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Home Articoli Altro Leonardo da Vinci e la subacquea – Intervista col genio

Leonardo da Vinci e la subacquea – Intervista col genio

07/05/2019

Si celebrano in questi giorni i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Ci è costato un po’ raggiungerlo, ma volevamo sentire direttamente dalla sua voce qualche dettaglio riguardo ai suoi legami con la subacquea.

Sappiamo tutti che Leonardo fu uomo capace di esprimersi ad altissimi livelli come scienziato e come artista, capace di dipingere opere eterne come la Gioconda o il Cenacolo, di progettare sistemi di chiuse per canali navigabili, addirittura di progettare a cavallo tra il 1400 e il 1500 delle macchine volanti. Fu scienziato curioso e attento ai fenomeni naturali, e dedicò studi importanti a discipline diversissime come la paleontologia, l’anatomia, la botanica. Fu musicista, scultore, scenografo, inventore, in una parola un genio.

Ma pochi sanno che fu anche uno dei primi a studiare con serietà come mandare l’uomo sott’acqua. E per questo lo abbiamo voluto intervistare su queste pagine.

Già gli antichi greci avevano realizzato delle campane capovolte che consentivano di immergersi, ma con un vistoso limite: la riserva d’aria contenuta nella campana doveva bastare per tutta l’immersione. E quando l’ossigeno contenuto nell’aria finiva? Non abbiamo testimonianze dirette, a quanto ne so…

Leonardo da Vinci e la subacquea – l’intervista

Sentiamo dalla viva voce di Leonardo i dettagli su questa ennesima invenzione.

Leonardo, altri autori avevano già pensato alla soluzione del palombaro, alimentato dalla superficie tramite un tubo che gli portava dalla superficie aria fresca e scaricava all’esterno l’aria espirata, ma diversamente da altri autori suoi contemporanei il suo approccio fu più rigorosamente tecnico-scientifico.

Leonardo da Vinci e la subacquea

E certo! Un sistema di respirazione a tubo singolo, come quello progettato da altri, l’era tutto sbagliato, tutto da rifare, in quanto non consentiva un ricambio effettivo dell’aria. L’aria espirata avrebbe finito per accumularsi nel tubo, ostacolando l’afflusso di quella fresca. Per funzionare, il sistema doveva incanalare aria fresca e aria espirata in due condotti separati.

Allora che ho fatto? Ho usato due tubi, muniti ciascuno di una valvola che ne regola l’apertura e la chiusura. La due valvole sono azionate dalla respirazione ed hanno funzionamento alternato: quando una si apre, l’altra si chiude. In tal modo, con l’inspirazione l’aria fresca può affluire dal primo tubo, mentre con l’espirazione l’aria viziata viene immessa nel secondo e fatta defluire verso l’esterno. Il sistema è mantenuto alla superficie dell’acqua mediante un grosso galleggiante a forma di cupola.

Non solo: i tubi sono collegati fra loro mediante giunti speciali, rinforzati con molle interne di acciaio temperato e rivestiti di una doppia guaina in cuoio, in modo da renderli resistenti alla pressione dell’acqua che potrebbe schiacciarli, interrompendo l’afflusso di aria. E noi non vogliamo che questo accada, giuto?

Leonardo da Vinci e la subacquea

Leonardo da Vinci e la subacquea – un approccio globale

Ma il suo approccio è anche globale, prende in considerazione tutti i problemi legati all’immersione, cercando di prevenirli e risolverli.

L’attrezzatura completa del palombaro prevede una veste (oggi voi direste una muta) con calzoni, giacca e cappuccio; sacchetti di sabbia con funzione di zavorra ed un otre gonfiabile e sgonfiabile per favorire la discesa e la risalita (precursore del GAV, NdR), un coltello per liberarsi, nel caso il subacqueo rimanga impigliato in una rete e perfino dei sacchetti in cui raccogliere eventuali rifiuti organici. E scusate il francesismo, ma il sub dovrà pure fare la pipì.

Va detto per completezza che il palombaro di Leonardo era concepito per utilizzi bellici, per attaccare navi nemiche.

E certo, ai miei tempi lo scienziato doveva considerare chi potesse e volesse finanziare i suoi progetti, ed era più facile rivendere un progetto per squarciare la chiglia delle navi nemiche che uno per il monitoraggio delle praterie di Posidonia… Adesso mi auguro che i tempi siano cambiati…

Il sistema rimase un progetto, elaborato in base alle conoscenze (nulle) sulla fisiologia dell’immersione che si potevano trovare ai tempi di Leonardo, e a quanto ne sappiamo non fu mai messo in praatica.

Secondo voi poteva funzionare? Voi lo avreste provato? Rispondete di seguito.


TAGintervista leonardo scafandro subacquea
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Massimo Boyer

Biologo marino, fotografo sub e scrittore, tour operator, istruttore e guida. Ottimo conoscitore dei fondali Indonesiani. Autore di 4 libri: La fotografia naturalistica subacquea. Tra tecnica, arte e scienza, Scilla. Storia di uno squalo bianco, L'agenda del fotosub. Diventa fotografo subacqueo in 12 mesi, Atlante di flora e fauna del reef e oltre 500 articoli di subacquea. Insegna Fotografia Subacquea all'Università di Genova, collabora con l'Università Politecnica delle Marche e con l'Università di Milano Bicocca. https://rubrica.unige.it/personale/UkJFXVpo

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