Autori: Daniela Brunati e Gaia Piemonte
Riportiamo qui la testimonianza di una brutta esperienza di due sub, accaduta a Zanzibar.
Sicurezza in mare è ciò che chiede ogni subacqueo.
Tre sono i fattori che la determinano : equipaggio – barca – condizioni del mare
Quando soltanto uno di questi viene a mancare la situazione non risulta più essere sicura.
Mi chiamo Daniela e con mia figlia Gaia siamo subacquee ormai da diversi anni.
Ecco cosa è accaduto a me e a mia figlia con altri quattro subacquei il pomeriggio del 31 dicembre 2008 a Zanzibar.
Appoggiandoci ad un diving Center locale siamo usciti alle 14 per due immersioni consecutive, alla fine della seconda, una volta risaliti in superficie, si è verificato un episodio di non "sicurezza in mare." (vogliamo usare un termine diciamo discreto ).
Eravamo presso il punto di immersione Shanzi quando la corrente ha cambiato direzione e la nostra guida ha preferito farci risalire dopo neanche mezz’ ora piuttosto che pinneggiare contro corrente.
Risaliti in superficie ci siamo trovati molto lontani dalla barca numerosi sono stati i tentativi ( due palloni rossi, pinne alzate usate con segnali, urla, grida, fischi) per farci notare dall’equipaggio della barca, che imperterrito continuava a cercarci a nord poichè convinto che la corrente non cambi mai direzione.
Equipaggio composto da tre ragazzi zanzibarini, incompetenti, che stando a quanto ci è stato riportato da una settima subacquea restata sulla imbarcazione per la seconda immersione, causa mal di mare, solo in un secondo momento, spaventati, hanno iniziato a cercarci dato che prima ridevano, scherzavano, mangiavano.
Dopo un’ora di attesa durante la quale vedevamo la barca girare su sè stessa abbiamo deciso di nuotare fino a riva, coscienti che quel punto di immersione fosse a circa mezz’ora di navigazione dalla costa.
Il gommone di un catamarano ci ha risparmiato gli ultimi metri, abbiamo toccato la terra ferma verso le 20, accolti dall’abbraccio dei nostri familiari terrorizzati e in lacrime.
La nostra vicenda si è sicuramente conclusa nel migliore dei modi ma in un futuro una situazione del genere potrebbe avere esiti negativi o drammatici. Secondo la mia esperienza, il diving tal dei tali non ha rispettato le regole di sicurezza in mare.
La nostra guida anche se competente, brava ad incoraggiarci, tranquilizzarci ed evitare crisi di panico, non disponeva di uno di quei palloni che si alzano dalla superficie del mare o comunque di attrezzature adeguate e nemmeno di una torcia.
Calato il sole abbiamo infatti provato ad immergerci per nuotare con più facilità ma era troppo buio e si rischiava di perdersi.
Strumenti che a mio parere avrebbe dovuto avere essendo a conoscenza del proprio equipaggio, inesperto, non adeguatamente istruito, non idoneo al proprio ruolo e all’apprendimento stesso.
Sicurezza in mare è dunque ciò che bisogna garantire ad ogni subacqueo.
Lo scopo di questo articolo è puramente informativo e volutamente sono stati usati vocaboli e descrizioni " discreti " ma potete immaginare la situazione come avrebbe potuto trsformarsi. Da subacquea considero questo sport uno dei migliori tanto quanto sono cosciente che sia uno dei più pericolosi e rischiosi se praticato in mancanza di CONDIZIONI DI SICUREZZA riguardo alle quali si hanno piu’ parole che fatti.
Daniela e Gaia
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