Terapia per atleti fragili come me
L’apnea statica è una disciplina che unisce sport e meditazione. Consiste nel trattenere volontariamente il respiro il più a lungo possibile, rimanendo immobili con il viso immerso nell’acqua. È una pratica che favorisce un intenso dialogo interiore e una maggiore consapevolezza delle proprie reazioni sia fisiche che psicologiche.
Il vero obiettivo: rilassamento e consapevolezza
L’obiettivo non è il movimento, ma la capacità di raggiungere un rilassamento profondo del corpo e della mente, minimizzando il consumo di ossigeno e imparando a gestire la crescente urgenza di respirare. Allenare la capacità di trattenere il respiro porta a una profonda consapevolezza di sé e dei propri limiti, a un migliore controllo fisiologico e mentale, e a una gestione più efficace dello stress. Quest’abilità, che l’uomo coltiva da sempre, è diventata uno sport riconosciuto a livello mondiale da meno di vent’anni ma è da molto poco, come vedremo, che l’apnea statica sta dimostrando di essere una delle discipline sportive più accessibili, inclusive e benefiche.
Dalla difficoltà alla marginalizzazione
A prima vista, allenarsi a controllare il diaframma e trattenere il fiato potrebbe sembrare folle o addirittura nocivo anche se è una delle poche azioni che tutti possono compiere. L‘apnea statica è uno dei pochi sport riconosciuto dal CONI che chiunque, sotto controllo medico, può praticare nonostante gravi deficit e malattie inguaribili. Tutti possono trattenere il fiato per qualche secondo eppure l’apnea statica ha visto le sue competizioni dominate da atleti adulti con capacità polmonari eccezionali e un metabolismo affinato da anni di duro allenamento.
L’accesso alle gare per un minorenne o per un adulto esordiente era precluso essendo necessario, il superamento dei 50 metri in apnea dinamica (sul fondo della piscina e con le pinne senza mai riemergere). Una persona con disabilità, se desiderava partecipare, doveva adattarsi a regolamenti pensati per atleti normodotati. Era umiliante, parlo per esperienza personale, arrivare ultimi nelle gare con atleti iperdotati.
L’inclusione come svolta storica
Tuttavia, solo da pochissimi anni, le federazioni nazionali e mondiali hanno iniziato a cogliere il potenziale inclusivo di questa disciplina. In Italia, la FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee e Nuoto Pinnato) ha compiuto un passo storico: il regolamento delle gare di apnea ora prevede esplicitamente la partecipazione di persone con disabilità fisiche, sensoriali, intellettive e relazionali.
Un cambiamento epocale che permette a ad atleti fragili di gareggiare nelle stesse competizioni dei normodotati, con la possibilità di richiedere ed ottenere opportuni adattamenti quando necessario. Ormai da due anni si disputano i campionati del mondo e ben 6 medaglie (su 24 in palio) sono appena state vinte in Cina ai World Games che vengono organizzati ogni 4 anni. Purtroppo questa volta solo gare di apnea dinamica e non di statica sono state disputate.
L’apnea da sport estremo a disciplina inclusiva
L’apnea ha tardato ad aprirsi a “corpi fragili e vulnerabili”, forse per l’aura di sfida estrema che la circonda. Eppure, la sua dimensione interiore – la richiesta di consapevolezza corporea e mentale, la capacità di generare pace interiore e una profonda connessione con l’elemento acquatico – la rende particolarmente adatta a chiunque cerchi una nuova forma di libertà dal proprio corpo, spesso percepito come un limite.
È nel silenzio e nella sospensione del respiro che il corpo ritrova nuove armonie e la mente una quiete inaspettata, quasi una regressione a uno stato di tranquillità prenatale, indipendentemente dalle abilità fisiche. L’apnea paralimpica, che si propone come accessibile per tutti, sta appena iniziando il suo viaggio, ma promette di diventare un faro di inclusione soprattutto in ambito medico.

Apnea statica per giovani atleti con patologia inguaribile
È proprio in questo orizzonte di crescente inclusione che nasce a Padova un’iniziativa pionieristica: il progetto: “Apnea Statica per giovani atleti con patologia inguaribile“. Promosso dall’Hospice Pediatrico di Padova, questo progetto ambizioso mira a introdurre all’apnea statica i ragazzi con patologie inguaribili seguiti dal centro patavino, riconoscendone il potenziale di offrire significativi benefici fisici, psicologici e sociali in un ambiente controllato e sicuro.
