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Home Articoli Ad oggi si può ancora parlare di esplorazione subacquea?
Subacqueo in configurazione tecnica illumina una parete stratificata nel Lago di Como durante un’immersione profonda

Ad oggi si può ancora parlare di esplorazione subacquea?

02/04/2025

Site Inspection …Sopralluogo… Ricognizione …e perché no: ESPLORAZIONE!!!

Già, ma quali pensieri e parole potrebbero scaturire dal sottoscritto, provenienti da questo titolo? E più precisamente pongo la domanda: ma oggigiorno, si può ancora parlare di Esplorazione Subacquea? Ed ancora: ma chi sono io per pormi questo quesito?

Eddai, su, partiamo con una disamina semiseria di questo argomento, che mi frulla da tempo nella cocuzza. Potrei pure sviscerare Wikipedia con la storia che il mondo terracqueo è suddiviso in parti dove quella fluida acquosa ricopre più di …bla..bla bla. Ma noo!!! Vediamo subito di skippare la biblioteca e disquisire semplicemente sul qui quo e qua.

Vista dal mare del faro di Punta Sardegna con bussola su scooter subacqueo in primo piano, durante una missione esplorativa
Foto ©Francesco undermediterranean
Contenuti dell'articolo nascondi
L’esplorazione subacquea: concetto o realtà?
I veri esploratori: tributo alla “V” maiuscola
L’esplorazione soggettiva: nuovi occhi sott’acqua
Scoperte subacquee casuali: quando la fortuna premia la passione
Avventure mediterranee: tra ancore e relitti dimenticati
Esplorazioni lacustri: anche senza mare c’è un mondo da scoprire
Scooter subacquei: estendere l’orizzonte delle immersioni e scoperte
L’esplorazione è uno stato d’animo

L’esplorazione subacquea: concetto o realtà?

Non voglio certo darmi la zappa sui piedi, oppure essere additato come quello che si crede chissà chi; chi mi conosce, sa che sono tutt’altro; né tantomeno tirarmi addosso le critiche di haters e del “Pelide Achille” oppure esordire con chissà quali stravaganti aneddoti.

Ma nel mio piccolo, quando sono in acqua ci penso tante volte; soprattutto fuori, quando mi chiedono: ma dove sei stato stavolta in immersione? E già…dove sono andato stavolta?

Ancora parasommergibili concrezionata ritrovata a Punta Sardegna durante un'immersione subacquea di esplorazione
Foto ©Francesco undermediterranean

I veri esploratori: tributo alla “V” maiuscola

Quale facente parte della grande categoria di “very normal people subbi” devo sicuramente coinvolgere prima di tutto quelli Veri, quelli che hanno la V maiuscola davanti: quei colleghi-conoscenti-amici che lo fanno veramente: gli Esploratori; i veri guru delle profondità, delle ricerche, del tempo passato a scandagliare i fondali… E mi tolgo volentieri il cappello davanti a loro. Cavolo, li ammiro, un pochino li invidio pure (perché no?…il mio pensiero, è una reazione sana e costruttiva) perché fanno del loro tempo una scelta di vita, una continua ricerca di luoghi da esplorare, di relitti da ricercare prima a terra negli archivi impolverati, poi magari intervistando persone sul posto e poi dopo tanto darsi da fare: finalmente e forse scoprire!! Che bello!!!

E proprio grazie agli scritti e scatti fotografici o alle storie narrate magari da Andrea, o da Gigi, o dall’altro Andrea o di qualche anonimo che pubblica sul web qualche scoperta, che la voglia di andare in acqua torna prepotente. Sì, magari loro hanno una capacità economica diversa, oppure sono supportati da sponsor, da veri e propri team, ma la “cima guida” che li unisce, penso sia proprio la grandissima passione per quello che fanno e che nulla li potrebbe fermare. Inside man.

È così evidente, che dai loro scritti e racconti, trasuda proprio questo irrefrenabile e fantastico modo di essere: WOOOOWWW!! Bellissimo e…veramente Bravissimi, sinceramente.

“E noi, Profeti della birra rossa media” per parafrasare le note di un noto poeta cantautore, quale pensiero possiamo annotare tra queste righe?

Subacqueo con DPV ispeziona un galleggiante in acciaio del reticolato parasommergibili della seconda guerra mondiale a Punta Sardegna
Foto ©Cristian Caligaris

L’esplorazione soggettiva: nuovi occhi sott’acqua

Da un estremo, mi piace passare all’opposto, i voli Pindarici sono doverosi, magari pensando che L’Esplorazione è sì Oggettiva, ma potrebbe essere anche Soggettiva.

Che cosa pensa il subacqueo di primo grado quando va in acqua le prime volte? È un mondo tutto nuovo, ed anche a 20 metri scopre cose che “voi umani terrestri, non potreste neanche immaginare”: sì, per lui questa è semplice e pura esplorazione, perché il pesce pagliaccio o la cernia o la parete di spugne tappezzanti, fino a poco prima li aveva visti solo su “Kilimangiaro o Onda Blu”. Le forti ondate di emozioni nello scoprire le prime pareti, i primi relitti, ce le ricordiamo vero???!!!! E poi l’asticella viene sempre portata un po’ oltre, un pochino sempre più giù ed un pochino in là.

La passione, la voglia di scoprire, ed un po’ anche la fortuna, ci possono portare in luoghi segreti, accessibili a pochi o addirittura a nessuno, fino al nostro arrivo.

