Autore: Ivan Lucherini
Sono oltremodo grato a Marco Daturi, di avermi concesso la possibilità di usufruire di questo spazio mensile, dove potrò raccontare a tutti voi, la mia infinita passione, dell’andar per mare alla ricerca di testimonianze da interpretare, per la ricostruzione storica degli eventi accaduti nel passato, con la volontà di portare in luce tutte quelle testimonianze che ancora giacciono in fondo al mare, mute testimoni degli eventi accaduti nel nostro passato remoto, in altre e più semplici parole: la mia passione per l’archeologia subacquea.
Qui in questo spazio, mese dopo mese, troverete le notizie e le vicende legate ai ritrovamenti e alle indagini archeologiche sui più noti relitti antichi del Mediterraneo. Qui in queste pagine, cercherò di instillare agli sfortunati lettori, (è un vezzo di scrittura, mutuato dalla piacevole fruizione del lavoro di Bonuccelli e gradito molto anche a me, pur senza rivendicarne la paternità) piccole gocce di quella passione citata poc’anzi, unita alla consapevolezza comune di poter contribuire fattivamente all’arricchimento culturale della nostra società. Consapevolezza questa, congiunta all’orgoglio di appartenere alle discendenze di quelle razze, di quegli uomini che scolpirono i Bronzi trovati a Riace o le fattezze mirabili della statua del Satiro Danzante recuperata nel mare di Sicilia, massimi esempi scultorei, della cultura europea nel millennio che precedette la nascita del Cristo. Di quegli stessi uomini, che consegnarono la nostra civiltà, in un percorso evolutivo di grande suggestione, dal periodo preistorico, al Rinascimento e all’epoca della rivoluzione industriale, anche attraverso quel potente mezzo di comunicazione quale era, ed è, ancora oggi, la navigazione in questo mare Mediterraneo, che attraverso il commercio/scambio dei prodotti, esportava anche le idee, la tecnologia, la cultura. Molti di voi non lo crederanno, ma duemila anni fa esisteva un sistema di globalizzazione del commercio dei prodotti, molto più evoluto e consistente di quello di oggi.
Gli storici amano definire “Preistoria,” quel periodo del passato, in cui le vicende dell’evoluzione dell’uomo, non hanno testimonianze scritte a supporto della ricostruzione dei fatti e il lavoro degli studiosi si basa solo sui riscontri oggettivi e sull’analisi dei materiali. Di contro il mondo accademico definisce con il termine “Storia,” il periodo del passato di cui si dispone di tutte quelle notizie sulle vicende umane che alcuni scrittori coevi di quelle epoche, hanno lasciato a nostro beneficio, da confrontarsi con l’analisi dei ritrovamenti di oggetti e manufatti ritrovati nell’ambito degli scavi archeologici. Il lavoro di un archeologo è operare l’analisi di queste fonti, produrre deduzioni, formulare ipotesi, da confrontare con i riscontri basati sul dato archeologico, costruito sui risultati prodotti dagli scavi e dalla prospezioni.
Ma esistono concrete difficoltà nel lavoro di ricostruzione del nostro passato. Tutte le fonti scritte e materiali, in qualunque modo, hanno subito nel corso dei secoli alterazioni, modifiche, aggiustamenti e manipolazioni e sono giunte a noi, in formule frammentarie e da interpretare. Gli scavi archeologici, che per definizione sono distruttivi dell’esistente, in città ancora popolate, hanno da sempre prodotto difficoltà oggettive, considerato l’enorme impatto che questi generano sul tessuto sociale ed economico dell’insediamento abitato. Gli elaborati degli scrittori, filosofi, matematici e scienziati, latini e greci, hanno subito, nei secoli oscuri della lotta per la supremazia in occidente, l’aggressione di un potere forte come la Chiesa, che ha fatto, in quel periodo tabula rasa di tutta la cultura non cristiana. Quegli scritti hanno potuto giungere a noi, solo grazie alla lungimirante e certosina pazienza di quegli uomini di cultura, arabi, che hanno protetto dalla definitiva distruzione, quel sapere antico e successivamente l’ hanno riversato in occidente, a beneficio di noi tutti.
Sotto il mare invece, ed è qui che volevo arrivare, i relitti antichi, testimoni attendibili e fonti apprezzabili di informazioni concrete, ci aspettano, ancora numerosi e intatti, per restituirci notizie rimarchevoli da far collimare con altre e altre e altre ancora, nella costruzione di quell’enorme puzzle, che è la nostra storia. I subacquei sportivi possono in questa logica, fare la loro parte, possono essere la punta di diamante della volontà di una cultura europea che voglia progredire con costanza nella difficile arte dell’elaborare, del sapere, del ricostruire il nostro antico passato. Nessuno stato moderno è davvero tale, senza che non sia fatto tutto il possibile per questo. In quest’ottica occorre delineare e mettere a fuoco i concetti legati alla tutela, alla necessità di mantenere l’integrità dei siti subacquei di rilevanza archeologica, il bisogno di divulgare, fra tutti i fruitori del mare e delle sue ricchezze nascoste, una cultura del rispetto del nostro passato, della nostra storia, in contrasto deciso con la logica piratesca del prelevare souvenir da posare su scaffali polverosi senza utilità significativa, che non sia quella di occupare spazio e interagire con il lavoro di chi dovrà pulire quegli scaffali.
Questo è l’obiettivo ambizioso che mi pongo con questi interventi e contributi, qui evidenzio la mia volontà di voler parlare in termini semplici e comprensibili alla comunità dei subacquei ricreativi che con grande passione affrontano la loro passione e con grande spirito di civiltà vogliono essere coinvolti in progetti di tal fatta. Questa, in definitiva è la nostra missione, a voi raccoglierne il testimone
Ivan Lucherini
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