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solo diving

Solo diving

28/11/2019

Solo diving.

Cosa vuol dire questa espressione, che sentiamo sempre più spesso? È proprio quello che sembra?

Sì,  è quello. Solo diving è un’immersione in solitaria, da soli, senza il buddy che tutti i corsi ci hanno sempre insegnato essere necessario. Ma come? E adesso non serve più? Possiamo buttarlo?

Un tempo la pratica dell’immersione in solitaria era vista come parte dell’immersione tecnica, ma sempre più spesso la vediamo descritta come pratica accettabile per i subacquei ricreativi responsabili ed esperti. Almeno in alcune situazioni, quali?

  •  Fotografia e video sub. Un caro amico dice che i fotografi subacquei si immergono a bomba: nel senso che, appena raggiunto il fondo, si disperdono in tutte le direzioni, come in un’esplosione per poi ritrovarsi in barca a fine aria. Scherzi a parte, stare soli quando si fotografa ha dei vantaggi: nessuno solleva la sabbia, non c’è la pressione del gruppo che aspetta, abbiamo tutto il tempo per mettere a suo agio il soggetto, non abbiamo la distrazione di dover badare a qualcuno (essere buddy è reciproco, anche se spesso il fotografo tende a dimenticarlo).
  •  In viaggio. Se siamo in viaggio da soli e facciamo immersioni, di solito il diving center ci assegnerà un buddy d’ufficio. Uno sconosciuto… A meno di colpi di fortuna, un buddy con un livello di esperienza e di abilità troppo diverso dal nostro, può alla fine risultare un pericolo, per la nostra e sua incolumità.

Rinunciare al buddy significa rinunciare non solo alla sua attrezzatura di riserva, ma anche a un cervello di riserva. Solo diving significa essere autosufficienti come attrezzatura, ma anche essere preparati mentalmente a risolvere da soli un eventuale problema.

solo diving

Corsi di solo diving

Ne esistono, negli USA, dal 1999, in Italia da qualche anno. Da sempre oggetto di dibattito e contestazioni, si basano su alcune considerazioni pratiche: la principale è che molti sub si immergeranno comunque da soli, senza una preparazione specifica, usando attrezzature e tecniche inappropriate. A questo punto, meglio negare l’evidenza o offrire corsi specifici?

  •  Uno dei prerequisiti necessari è ovviamente l’esperienza, che di solito si evince dal numero di immersioni sul log-book (di solito si ammette chi ne ha non meno di 100) e in un test iniziale sulle abilità di base.
  •  Il solo diver deve saper calcolare in modo accurato il proprio consumo di miscela respiratoria, per non rischiare di rimanere senza sul più bello. Deve avere una sorgente di gas respiratorio indipendente e sufficiente per tornare in superficie. Deve saper assemblare, trasportare e utilizzare un efficace sistema indipendente di riserva.
  • Deve saper pianificare con cura l’immersione all’interno dei limiti della propria preparazione, esperienza, attrezzatura, senza lasciare nulla al caso.
  • Deve portare sempre con sé equipaggiamento ridondante, che includa oltre alla fonte di gas alternativa anche attrezzi di riserva, in apparenza più banali, come un coltello extra per liberarsi da aggrovigliamenti. Un corso per solo diving insegnerà la corretta configurazione e utilizzo dell’attrezzatura ridondante.
  • In un corso condotto in modo responsabile, oltre alla pianificazione dettagliata, a schemi di navigazione subacquea avanzati, sono presentate simulazioni di scenari di emergenza che devono essere risolti al volo. Fase necessaria, per essere pronti ad affrontare i rischi dell’immersione in solitaria.

In conclusione, si dovrebbe ricorrere al solo diving solo se è veramente necessario per raggiungere un obiettivo o per considerazioni sulla sicurezza. Ovviamente solo dopo aver seguito un corso specifico e dopo essere certi di soddisfare tutti i criteri di preparazione fisica, mentale e tecnica.

Per inciso, partecipare a un corso solo diver può servire, anche se poi si segue il buddy system, per migliorare le proprie capacità di risolvere i problemi.

solo diving

Ci siamo divertiti a fare l’avvocato del diavolo, ma alla fine dei conti, siamo davvero pronti a mandare in pensione il nostro vecchio buddy? Non è meglio tenerlo, insegnargli a non sollevare la sabbia quando fotografiamo, e magari sfruttare la sua abilità (e la sua vista) nel trovare soggetti minuscoli per la macro? Siamo così sicuri di non essere noi ad alzare il sedimento?

PS: nelle mie fotografie, quando un subacqueo appare da solo in realtà vicino a lui (dall’altra parte della fotocamera) c’era il suo buddy (io). Nessun sub è stato maltrattato o bullizzato per la realizzazione di questo articolo.

 


TAGda soli solo diver
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Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

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