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Home Articoli Nature Taking Over | Relitti sommersi e colonizzazione marina nei mari tropicali
colonizzazione marina relitti

Nature Taking Over | Relitti sommersi e colonizzazione marina nei mari tropicali

25/06/2025

Il mare ha da sempre esercitato un fascino misterioso sull’umanità. Sin dai tempi antichi, l’uomo ha solcato le sue acque, costruendo navi per commercio, guerra o esplorazione. Tuttavia, il mare ha anche dimostrato la sua forza distruttrice, affondando quelle imbarcazioni e sommergendo strutture costiere.

Col passare del tempo, i manufatti umani abbandonati sul fondale marino non restano solo testimonianze di passate imprese, ma vengono progressivamente inglobati e trasformati dalla natura. Il mare, infatti, riprende possesso di ciò che gli è stato consegnato, facendo dei relitti non solo monumenti storici, ma anche habitat viventi e parte integrante dell’ecosistema.

Relitto Ghiannis D colonizzato da alcionari rossi e pesci tropicali nel Mar Rosso
Relitto Ghiannis D – Alcionari, Dendronephtya sp. – 13 mm. Fisheye – 1 Flash –Shaab Abu Nuhas – Nord Hurghada – Red Sea – Egypt.
Contenuti dell'articolo nascondi
Reef artificiali: quando la vita si adatta al metallo
Dai rottami al rifugio: l’habitat prende forma
La colonizzazione incentivata: i relitti affondati volontariamente
Ruggine, batteri e nutrienti: il ciclo si chiude
Relitti come monumenti e memoria sommersa
Un equilibrio ritrovato tra metallo e vita

Reef artificiali: quando la vita si adatta al metallo

Quando una nave affonda, rappresenta inizialmente un elemento estraneo al fondale marino. Le strutture in metallo o legno che giacciono silenziose sotto la superficie possono sembrare fuori posto. Tuttavia, il mare è un ambiente dinamico e ricco di vita: spugne, coralli e molluschi trovano nelle superfici di questi manufatti nuove aree su cui crescere e prosperare. Col passare del tempo, queste strutture artificiali si integrano gradualmente nell’ecosistema marino, diventando veri e propri reef artificiali.

Traliccio del relitto Ghiannis D ricoperto di coralli molli nel Mar Rosso
Relitto Ghiannis D – Alcionari, Dendronephtya sp. – 16 mm. Fisheye – 2 Flash –  Shaab Abu Nuhas – Nord Hurghada – Red Sea – Egypt.

Dai rottami al rifugio: l’habitat prende forma

I relitti, soprattutto quelli di grandi dimensioni come le navi da guerra o da trasporto, offrono ampi spazi e nuove superfici dure, ideali per la colonizzazione di specie marine. Le alghe e i coralli iniziano a ricoprire le superfici, creando nicchie ecologiche per pesci e crostacei. Anche organismi filtratori, come spugne e anemoni di mare, trovano rifugio tra le lamiere e i ponti sommersi. Nel giro di pochi anni, quella che era una nave arrugginita si trasforma in un vivace habitat sottomarino, nel quale trovano riparo molti dei pesci della barriera.

Relitto Ghiannis D – Alcionari, Dendronephtya sp. – 13 mm. Fisheye – 2 Flash –Shaab Abu Nuhas – Nord Hurghada – Red Sea – Egypt.

La colonizzazione incentivata: i relitti affondati volontariamente

In alcuni casi, questo processo viene addirittura incentivato dall’uomo. In molti mari del mondo, navi in disuso vengono appositamente affondate per creare barriere coralline artificiali, accelerando così la naturale colonizzazione del mare. Questo tipo di intervento, se ben pianificato, può contribuire alla conservazione delle specie marine e alla protezione delle coste, incrementando la biodiversità locale.

Banco di glassfish all'interno del relitto Carnatic, con luce filtrante nel Mar Rosso
Relitto Carnatic – Glass Fish, Parapriacanthus guentheri – 13 mm. Fisheye – 2 Flash –  Shaab Abu Nuhas – Nord Hurghada – Red Sea – Egypt.

Ruggine, batteri e nutrienti: il ciclo si chiude

Nonostante la rapida colonizzazione biologica, i manufatti umani sommersi subiscono una lenta ma costante decomposizione. Il metallo delle navi arrugginisce, il legno marcisce e la struttura si degrada sotto l’azione corrosiva del sale e degli organismi scavatori.

Tuttavia, questo processo di decomposizione non segna la fine dell’integrazione della nave nell’ambiente marino. Al contrario, le trasformazioni chimiche e fisiche contribuiscono ulteriormente a far sì che il relitto diventi parte del ciclo naturale degli elementi.

Ancora di un relitto sommersa e ricoperta da coralli duri, con subacqueo in osservazione
Relitto Chrisoula K – Ancora sul Reef e Madrepore – 16 mm. Fisheye – 1 Flash –  Shaab Abu Nuhas – Nord Hurghada – Red Sea – Egypt.

I batteri sono i primi agenti di questo processo, scompongono il materiale organico e iniziano a corrodere i metalli, facilitando la dissoluzione della nave. Ma anche la ruggine stessa diventa una risorsa: infatti fornisce microelementi, come il ferro, che possono essere assimilati dagli organismi marini. Il relitto diventa così una fonte di nutrienti per l’ecosistema circostante.

