tutti: Hubert, 17 enne ivoriano, che ha vissuto il trauma del naufragio col gommone che lo portava dalla Libia in Italia e ha visto morire annegato l’amico Moussa, è deciso a reagire e a diventare un rescue diver. Non ha mai nuotato, ma imparerà in fretta con l’aiuto dei sub messinesi, e se ci sarà una prossima volta (cosa che non gli auguriamo) saprà che fare.