Autore: Joel Dovenbarger
Avere un’Embolia. Un Membro DAN in Volo con i Sintomi della Malattia Da Decompressione
Il Subacqueo
Il subacqueo è una donna di 44 anni, brevettata da 12 anni. Dotata di brevetto advanced, l’anno scorso ha effettuato 60 immersioni. Non fuma e gode di un buono stato di salute generale, salvo accusare occasionalmente dei dolori a livello lombare.
Le Immersioni
Nell’arco di sei giorni, questa subacquea ha compiuto 16 immersioni. Durante la settimana, l’immersione più profonda è stata effettuata a 34 metri. Ha impiegato l’aria ed un erogatore a circuito aperto in tutte le sue immersioni, oltre ad un computer per poter mettere in atto immersioni multilivello.
L’ultimo giorno la subacquea si è resa conto di sentire freddo, nonostante l’impiego di una muta monopezzo intera (una muta umida con le spalline) e l’aggiunta di un mutino corto dotato di cappuccio. L’ultimo giorno ha effettuato tre immersioni. La prima immersione è stata condotta a 29 metri per una durata complessiva di 40 minuti, seguita da un intervallo di superficie di un’ora e mezza. La seconda è stata fatta a 27-metri per 36 minuti ed un intervallo di superficie di tre ore. L’ultima immersione è stata effettuata a 24 metri ed è durata 49 minuti.
Le Complicazioni
Nel corso di questo ultimo giorno d’immersioni, il suo giubbotto ad assetto variabile (GAV) continuava a gonfiarsi automaticamente. Quindi, a causa delle condizioni del mare e delle problematiche con il GAV, ha avuto difficoltà a mantenere una profondità costante. Subito dopo essere uscita dall’acqua dopo l’ultima immersione, la subacquea ha cominciato ad avvertire un dolore acuto all’articolazione del pollice della mano destra. Il dolore progressivamente si è esteso al dito indice, soprattutto nell’area dell’articolazione. In seguito, il dolore ha interessato anche l’avambraccio, sebbene di intensità minore rispetto a quello presente alla mano.
Quattro ore dopo l’immersione, il dolore si era esteso all’intero braccio destro. Per quanto preoccupata per il dolore al braccio, lo ha attribuito ad uno sforzo muscolare e non ha informato il centro subacqueo dei suoi sintomi, né ha richiesto la somministrazione di ossigeno. Il mattino seguente, al risveglio, si è accorta che i sintomi erano scomparsi. Per lei, questo significava la conferma che il dolore era dovuto a sovra-affaticamento muscolare. Prima di imbarcarsi sull’aereo per il rientro, circa 44 ore dopo la comparsa dei primi sintomi, non si è sottoposta a pesanti sforzi muscolari né ad altre attività, a parte un giro turistico. Ripensandoci bene, crede di aver avvertito solo un leggero dolore alla spalla immediatamente prima di imbarcarsi sull’aereo.
Il primo volo è durato meno di due ore. Tuttavia, mentre era in volo, è ricomparso il dolore al braccio destro. Il dolore, poi, è peggiorato durante il secondo volo, che è durato più di quattro ore.
Inizialmente, a causa degli impegni sia familiari sia di lavoro, ha evitato di farsi visitare da un medico, ma la sera successiva al suo rientro a casa ha richiesto assistenza medica, poiché il dolore al braccio andava peggiorando.
Il Trattamento
Si è recata presso l’ospedale locale per una visita, ma il medico che l’ha esaminata non era convinto che i suoi sintomi fossero dovuti ad una malattia da decompressione (MDD). Il medico l’ha rassicurata e l’ha fatta tornare a casa. La mattina seguente, in ogni modo, si è sottoposta ad un’altra visita e così è stato iniziato il trattamento iperbarico.
La subacquea ha ricevuto un trattamento secondo la tabella U.S. Navy 6 Modificata all’interno di una camera iperbarica monoposto. Il trattamento ha ridotto la sintomatologia, ma non l’ha fatta scomparire del tutto. Durante il trattamento, quando la pressione della camera veniva ridotta dai 18 ai 9 metri, ha notato che i sintomi peggioravano. Per questo motivo, il tempo di permanenza in profondità è stato esteso e, alla fine del trattamento, la paziente risultava quasi completamente asintomatica. Lo stesso giorno, poco dopo, i sintomi si sono gradualmente ripresentati, così che la subacquea, nei due giorni successivi, è stata sottoposta a due ulteriori trattamenti. Al termine le è rimasto un lieve dolore che è persistito per diverse settimane prima della totale risoluzione della sintomatologia.
La Discussione
Molte circostanze possono far aumentare il tempo che intercorre tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi di malattia da decompressione. Inoltre la MDD può essere molto difficile da diagnosticare, specialmente da parte di medici che non praticano abitualmente la medicina subacquea.
La comparsa di sintomi dopo un’immersione dovrebbe sempre mettere in allerta il subacqueo facendogli pensare che la causa potrebbe essere una MDD. Se non vi sono prove evidenti di trauma – quali una contusione, un’abrasione o una distorsione – o se il subacqueo in precedenza non ha mai avuto sintomi in quella particolare zona, allora la MDD può essere la causa del dolore.
Il ritardo nella richiesta di assistenza in questo caso conferma un vecchio “adagio” del DAN: " I subacquei non chiedono assistenza perché hanno i sintomi, chiamano il DAN perché i sintomi non vanno via".
Anche se i subacquei che lamentano sintomi severi di MDD, quali debolezza muscolare o difficoltà di deambulazione, di solito si sottopongono ad una visita medica e ricevono prontamente il trattamento adeguato, non è infrequente, nei subacquei con una MDD che si manifesta con disturbi o dolori, ritardare la valutazione convenzionale di ore o persino anche di giorni.
Un’altra questione da tenere in considerazione: l’esposizione all’altitudine nei voli commerciali può esacerbare i sintomi o indurre i sintomi transitori a ricomparire.
La percezione del dolore è soggettiva. I sintomi possono scomparire senza alcun motivo apparente. I sintomi lievi, quali la stanchezza od un intorpidimento anomalo in una zona, possono persistere e non essere così evidenti per il subacqueo. Questo è il motivo per il quale sono necessarie le valutazioni mediche per quei subacquei che hanno o che hanno avuto sintomi dopo un’immersione.
Per un subacqueo sintomatico la soluzione migliore è quella di respirare ossigeno in superficie e richiedere al più presto una visita medica. Quando compaiono i primi sintomi, non vi è motivo di "attendere per vedere" che cosa succede. Il subacqueo dovrebbe agire subito e fare tutto il possibile per ottenere al più presto una diagnosi ed il trattamento più idoneo.
Ricordate, la linea di condotta migliore è quella di essere prudentemente attivi: se avete dubbi sulla vostra salute dopo un’immersione, chiamate il DAN. Si tratta solo di fare una telefonata, ma questa può fare una grande differenza.
Da: Alert Diver II-2007,
per gentile concessione di DAN Europe
www.daneurope.org
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