Nel corso dei decenni, e talvolta dei secoli, i manufatti umani possono disintegrarsi fino a diventare irriconoscibili. Tuttavia, anche quando la struttura originaria non è più visibile, la loro presenza ha lasciato un’impronta indelebile nell’ecosistema

Veduta del relitto Kanka con colonie di madrepore sulla struttura metallica a Zabargad, nel Mar Rosso egiziano

Relitti come monumenti e memoria sommersa

I relitti sommersi non sono solo oggetti trasformati dalla natura, possiedono anche un significato storico e culturale. Molte navi affondate raccontano storie di battaglie, commerci, esplorazioni e tragedie. Ogni relitto porta con sé un’aura di mistero, simbolo dell’interazione tra l’uomo e il mare, delle ambizioni umane e della loro vulnerabilità di fronte alla forza della natura.

Pick-up Toyota del relitto Blue Belt ricoperto da alcionari colorati, fotografato nel Mar Rosso sudanese
Relitto Blue Belt – Pick-up Toyota – Alcionari, Dendronephtya sp. – 20 mm. – 1 Flash – Sha’ab Suedi – Red Sea – Sudan.

In alcuni casi, i relitti diventano monumenti sottomarini visitati da subacquei e appassionati di storia. Questi luoghi attirano non solo per il fascino del relitto, ma anche per la variegata vita marina che li circonda. I pesci, i coralli e gli altri organismi che popolano i relitti contribuiscono a creare uno spettacolo magico, dove storia e natura si fondono in un’unica narrazione visiva.

Autovetture Fiat 1100 nella stiva del relitto Umbria al largo del Sudan, nel Mar Rosso
Relitto Umbria – Autovetture Fiat 1100 passo lungo, in stiva – 20 mm. – 1 Flash –Wingate Reef – Red Sea – Sudan.

Un equilibrio ritrovato tra metallo e vita

Il processo con cui il mare riprende possesso dei manufatti umani sommersi può essere visto come un ritorno all’equilibrio. Sebbene l’intervento umano lasci spesso tracce visibili e durevoli nel tempo, la natura è capace di adattarsi e trasformare anche gli elementi più estranei al suo ambiente.

Il mare, con il suo potere erosivo e rigenerativo, ci ricorda la sua capacità di assorbire, trasformare e riprendere possesso di ciò che l’uomo abbandona nei suoi fondali.

Interni del relitto Mola’s Wrek con coralli ramificati e gorgonie colorate a Manado, Indonesia
Mola’s Wrek – Interni – 17 mm. – 2 Flash – Manado – Indonesia.

La presenza dei relitti nei mari e negli oceani ci offre una potente metafora della relazione tra uomo e natura: mentre l’umanità lascia le sue impronte, è la natura che, nel lungo periodo, ristabilisce l’ordine e l’armonia, spesso in modi che non ci aspettiamo.

Elica del relitto Mola’s Wrek ricoperta da spugne incrostanti colorate a Manado, Indonesia
Mola’s Wrek – Elica – Spugne incrostanti – 10 mm. Fisheye – 2 Flash – Manado – Indonesia.

Foto e testi di Claudio Ziraldo e Andrea Pivari


TAGfotosub indonesia relitti
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Claudio Ziraldo e Andrea Pivari
Claudio Ziraldo e Andrea Pivari

Claudio Ziraldo: Architetto e istruttore d’immersione CMAS e di fotografia subacquea CMAS. Instructor Trainer Nitrox, Tecnico e Trimix TSA ed inoltre istruttore DAN BLS e Oxygen Provider. Nella sua attività di fotosub ha ottenuto pretigiosi riconoscimenti internazionali. Nel 1987 gli è stato assegnato il GRAND PRIZE NIKON PHOTO CONTEST INTERNATIONAL per una ripresa sottomarina. Nel 1991 ha ottenuto, al Festival Mondiale dell’Immagine Sottomarina di Antibes, le PRIX MONDIAL DU LIVRE D’IMAGE SOUS MARINE, per la realizzazione del volume SOGNI DI LUCE. A Kuala Lumpur (Malaysia) – Celebrate the Sea – Underwater Imagery Festival 2004 – BEST BOOK OF FESTIVAL per il volume IL TEMPO DELLA LUCE. Andrea Pivari: Istruttore CMAS di immersione e di fotografia subacquea, utilizza la fotografia come espressione delle proprie emozioni, impiegando tecniche innovative. Ha ricevuto premi prestigiosi, tra cui il Festival Mondiale dell’Immagine Sottomarina di Antibes, secondo premio nella categoria PORTFOLIO 10 DIA, secondo e terzo premio nella categoria STAMPE A COLORI, due primi premi e un terzo premio nella categoria MONTAGGIO AUDIOVISIVI, titolo di miglior fotografo naturalista italiano (OASIS 2014) e riconoscimenti al Festival Mondiale di Antibes. Vicepresidente di AIDAMA, si dedica alla divulgazione della multivisione artistica con opere premiate come Sinfonia, riconosciuta a Marsiglia e Strasburgo.

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