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A Ustica con Mister Jump

13/09/2017

Un’intervista con Alessandro Ruju e Marco Cavallaro, soci e titolari del diving center Mister Jump di Ustica. O forse meglio, una chiacchierata tra amici, trascritta e riportata. Due istruttori che, dopo aver girato il mondo, hanno scelto di stabilirsi a Ustica.

 

Massimo – Presentatevi, a beneficio di chi non vi conosce.

Alessandro – Sono a Ustica da 10 anni. In precedenza, dal ‘98 ho lavorato a Sharm El-Sheikh, ho brevettato centinaia di subacquei nel periodo d’oro di Sharm, infine mi è venuta voglia di mostrare ai sub le meraviglie del nostro mare Siciliano. Di cui mi mancava l’odore particolare, cosa che non tutti capiscono, ma che solo chi ha risieduto all’estero può capire. I mari tropicali, per quanto splendidi, non avranno mai il profumo del Mediterraneo.

Marco – conosco Alessandro da oltre 20 anni, ho vissuto anche io a Sharm, poi alle Maldive, per rientrare e ricongiungermi con Alessandro da 4 anni. La vita delle Maldive non faceva per me, qui trovai finalmente la dimensione più adatta a me.

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Massimo – Entrambi siete siciliani, ma non usticesi: perché la scelta di Ustica?

Alessandro – La scelta per me era tra Lampedusa e Ustica. Scelsi di venire a Ustica soprattutto perché è un posto dove il neofita della subacquea ha la possibilità di vedere sempre qualcosa di bello, di divertirsi. Tutto, dai muri di castagnole alle cernie, è visibile in poca profondità, a volte addirittura durante il battesimo del mare. Non ho un’esperienza diretta di Lampedusa così intensa, ma giudicando dall’esterno mi pare che Ustica sia più un posto adatto per tutti i livelli. E poi mi affascinavano le grotte, la grotta dei Gamberi, la grotta delle Cipree, che mi fece innamorare all’istante di questa isola quando la visitai da turista. Ci sono grotte che, almeno se ci si limita all’apertura, sono accessibili a tutti. E infine una biodiversità straordinaria.

Marco – dopo la prima immersione alla Colombara, nonostante l’esperienza fatta in Mar Rosso e alle Maldive, rimasi stupefatto, non credevo che in Mediterraneo potesse esserci tanto pesce, che le ricciole potessero essere così grosse, non avevo mai visto tanti barracuda tutti assieme. La vita tranquilla dell’isola per me era una stelletta in più. Qui ho trovato la mia dimensione, il rapporto umano col contadino che mi tiene la frutta, col pescatore che mi conserva il pesce migliore.

Alessandro – Sì, Ustica ha un’atmosfera tutta particolare, per certi versi è più aperta al turista rispetto a molte altre isole della Sicilia, per altri versi è più “difficile”. Qua non ci sono negozi di alimentari aperti 24 ore su 24, come ormai capita altrove. Ma questa è un poco l’arma vincente di Ustica, l’apparente durezza del suo popolo ha contribuito a preservare l’ambiente, sempre uguale. In altri parchi marini siciliani la pesca di frodo ad esempio è una vera piaga, a Ustica la gente, i pescatori, sono i primi ad aver capito e assimilato la funzione del parco, e a rispettarne i divieti.

Marco – La gente di qui è semplice, ha mantenuto valori antichi e autentici che la società moderna sta perdendo.

ustica

Massimo – Quanto è importante l’isolamento di Ustica per la conservazione del suo ambiente, e quanto è un ostacolo per il vostro lavoro il fatto che non sia un posto facile da raggiungere, o ben organizzato, come possono essere le isole Medes, per esempio.

Marco – È fondamentale proprio per avere una quantità di pesce che altrove non è facile vedere. Importantissima è la distanza dalla costa, che tiene lontani i pescatori di frodo “outsider”, importante il fatto di avere un’area protetta da tanti anni, anche se abbiamo avuto dei periodi di gestione non proprio cristallina, ma soprattutto è fondamentale il fatto che gli isolani abbiano compreso che il loro vero tesoro è sott’acqua.  I metodi di pesca applicati nella zona dove il prelievo è consentito sono quelli ammessi, tradizionali, a limitato impatto. Molti usticesi sono agricoltori, non hanno impatto sul mare.

Alessandro – È particolare qui a Ustica il fatto che molti abitanti siano contadini, che neppure sanno nuotare, coltivano il loro campicello. Molti giovani locali cercano lavoro nel turismo, si impiegano come camerieri, o altro, ma non nei diving center che restano gestiti per lo più da “forestieri”. Eppure Ustica ha una posizione storica fondamentale per la subacquea, da Ustica sono passati tutti i grandi personaggi storici di questo sport.

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A Ustica con Mister Jump

Massimo – sito di immersione preferito?

Alessandro – Lo scoglio del medico, perché offre tante alternative, non si fanno mai due immersioni uguali, anche nelle giornate in cui il pesce ha deciso di stare in acque più profonde ci si diverte con i canyon, i passaggi in grotta, fantastici giochi di luce. E il tutto anche a profondità modeste, accessibili a tutti. La seconda è la grotta delle cipree, il sito che mi ha fatto innamorare di Ustica.

Marco – professionalmente parlando direi punta Galera, un punto molto duttile, dove puoi fare tranquillamente i corsi e accompagnare immersioni magnifiche. Da un punto di vista generale sceglierei lo scoglio del medico, un punto di immersione molto variegato, dove trovi tutti i pesci della riserva, 3 specie di cernia, soggetti macro, 10 immersioni possono seguire itinerari diversi. Poi sono affezionato al canyon dello Spalmatore, un sito che ho scoperto ed esplorato io stesso, con scenografie spettacolari.

 

Massimo – Vi sentite più guide o più istruttori?

Alessandro – Dipende. Mi sento istruttore quando ho a che fare con quei grandi subacquei, che devono per forza fiondarsi a 50 m, anche quando è ovvio che i pesci stanno a 20 m! Con questi soggetti mi ricordo di essere per prima cosa un istruttore. Ma amo guidare i subacquei brevettati alla scoperta dei miei fondali.

Marco – Sono istruttore, ed è una forma mentale che non puoi ignorare. Se mi chiedi quale aspetto del mio lavoro preferisco, sicuramente amo fare da guida e mostrare le meraviglie dei siti che amo ai sub, ma anche la sensazione di creare un nuovo sub partendo da zero è qualcosa che mi riempie di orgoglio.

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Massimo – Ustica si è mantenuta bene, sembra soffrire marginalmente dell’invasione di specie aliene, atlantiche o dal Mar Rosso, che stanno cambiando l’ecosistema di altre zone soprattutto del sud. Qui abbiamo visto pesci pappagallo, Percnon gibbesi (granchio corridore atlantico), ma l’ecosistema sembra grosso modo inalterato. A cosa attribuite questo fatto?

Alessandro – Secondo me è importante la distanza dai grandi porti. Vicino a Ustica non attraccano i grandi mercantili spesso responsabili del trasporto di specie aliene, mediante l’acqua di zavorra. Anche la posizione e il gioco delle correnti di sicuro fanno la loro parte.

Marco – Ci sono anche animali mediterranei che mancano completamente dalle acque usticesi, come l’orata, l’aquila di mare, i delfini. Io penso, da profano, che l’isolamento di Ustica, la distanza dalla costa, sia importante nel selezionare quello che arriva fino qui.

Massimo – Grazie, a nome anche di tutti i nostri lettori, a voi e a tutto lo staff di Mister Jump.

 


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Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

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