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Home Articoli Foto-Video sub Sott’acqua in digitale, dopo un quarto di secolo con la pellicola

Sott’acqua in digitale, dopo un quarto di secolo con la pellicola

01/01/1970

Autore: Francesco Turano

Non voglio tediarvi con il solito articolo tecnico, sovente brodoso e noioso, anche se a volte necessario, ma voglio solo raccontarvi alcune mie personali esperienze vissute sott’acqua in 25 anni dedicati alla fotografia subacquea con la pellicola, parlando di sensazioni e riflessioni nascenti dall’uso della fotografia digitale. Un racconto di eventi reali di un fotografo che ha scelto il mare prima per amore e divertimento, poi per passione e lavoro, e poi ancora per la difesa dell’ambiente. Una fotografia mai fine a se stessa, ispirata dal fascinoso mondo sommerso e dal suo muto soffrire, una fotografia che nasce ancora dalla sensibilità dell’anima e non certamente per lucro. A parte ciò devo dire che, dopo numerose prove con attrezzature di amici e dopo alcuni anni di esperienze digitali di fotografia sulla terraferma, sono passato al digitale sott’acqua rimanendone subito entusiasta ma rimpiangendo alcune cose, forse per nostalgia. Fatto sta che oggi si gode dell’enorme vantaggio di vedere subito il risultato della fotografia appena fatta e non si deve essere abili nel pensare con attendibilità a quale sarà poi il risultato di una pellicola sviluppata. Si scatta, si guarda e si procede con disinvoltura. Che pacchia ragazzi. Ma ecco il primo neo: per quanto bello possa sembrare scattare in questo modo abbiamo fatto un primo piccolissimo passo indietro e i magnificatori degli scafandri attuali non riescono più a darci quella visione che un mirino sportivo scafandrato, senza alcun magnificatore, ci dava lasciandoci gustare l’inquadratura nei minimi dettagli. Chi già con la pellicola aveva provato varie reflex con mirini normali e magnificatori si era già, in parte, abituato a questa condizione; ma personalmente, avendo sempre usufruito di mirini sportivi, sinceramente noto la differenza. Comunque ci si abitua a tutto e anche a questo, ma è doveroso sottolineare che di passo indietro, alla fin fine, si tratta. Il vantaggio sta nel fatto che sopperisci scattando di più e avendo la possibilità di fare più scatti nell’unità di tempo; oltre ad avere la possibilità di scattare quanto si vuole, senza il penalizzante limite dei 36 scatti imposti dalla cara vecchia pellicola. Indiscutibilmente, quando riemergi dopo un’immersione normale in un bel posto, puoi avere incamerato anche 80/100 scatti, forse anche di più, in meno di un’ora, con pochissimo scarto (se hai i “calli” con la pellicola e sei un professionista vai come un treno) considerando che molte foto apparentemente non riuscite si possono recuperare al computer, salvo eccezioni ed errori grossolani. Anche questa cosa gioca a favore di un numero di scatti superiore, nell’unità di tempo, a quanto si potesse mai fare con la pellicola; e che scatti. Foto, a volte, che con la pellicola non potevi fare, diventano adesso realtà e il recupero della luce ambiente da parte del sensore di una digitale ti aiuta egregiamente. Ma ecco in agguato un altro neo: il controluce. Il digitale non è ancora in grado di affrontare il controluce e per adesso bisogna quasi rinunciare, salvo eccezioni. Ma già stanno apparendo le prime fotocamere con sensori in grado di affrontare anche questo… Le prime immersioni con una reflex digitale scafandrata mi hanno dato una sensazione di onnipotenza, abituato com’ero con la pellicola. Lo svantaggio grosso, quasi un rimpianto, è quello di non poter guardare più le diapositive in oscurità assoluta, in quella magica atmosfera che creavi con pochi spiccioli (un proiettore, uno schermo e le diapositive…) e che ti avvolgeva magicamente riproponendo ambienti e colori del mondo sommerso nel salotto di casa. Il vantaggio è invece quello della gestibilità delle immagini, manovrate al computer e usabili per la stampa, per il web e per le proiezioni; queste ultime a mio avviso soddisfacenti solo se mandate su adeguati schermi LCD ma ancora scadenti in videoproiezione o per lo meno non paragonabili alla classica proiezione di diapositive. Un punto a favore della videoproiezione, qualitativamente inferiore come abbiamo visto, è però la possibilità di proiettare anche senza che ci sia necessariamente un ambiente completamente oscuro. Ma questo è un vantaggio pratico, sempre a discapito della qualità dello spettacolo. Ma torniamo sott’acqua. Che bello: vedi un soggetto e lo fotografi come vuoi, da ogni punto di vista, senza temere che non ti rimangano scatti per il fatidico momento magico che non sai se mai arriverà. L’unico limite sono le batterie di flash e fotocamera: quando si scaricano è finita. Quindi occhio alla carica e all’autonomia dei nostri attrezzi. Impariamo a conoscerli a fondo. Per il resto è un gran divertimento e le possibilità di sperimentazione son davvero tante. Le possibilità creative sono poi aumentate perché continui a creare l’immagine seduto davanti al computer (senza tra l’altro aspettare di vedere i risultati dopo uno o due giorni, ma vedendo tutto e subito): un creativo a questo punto non conosce ostacoli, intervenendo sul taglio e potendo tirar fuori da una stessa foto non si sa quante altre foto. E qui mi viene in mente la diapositiva, unica e irripetibile, che per duplicarla modificandone in parte il taglio era un’impresa ardua e costosa. Ma la dia, nonostante tutto, era sempre una dia, nella sua unicità. Mi risulta difficile vivere questo cambio epocale nel sistema di fotografare e fare delle considerazioni è sempre molto impegnativo, specie dopo pochi anni di digitale e tanti di pellicola che, innegabilmente, tendono ad influenzare le opinioni di vecchi ed esperti fotografi. Comunque sia ne parleremo ancora, magari con i fatti e le esperienze, foto alla mano, analizzando le azioni e potendo, da vecchi fotografi, fare un paragone, confrontare. Anche questo è un privilegio. Peccato per coloro che col digitale iniziano: si son persi cose grandi. Ma la storia continua e il mondo continua a girare; e chi lo sa cosa ci perderemo noi del futuro…