Scoperte subacquee casuali: quando la fortuna premia la passione

“E mentre le fisarmoniche si muovono come bruchi” ecco l’esempio: capita che alcuni amici partano da una qualsiasi spiaggia, quindi da riva, senza ausilio di diving o qualsiasi imbarcazione, e da riva “si facciano un giro in mare” per provare gli scooter, verificare le bussole montate sopra al musone e poco dopo, gli capita di imbattersi in una enorme ancora ammiragliato concrezionata splendidamente da spugne e coralli molli. E poi poco lontano, seguendo alcune tracce, ne trovino un’altra… ed un’altra ancora!

Subacqueo tecnico illumina una parete verticale stratificata nel Lago di Como durante un’immersione in profondità

Avventure mediterranee: tra ancore e relitti dimenticati

Teatro dell’azione: Francesco “UnderMediterranean” Cristian Caligaris e Pietro “SteelSun” (i pirati di Monpracen al confronto impallidiscono…) con una immersione semplicemente casuale, si erano imbattuti nel sistema di ancore e galleggianti in acciaio del reticolato parasommergibili della seconda guerra mondiale a Punta Sardegna: spettacolare! Che dire: bellissimo!!! Quasi un secolo che nessuno andasse su quelle coordinate, e da lì: esplorazioni a go go!!!

E sì mi dicono, loro al mare sono più fortunati! Con oltre 2000 km di coste ci sarebbe l’imbarazzo della scelta.

Coi pochi mezzi a disposizione, tempo fa gli amici Stefano Murzi e Alberto Fadda videro nel canyon di Cala Gonone in profondità, quello che sembrava un grosso “buco nero”: niente di spaziale e nemmeno pornografico ma abbastanza grande, verosimilmente quale fosse l’apertura di una grotta? Ci ritornammo in team, e venne scoperta e documentata. (Vedi Scubaportal “Grotta Cartoe: Gola Profonda”). Per non parlare dei primi tuffi sul mitico Ugo Bassi sempre a Cala Gonone  e sempre con gli stessi Amici Sardi:  relitto fino a poco prima, inviolato (Scubaportal: “La Teiera del Comandante”)

Foto storica di un reticolato antisommergibile della seconda guerra mondiale con galleggianti metallici e cavi in tensione in superficie

Esplorazioni lacustri: anche senza mare c’è un mondo da scoprire

Ma anche dove non c’è il mare, noi subbi forse per lo più lacustri, certe soddisfazioni ce le togliamo spesso e lo stesso.

E navigando magari meno profondi, grazie alla testimonianza di un anziano del paese, ritrovammo sul Lago di Lugano, una vecchia Lucia in legno da carico, ancora posizionata perfettamente a 50 mt di profondità nel lago: probabilmente qui, nessuno veramente era mai stato (il paese piccolo, la gente mormora..si sarebbe saputo!) ed eravamo a soli 500 mt dal centro abitato.

Scooter subacquei: estendere l’orizzonte delle immersioni e scoperte

E poi la svolta. Con l’arrivo dei nuovi DPV alias scooter, assieme all’amico Ivan Rolli, ci si è aperto veramente un altro mondo. Se prima anche con qualche anno in meno, con la forza delle sole gambe e pinne si potevano raggiungere obbiettivi relativamente vicini…chessò… un raggio d’azione di 300 mt al massimo dal punto di discesa in acqua, ora con gli scooter gli orizzonti sono decisamente più lontani; lontani e profondi.

Assieme ad Ivan, dopo qualche anno che navighiamo letteralmente con questi propulsori, e badaben discorrendo solo di immersioni domenicali, siamo arrivati a coprire oltre 120 km di fondali lacustri, e posso asserire decisamente che in molti luoghi, quasi sicuramente (mai dire mai comunque…) siamo stati i primi ad illuminare le rocce e pareti circostanti.

Rileggendo lo scritto su ScubaPortal (“Nelle fauci del drago“) posso essere quasi sicuro nel dire che lungo alcune delle pareti documentate, forse nessuno ha mai incrociato queste batimetriche.

Nel lago il ragionamento arriva subito all’obbiettivo: se hai una barca, la cosa è più facile perché ti puoi immergere un po’ ovunque; ma se non hai una barca o non esistono diving, il raggio d’azione del sentiero in discesa è fortemente limitato, ma con lo scooter invece veramente fai chilometri… inesplorati.

Relitto incrostato nel fondale di un lago, con strutture coperte da concrezioni calcaree visibili durante un’immersione in acqua dolce

L’esplorazione è uno stato d’animo

Quindi concludo il mio pensiero arzigogolato, asserendo che SÌ, oggi anche se il mondo è diventato veramente più piccolo, anche se la nostra condizione sicuramente limitata è vincolante, l’esplorazione esiste. Basta solo la passione, cercare in sé stessi la voglia del nuovo, la voglia di cercare e di scoprire perché come disse un signore di nome Paulo Coelho: “Se pensi che l’avventura sia pericolosa, prova la routine. È letale”


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Carlo Roncoroni
Carlo Roncoroni

Carlo Roncoroni è un subacqueo tecnico e autore, con una lunga esperienza in immersioni profonde e con miscele come il trimix. Ha firmato diversi articoli per ScubaZone, dedicandosi a tematiche di esplorazione, ambienti lacustri e subacquea tecnica. Condivide gran parte delle sue immersioni con Ivan Rolli, amico e compagno di immersioni, con cui esplora e documenta ambienti spesso poco conosciuti. Insieme portano avanti una visione della subacquea fatta di ricerca, avventura, preparazione e rispetto per l’ambiente.

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