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Donne e Sub

20/01/2004

Autore: Ernest S Campbell
Traduzione: Laura Perin
Revisione: Maurizio Schiavon

PROBLEMI MEDICI

Menarca
Quando arrivano le mestruazioni, le ragazze hanno raggiunto normalmente il 95% della loro altezza, e la maggior parte di loro completa lo sviluppo in 1 o 2 anni.
Dai 13 ai 15 anni c’è una fase dello sviluppo nella quale le ragazze hanno la tendenza ad accumulare rapidamente del tessuto adiposo, a volte con una perdita significativa della potenza muscolare e della capacità aerobica.
Le performance sportive hanno il loro picco massimo verso i 13 anni, poi si stabilizzano e quindi iniziano a calare. Per alcune, questo diventa un problema nella gestione dell’attrezzatura subacquea, sicuramente pesante. Una donna, per riuscire a maneggiare abbastanza agevolmente l’attrezzatura subacquea dovrebbe pesare circa 45 Kg, ed essere alta almeno 150cm.
In questo periodo si realizza l’ossificazione delle ossa lunghe con possibilità di localizzazione delle bolle di azoto nelle cartilagini di accrescimento. Questa ossificazione (chiusura delle cartilagini di accrescimento) impiega da 1 a 3 anni, prima le femmine dei maschi, e varia in funzione dell’osso coinvolto.
I subacquei giovani in generale hanno qualche svantaggio metabolico. Essi diventano ipovolemici (minor volume di sangue) molto più rapidamente degli adulti, generano più calore come conseguenza del metabolismo e bruciano più energie a causa del maggior rapporto tra superficie e massa corporea.
Le ragazze disperdono più rapidamente calore delle donne nelle stesse circostanze, mentre la conduttività termica nell’acqua è 20 volte maggiore. E’ quindi necessario un equipaggiamento che garantisca una protezione termica appropriata.

Menopausa, osteoporosi
Non ci sono abbastanza dati per poter affermare che le donne sub siano più o meno a rischio di DCS o osteonecrosi nella fase della vita vicina alla menopausa.
L’età media della menopausa è circa di 50 anni, l’osteoporosi inizia di solito verso i 60-65 anni, e le fratture circa intorno ai 70-75 anni.
L’osteonecrosi e l’osteoporosi hanno meccanismi fisiopatologici diversi.
L’osteonecrosi deriva dal blocco dei piccoli vasi sanguigni presenti nelle ossa, mentre l’osteoporosi deriva dalle variazioni dell’attività cellulare.
La subacquea non sembra avere degli effetti sulle variazioni osteoblastiche e osteoclastiche che sopraggiungono con l’età e col diminuire degli estrogeni.
Un buon consiglio per le donne sub di una certa età, è quello di immergersi sempre entro dei limiti piuttosto conservativi, in modo da non rischiare di danneggiare ulteriormente con le bolle di azoto un osso già poroso a causa dell’osteoporosi.

Protesi del seno
E’ stato eseguito un esperimento su protesi del seno in una camera iperbarica.
Questo esperimento includeva protesi al silicone, saline e miste silicone/saline, sottoposte a diversi profili profondità/tempo, tipici della subacquea ricreativa.
L’ esperimento ha registrato un incremento della dimensione delle bolle dall’1 al 4%.
Le protesi saline hanno assorbito meno azoto, dal momento che esso è maggiormente solubile nel silicone.
Tale percentuale di aumento del volume tuttavia non è stata sufficiente per rompere la protesi, e le bolle sono scomparse col tempo.
Questo esperimento tuttavia non è stato condotto “in vivo” cioè su esseri umani vivi con protesi.
Le protesi al silicone sono più pesanti dell’acqua e possono alterare la galleggiabilità e l’acquaticità, specialmente se sono di grandi dimensioni.
L’attività subacquea dovrebbe essere fatta solo dopo completa guarigione certificata dal Chirurgo, e si devono comunque tenere in considerazione le variazioni della configurazione corporea, della muta, dei cinghiaggi e di una appropriata zavorra, per evitare una sovrapressione sulla protesi e problemi di equilibrio idrostatico.