Il progetto si rivolge a un gruppo di 5-6 giovani atleti di almeno 15 anni selezionati fra i pazienti dell’hospice, ognuno dei quali sarà supportato da un assistente dedicato in acqua per garantire sicurezza e supporto continui. Il corso prevede 5 incontri, ciascuno della durata di 60 minuti, incentrati sull’apprendimento delle tecniche di apnea statica. Il programma include un’introduzione teorica e pratica, esercizi di respirazione e rilassamento, e sessioni pratiche in piscina con assistenza personalizzata, sempre adattate alle abilità residue ed emergenti di ogni giovane atleta.
L’obiettivo primario è migliorare la qualità della vita dei giovani partecipanti. Questo si persegue attraverso il potenziamento della capacità respiratoria, l’aumento dell’autostima e dell’autonomia, e la promozione del benessere psicologico tramite la socializzazione e il coinvolgimento in attività che stimolano la resilienza.
Gli obiettivi specifici del progetto sono molteplici: dal miglioramento della capacità respiratoria (monitorata con spirometria e MIP/MEP pre e post) alla funzione dell’apnea come strumento ansiolitico. Si punta inoltre all’aumento dell’autostima e dell’autonomia, alla socializzazione e alla creazione di un senso di comunità, e allo sviluppo di potenziali abilità sportive paralimpiche. Il progetto rappresenta anche un’innovazione terapeutica e mira a fornire supporto alle famiglie, oltre a creare un’opportunità per la ricerca sugli effetti dell’apnea statica.
Per raggiungere questi scopi, il progetto si avvale del Club Sommozzatori Padova, sia per la didattica che per l’assistenza in acqua.
Il futuro del respiro: sfide e obiettivi del progetto
Le sfide sono legate all’adattamento individuale, agli aspetti fisiologici, psicologici e alla logistica; il progetto è supportato da una piccola equipe medica dell’hospice pediatrico. L’obiettivo è la sostenibilità a lungo termine del programma e la misurazione dei risultati attraverso valutazioni periodiche per monitorare i progressi.
I risultati attesi sono un netto miglioramento della capacità respiratoria e della qualità della vita, un incremento dell’autonomia e dell’autostima, e una maggiore integrazione sociale tra i giovani pazienti. Si prevede anche la potenziale integrazione futura dell’apnea statica in ambito riabilitativo, rafforzando il ruolo dell’Università di Padova e dell’Azienda Ospedaliera nella promozione dell’innovazione terapeutica. Questa iniziativa si inserisce nel contesto della ricerca scientifica, come evidenziato dagli studi sulla risposta al riflesso di immersione anche nei bambini (Rixen, M., Weickmann, J., Gebauer, R.A. et al. First Real-Life Data on the Diving Response in Healthy Children. Pediatric Cardiology 45, 314-322 (2024).
Nota sull’autore:
Roberto Mancin non è solo l’autore di questo articolo, ma anche un atleta speciale. Incarna la resilienza e la passione per uno sport che gli ha permesso di superare sfide significative.
Nel 2024 la sua carriera agonistica ha ripreso slancio nuovamente con il Club Sommozzatori di Padova (CSP) dopo una pausa di 17 anni (nella foto del 2007 è fra Elisa Noventa e Micaela Ravazzolo. Simone Vincenzi regge la coppa vinta dall’Apnea Team del CSP). Un’interruzione dettata dalla mancanza di letteratura medico-sportiva sull’ipossia in soggetti con cerebrolesione acquisita, un ostacolo che ha reso complesso il rinnovo dell’idoneità agonistica.

Una volta superati questi dubbi Mancin è tornato ad allenarsi e a gareggiare. Tra i suoi successi più recenti spiccano le medaglie di bronzo ai mondiali paralimpici del 2025, sia nella disciplina statica (categoria 2) che in quella dinamica con pinne (categoria 1 – nella foto il recente podio con Daniele Mazza). Un traguardo raggiunto anche grazie al supporto del suo “storico” allenatore, Ezio Giuffré.
Letture correlate: