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Home Articoli Medicina e tecnica Octopus

Octopus

14/02/2004

Autore: Raffaele Ferroni

Quante volte ci siamo immersi con il compagno e, per un motivo o per l’altro, ci siamo allontanati dalla sua vista per qualche istante, magari per andare a vedere qualcosa che ci interessava o semplicemente per pura distrazione. Beh, provate a pensare se in quel momento avessimo avuto un guaio con la nostra attrezzatura…. so che qualcuno di voi in questo momento starà facendo vari gesti scaramantici, ma vorrei mettere da parte le superstizioni ed analizzare la cosa realisticamente.

La gran parte delle didattiche cosiddette “commerciali” di oggi ormai prevede l’uso del famigerato Octopus; questo attrezzo, del quale il nome in inglese significa “polipo”, e così denominato proprio perché la sua forma ricorda vagamente questo animale, è costituito da un solo primo stadio e due secondi stadi, il primo dei quali viene normalmente usato dal subacqueo che indossa l’A.R.A., il secondo, solitamente di colore giallo per essere avvistato più facilmente, diversamente da quanto molti credono è destinato prevalentemente al compagno in caso di avarie al Suo autorespiratore, e ben poche volte può sopperire alle esigenze di chi lo sta portando con se, vediamo di fare qualche esempio:

Problema n° 1, Autoerogazione inarrestabile.

>>> In caso di autoerogazione improvvisa ed inarrestabile del secondo stadio, ovviamente durante l’uso dell’octopus, lontani dal compagno, cosa potremmo fare?

A) Respirare dal secondo stadio che funziona e risalire con calma lasciando che l’altro faccia le sue belle bolle;

B) Prendere la frusta del secondo stadio che perde, piegarla su se stessa facendola strozzare così da non fare più uscire il gas e poi, ovviamente, interrompere l’immersione;

C) Provare a dargli qualche colpetto ma visto che non smette usarlo per risalire respirandoci mentre eroga in continuazione come ci hanno insegnato durante il corso Open (respirazione dall’erogatore in continua).

L’alternativa A può sembrare la più comoda, ma c’è un parametro che gioca a nostro sfavore, e cioè lo spreco di gas, che magari può portare a dover saltare la tappa di rispetto, o ancor peggio, visto che ormai con l’avvento dei computer tutti vanno fuori curva, dover saltare la decompressione; l’alternativa B può andare se non ché dobbiamo mettere in preventivo che a fare questo tipo di operazione la frusta può scoppiare, e visto che di guai ne abbiamo già abbastanza, direi che è da tenere come extrema ratio; la migliore alternativa fra le tre è senza dubbio la C, lo so, respirare da un’erogatore in continua fa congelare le mascelle ed è scomodo, ma non faremmo altro che usare una parte del gas che stiamo perdendo, senza accelerare lo svuotamento della bombola prendendone anche dall’altro secondo stadio come succederebbe adottando il sistema dell’ipotesi A.-

Se nel quesito di cui sopra fosse mancata la postilla “lontani dal compagno” allora avremmo potuto dire: “Prendo la fonte alternativa del mio compagno e interrompiamo l’immersione risalendo lentamente e respirando dallo stesso A.R.A.”, magari nel frattempo, sperando e cercando di riuscire a risolvere l’autoerogazione (ma si sa: spesso quando abbiamo bisogno degli amici, questi sono lontani e non possono aiutarci).

L’esempio di cui sopra dimostra lampantemente che la fonte d’aria alternativa serve al compagno, e non a noi, è la base del sistema di coppia, come se due motociclisti andassero a fare una gita con le loro due moto, ed uno di loro rimanesse a piedi all’improvviso, l’altro poterebbe dargli un passaggio con la sua e potrebbero quindi tornare a casa (questo nel caso viaggino tenendosi a vista) ,ma quello con la moto rotta otterrebbe ben poco sedendosi sul sellino posteriore della sua, se gli si fosse rotta mentre l’altro era andato più avanti per “dare una sgassata”, solo che il motociclista al limite potrebbe aspettare che l’amico si accorga della sua mancanza e torni a prenderlo, fra subacquei invece non sempre si può aspettare….