Difficilmente con la pellicola si poteva ottenere un simile sfondo in una foto del genere: il fondale sabbioso e la luce a pochi metri di profondità hanno creato un notevole stacco e risalto sul soggetto.


Sia con pellicola che in digitale è possibile scattare le foto a metà, ma in digitale è possibile bilanciare le luci dei due diversi ambienti in post produzione, ottenendo un risultato che con la pellicola si poteva ottenere con maggior difficoltà, attraverso adeguate mascherature.


Una normale fotografia d’ambiente colorato è facilitata, in digitale, dalla maggior luce ambiente percepita dal sensore.


Anche incisione e contrasto sono elementi che in digitale spiccano e possono ulteriormente essere gestiti in post produzione per maggior effetto delle fotografie.


Luce mista più facile da bilanciare grazie alle potenzialità del sensore, nonostante permanga qualche difficoltà nel controluce specie col sole in campo.


Altro esempio di luce mista ben calibrata che rende migliore l’ambientamento dei pesci illuminati dal flash.


Preparazione delle attrezzature prima di un’immersione da dedicare alla fotografia subacquea digitale: si pensa all’opportunità di restare sul fondo abbastanza per riuscire a scattare più foto possibile nel migliore dei modi: i 36 scatti sono solo un ricordo…


L’attimo prima dell’ingresso in acqua da terra


Il dopo immersione: è possibile rivedere subito le foto scattate in immersione, una volta era impensabile.

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


TAGarticoli digitale dopo foto-video pellicola quarto secolo
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