Allattamento
Le donne sub che allattano potrebbero preoccuparsi per il fatto che il loro bebè possa assumere delle bolle di azoto attraverso la poppata.
Tuttavia da studi effettuati sembra che l’azoto non formi bolle nel latte delle ghiandole mammarie. Inoltre, anche se così fosse, questo non nuocerebbe al bebè, poiché esse sarebbero ingerite, e quindi si troverebbero nel tratto gastro-intestinale, nel quale la presenza di gas (già presente in abbondanza) non presenta alcun problema.
Nella donna che allatta può capitare durante l’escursione per una immersione che il seno diventi più grosso, dal momento che non allatta da tempo, a causa della lontananza del bebè. L’ingorgo mammario può causare fastidio, per la muta troppo attillata o per i cinghiaggie delle fibbie, e può essere evitato con piccoli aassestamenti della posizione degli stessi.
Ad ogni modo, le variazioni di pressione non causano alcun effetto sul seno ingrossato. Per ovviare a questo problema si può ricorrere ad una pompa per il seno, conservando in frigorifero il latte per il bebè.
Esiste la possibilità, secondo alcuni, di trasmettere al bebè agenti patogeni marini attraverso il capezzolo, con rischio di dissenteria. Questi stessi batteri sono inoltre in grado di causare una severa mastite se sul seno sono presenti delle ferite o irritazioni.
Infine, la Dr.ssa Maida Taylor ha fatto notare (Medical Seminars, 1998) come ci sia una sommazione tra energie spese per la cura del lattante e quelle per l’attività subacquea, per cui la disidratazione causata dall’immersione può causare una diminuzione nella produzione di latte. Se questo dovesse accadere, la madre dev’essere pronta a supplementare il suo latte con uno approvato dal Pediatra.
In conclusione, sarebbe una scelta saggia da parte delle neo-mamme quella di rimandare l’attività subacquea a dopo lo svezzamento, che si colloca a circa 6 mesi di vita nelle culture occidentali.

Sindrome premestruale
La sindrome premestruale rappresenta un insieme di sintomi correlati alle modificazioni ormonali della settimana precedente il ciclo mestruale.
Se si manifesta in modo importante, le modificazioni della personalità ed i comportamenti antisociali associati possono rappresentare un problema nelle relazioni tra subacquei in barca o con il compagno di immersione, e addirittura associarsi a disordini psichiatrici non manifesti. Essa peggiora con l’avanzare dell’età della subacquea, associata a variazioni più ampie degli estrogeni.
La sostituzione ormonale è utile nella sindrome premestruale. L’uso di SSRI (inibitori selettivi del reuptake della serotonina, classe degli antidepressivi) è considerato anch’esso utile, nei casi che lo richiedano.

Subacquea post parto
Dopo il parto naturale (vaginale), l’attività subacquea può essere ripresa col permesso del Medico Ostetrico. Di solito questo avviene dopo la chiusura della cervice, in circa 21 giorni. Se consideriamo anche il tempo necessario per riprendere il tono muscolare, che dipende dal livello di attività fisica della madre, possiamo consigliare di riprendere l’attività subacquea circa 4 settimane dopo il parto, sempre che siano escluse complicanze come anemia o non perfetta guarigione dell’episiotomia.
Molti Ostetrici consigliano di aspettare 4-6 settimane prima di riprendere la piena attività dopo un parto cesareo. Abbina tale periodo a quello necessario per il ricondizionamento fisico, la completa guarigione delle ferite e la rigenerazione delle perdite ematiche; la ripresa dell’immersione può avvenire perciò dopo 8 settimane dal parto. E’ consigliato anche un esame dell’emoglobina; un risultato sotto i 10 Gm Hgb dev’essere corretto e riportato alla normalità prima di iniziare l’attività subacquea.
Parti gemellari, complicazioni del parto, parti in condizioni mediche difficili, sia vaginali che cesarei, devono essere valutati a seconda del singolo caso dal medico prima di poter ricominciare l’attività subacquea.

Disclaimer
Gli Autori non sono responsabili in alcun modo dell’uso improprio del contenuto; hanno basato le loro relazioni sulla più recente letteratura medica e sulla loro personale esperienza professionale, ma non suggeriscono alcun farmaco, prodotto o trattamento descritti, menzionati o di cui si sia discusso in questo sito e non danno una valutazione sulla loro efficacia, appropriatezza e idoneità.

Il lettore è incoraggiato a consultare altre fonti per confermare le informazioni fornite rivolgendosi direttamente al proprio medico subacqueo personale per fini diagnostici e/o terapeutici.
 

Si ringrazia il Prof. Ernest S Campbell per l’articolo fornito e il Prof. Maurizio Schiavon per la gentile revisione della traduzione.

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


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