Autore: Marco Angelozzi –
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Lo squalo martello è un animale molto particolare, con una
morfologia che si discosta da quella degli altri squali ed alcuni comportamenti
che sono decisamente diversi e costituiscono ancora oggi un mistero irrisolto.
Conosciuto già nei primi secoli dopo Cristo, era considerato una vera e propria
belva, da temere ed evitare. L’incontro in mare con lo squalo martello era
considerato causa di grande sfortuna e la sua particolare morfologia fece
nascere numerose leggende.
Ne sono conosciute diverse specie, con dimensioni medie di 200-250 cm, fino ai
600 cm del grande squalo martello Sphyrna mokarran.
Questo pesce nuota in aree tropicali e subtropicali e, a
seconda delle specie, si trova in acque oceaniche, vicino alle barriere
coralline ed anche in prossimità della costa, arrivando a nuotare in fondali
bassissimi..
Lo squalo martello è presente anche nel Mare Mediterraneo, diversi esemplari
sarebbero stati segnalati nel Mediterraneo occidentale, vicino le coste
spagnole, marocchine ed algerine (Sphyrna lewini, Sphyrna mokarran, Sphyrna
zygaena). In Italia ci sarebbero stati avvistamenti nelle acque del Mar
Ligure ed in Sicilia (Sphyrna mokarran, Sphyrna zygaena).
Lo squalo martello deve il suo nome alla particolare forma della testa,
appiattita ed allungata ai lati, che forma due espansioni laterali, le quali
sono sostenute da importanti modifiche dello scheletro interno. La forma e la
lunghezza del martello cambiano in base alle diverse specie.
Non è completamente chiara la funzione di questa particolare morfologia ed
attualmente sono state formulate soltanto delle ipotesi. Si pensa ad un
miglioramento sia a livello idrodinamico che ad un potenziamento dal punto di
vista sensoriale.
Il martello, essendo appiattito, aumenta la superficie della
parte anteriore dello squalo e contrasta la spinta del corpo verso il basso
durante il nuoto. Forse non a caso, fra tutti gli squali, lo squalo martello è
il più agile e rapido e durante la caccia diventa un predatore infallibile.
La presenza del martello aumenterebbe inoltre la percezione sensoriale:
l’olfatto, la vista, la percezione delle onde di pressione e dei campi
elettro-magnetici risulterebbero più efficienti e funzionali..
Le narici, poste alle estremità della testa appiattita, sono di dimensioni
maggiori e più distanti tra loro rispetto a quelle di altre specie di squalo e
darebbero una capacità olfattiva nettamente superiore. (Nota1)
Si riscontra infatti che in presenza di sangue in acqua o comunque pesci feriti
ed agonizzanti, gli squali martello arrivino per primi nelle vicinanze.
Anche gli occhi si trovano alle estremità del martello e
questa maggiore distanza favorirebbe la vista stereoscopica, con una capacitÃ
superiore di comprendere le distanze e le posizioni in acqua. (Nota2)
La linea laterale, organo sensoriale con il quale gli squali ed i pesci ossei
percepiscono le onde di pressione, che corre lungo i fianchi dell’animale,
continua nello squalo martello nella regione della testa ed anche in questo caso
risulterebbe più funzionale. (Nota3)
Infine anche il “sesto senso†degli squali, quello che permette loro di
percepire il campo elettro-magnetico degli organismi viventi, risulterebbe
potenziato in quanto queste cellule sensoriali, le ampolle di Lorenzini, sono
diffuse proprio nell’area della testa e quindi maggiormente presenti in questo
pesce. (Nota4)
Durante la caccia è stato inoltre riscontrato l’uso del martello come vero e
proprio strumento per stordire ed immobilizzare la preda prima di essere
divorata (soprattutto Sphyrna mokarran).
Gli squali martello si nutrono di pesci, squali di dimensioni più piccole,
molluschi cefalopodi e crostacei.
Gli attacchi documentati a subacquei o apneisti sono molto pochi ed anche in
presenza di esche lo squalo martello non si dimostra particolarmente aggressivo;
rimane comunque una specie potenzialmente pericolosa a causa delle dimensioni e
della poderosa dentatura.