Problema n° 2, Rottura della frusta di Alta Pressione (quella del Manometro)

>>> In caso della rottura improvvisa della frusta del manometro, cosa molto meno improbabile di quanto si possa pensare, quali soluzioni potremmo adottare, sempre durante l’uso del nostro octopus e con il compagno fuori portata di mano?

A) Non sappiamo più quanta aria ci resta, (il manometro non funziona di certo con la frusta rotta) e continuiamo a perdere, allora risaliamo con calma sperando di farcela.

B) Chiudiamo il rubinetto della bombola.

C) Pieghiamo la frusta in modo da causare una strozzatura e interrompiamo l’immersione.

L’alternativa A è senza dubbio la cosa che in molti, di primo acchito faremmo, e forse in molti casi l’unica cosa da fare, la B fermerebbe la perdita di gas, non c’è dubbio, ma del nostro octopus ce ne faremmo ben poco, visto che non erogherebbe più; la C sarebbe la migliore, è vero che la frusta piegandola si può rompere, ma ormai, in questo caso, rotta per rotta tanto varrebbe tentare, l’unica pecca è che di solito le fruste di alta si rompono vicino al primo stadio e quasi mai vicino al manometro, e quindi resterebbe ben poco da piegare e bisognerebbe tornare alla soluzione A (extrema ratio), questo non per la famigerata legge di Murphy, ma semplicemente perché nel punto vicino al primo stadio, durante la sua vita la frusta di alta pressione riceve il maggior numero di sollecitazioni e brusche piegature .

Bene, abbiamo analizzato due dei principali motivi che farebbero dire: “Octopus? No grazie”

Invito a notare che non ho parlato di blocchi improvvisi dell’erogazione, di formazione di ghiaccio nel primo stadio o di arrivo degli UFO che con i loro campi magnetici andrebbero a frantumare il pistone del nostro primo stadio, ho parlato di comunissime autoerogazioni del secondo stadio e altrettanto preventivabili rotture della frusta di alta pressione, insomma, cose che bisogna mettere in conto.

La soluzione a questi problemi, cari lettori, ci pone davanti a due alternative:

> L’uso di un sistema il più possibile ridondante,

> La speranza che la frusta di alta non si rompa mai sott’acqua.

Io personalmente opto per la prima soluzione, e cioè quella di usare due primi stadi e due secondi stadi, se si rompe la frusta di alta od ho un’autoerogazione in uno dei due erogatori chiudo un rubinetto ed uso l’altra parte di A.R.A., se poi il compagno non si allontana da me e il rubinetto me lo chiude lui meglio, vorrà dire che ancora una volta ho perso tempo a fare esercizi di contorsionismo subacqueo per niente, ma se non ci fosse stato il compagno qualcosa avrei potuto fare ugualmente. Inutile dire che anche con un sistema ridondante, dopo la soluzione del problema sott’acqua, l’immersione volgerà ugualmente al termine.

Un’altra “chicca” di questo sistema è che potete, nel caso usiate la muta stagna, collegare la frusta del GAV a un primo stadio, e quella della stagna all’altro, così in caso di chiusura di uno dei due condotti potrete sempre usufruire di un sistema equilibratore durante la risalita e la eventuale tappa di rispetto o decompressione, che comunque potrete permettervi di fare abbastanza in sicurezza.

Ah, ultima nota: Ovviamente sistema ridondante non significa immergersi da soli in tutta sicurezza, la nostra attrezzatura può essere tutta doppia, ma non siamo doppi noi, e se siamo soli e il nostro fisico decide di prendersi una pausa per qualche motivo, sott’acqua non è proprio una bella cosa, per il “Solo-Diving” questi accorgimenti non bastano, ci sono ben altri parametri da considerare.

Raffaele Ferroni
 

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


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