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Il Relitto detto Black Sun

25/03/2004

Autore: Emanuel Bravin

Nella guerra 1914-1918 vi fu, per la prima volta, un estesissimo impiego di mine, sistemate in particolari zone di mare, allo scopo di impedire il transito di navi militari o mercantili. All’inizio della guerra L’Italia non possedeva naviglio inquadrato come DRAGAMINE, ne unità idonee alla trasformazione, per questo comprò, nel 1916, dal Giappone una flottiglia di pescherecci oceanici, muniti di apparato motore a vapore, che costituirono la classe delle VEDETTE-DRAGAMINE contraddistinti con le sigle da G 1 a G 47.

 Questa unità veniva utilizzata per dragare le mine "ancorate" cioè fissate al fondo per mezzo di cavi. Il dragaggio veniva effettuato con apparati per il dragaggio in corsa o dragaggio autoprotettivo. I paramine di questo tipo erano costituiti da due apparati a forma di aeroplano con ali anteriori e impennaggi posteriori, che venivano rimorchiati, sia i cavi che i paramine erano muniti di seghettatura per tagliare gli ormeggi delle mine che cosi venivano in superficie e potevano essere distrutte.

Il relitto giace su un fondo fangoso di 26 metri perpendicolare alla costa, nel tratto di mare che va dal porto di Punta Ala a Cala Violina.
Si presenta in condizioni disastrate, in particolar modo nella sezione centrale, e solo la poppa e la prua sono in condizioni leggermente migliori, ma non di molto. Morfologicamente simile alle vedette- dragamine sopra descritte, ne presenta le stesse caratteristiche generali, con poppa bassa tipo rimorchiatore e tagliamare perfettamente perpendicolare alla linea di chiglia, inoltre sui fianchi dello scafo si notano le caratteristiche nervature semicilindriche di rinforzo tipiche delle navi di quel tipo e di tale epoca, risalente alla prima guerra mondiale. Una grossa ralla è ubicata nella zona poppiera, ed è facile ipotizzare che la stessa servisse alla rotazione di un qualche tipo di armamento al momento scomparso. Una piccola cabina è immediatamente antistante alla ralla, ed è mio parere che servisse di accesso alla sala macchine, dato che un condotto verticale parte dalla parte destra della cabina stessa e scende giù in carena, ora satura di fango. Credo che la tuga non esista più e che fosse stata nella parte centrale che è la parte più rovinata. Continuando verso la prua, si trova una spaccatura nella coperta che consente di penetrare all’interno della stiva, ma date le condizioni generali, e la saturazione di fango presente in zona, non credo che valga la pena di farla, non per la pericolosità insita della cosa, ma per la scarsa possibilità di farvi dei ritrovamenti.

Si nota inoltre che sui lati della prua si aprono degli squarci slabbrati, cosa che sembra testimoniare un rapido affondamento con impatto sul fondo. Molto probabilmente questo relitto fa parte proprio della serie ?G?, ma non ho trovato testimonianze che ne confermino l?appartenenza, così come non ho trovato materiale che ne datasse l?affondamento o la causa; potrebbe essere infatti possibile che ironicamente la nave sia affondata a guerra finita urtando una mina quando ormai era tornata ad essere un normale peschereccio.

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


TAGdetto immersioni relitto sun
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