Questi animali dimostrano di avere una vita sociale molto avanzata mentre di
norma la maggior parte degli squali è solitaria ed i contatti sembrano essere
ridottissimi.
Diverse specie di squalo martello infatti sono state osservate nuotare in grandi
banchi, superando anche il numero di 500 esemplari. Questi avvistamenti
avvengono nel Mare di Cortez, in Costa Rica, Colombia, Hawaii, Mar Rosso, Sud
Africa, Australia, nel Mare della Cina Orientale ed anche nelle acque del
Mediterraneo, nella zona dello Stretto di Messina e nel Canale di Sicilia.
Forse questi banchi così numerosi si formano per motivi
difensivi, per proteggere gli esemplari di più piccole dimensioni, oppure per
motivi riproduttivi.. la realtà è che le cause non sono ancora ben note..
E’ invece nota la modalità di riproduzione degli squali martello: la viviparitÃ
placentale. Il piccolo squalo si sviluppa all’interno dell’utero materno e, dopo
aver consumato il proprio sacco vitellino, prende contatto con i tessuti materni
attraverso una primitiva placenta, fino ad arrivare alla crescita completa ed al
parto.
Nello squalo martello Sphyrna tiburo sarebbe stata accertata anche una modalitÃ
di riproduzione asessuata: la partenogenesi.
Un esemplare femmina di Sphyrna tiburo ha infatti partorito, presso l’Henry
Doorly Zoo, in Nebraska, non avendo avuto contatti con uno squalo maschio dalla
sua cattura, tre anni prima. Considerando che la capacità di conservare le
cellule germinali maschili (spermatozoi) nella femmina dello Sphyrna tiburo non
supera i 5 mesi, verrebbe confermata la nascita del piccolo squalo per
partenogenesi, cioè la cellula uovo femminile si è sviluppata fino a formare
appunto il piccolo squalo senza la fecondazione con uno spermatozoo maschile. (Nota5)
(Fonte: "Hammerhead shark", De Maddalena – Buttigieg)
Possiamo concludere dicendo che lo squalo martello dimostra di essere un
eccellente predatore, ai vertici della catena alimentare, perfettamente evoluto
ed adattato all’ambiente in cui vive e capace di rapporti avanzati con esemplari
della stessa specie. Non è quindi una belva o un mostro da temere e su cui
creare leggende ma un meraviglioso abitante del mondo sottomarino.
Nota1 – Olfatto: le narici degli squali, sempre ben
visibili sulla parte inferiore del muso, sono costituite da due canali a fondo
cieco, con al termine delle cellule olfattive che analizzano la presenza di
sostanze odorose disciolte in acqua. La sensibilità olfattiva degli squali è
molto sviluppata, si pensa che possano individuare 1 parte di sangue in 100
milioni di parti d’acqua.
Nota2 – Vista: la vista degli squali,
contrariamente al pensiero popolare, è molto sviluppata. La pupilla può
restringersi o allargarsi in base alla quantità di luce, ed in molti squali è
presente, dietro alla retina, il tapetum lucidum, una serie di placche
riflettenti che amplificano la luce e permettono la vista anche di notte. In
condizioni di forte illuminazione il tapetum lucidum viene oscurato, per non
abbagliare la retina e provocare danni anche irreversibili.
Nota 3 – Linee laterali: le linee laterali, una per
ogni fianco dello squalo, sono costituite da cellule sensoriali che danno
all’animale la capacità di percepire le onde di pressione dovute ai movimenti
dell’acqua.
Nota 4 – Ampolle di Lorenzini: sono degli organi
che prendono contatto con l’esterno attraverso piccoli e numerosi forellini,
presenti soprattutto nella regione del capo, pieni di una sostanza gelatinosa
conduttrice, in comunicazione con terminazioni nervose. In questo modo lo squalo
ha la capacità di percepire i campi elettrici generati dagli animali (quindi di
individuare anche prede sotto la sabbia) e probabilmente riconoscere la propria
posizione rispetto al campo magnetico terrestre)
Nota 5 – Negli squali la femmina, dopo la
fecondazione, può conservare gli spermatozoi del maschio per un tempo molto
lungo, che può arrivare fino a 2 anni, come nel caso dello squalo gattuccio
Scyliorhinus canicula.
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