Il paguro è un crostaceo davvero singolare, perché il suo lungo addome è completamente nudo, la corazza copre solo la parte anteriore del corpo. Questo lo costringe a cercare la conchiglia vuota di un mollusco gasteropode e utilizzarla come “casa” che porta sempre con sé e alla quale si ancora saldamente con un paio di arti addominali modificati. Quando, crescendo, sarà diventata troppo piccola ne cercherà un’altra più grande e farà un rapido trasloco.
Per riprodursi, il maschio invita la femmina a uscire dalla sua dimora, tirandola con le chele. L’accoppiamento dura solo pochi secondi e poi… ognuno a casa sua! Le uova fecondate saranno trattenute da mamma-paguro fino alla schiusa.
Il paguro Bernardo Dardanus calidus: simbiosi con le attinie
Il paguro Bernardo (Dardanus calidus) è il più classico e grande paguro del Mediterraneo, riconoscibile per il colore rosso e la peluria gialla. Vive in simbiosi con le attinie che lo mimetizzano e proteggono con i loro tentacoli urticanti. In cambio, il paguro gli offre la possibilità di muoversi, quindi di procurarsi il cibo più facilmente, e potranno anche approfittare dei frammenti dei suoi pasti che si disperdono nell’acqua. Sono così importanti che, quando il paguro cambia conchiglia, provvede a trasferirle sulla nuova.

Paguristes eremita: il caratteristico segno viola dei chelipedi
Simile è il paguro eremita (Paguristes eremita) che ha una vistosa macchia viola sul lato interno dei chelipedi (gli arti che portano le chele). Anche questo paguro spesso trasporta attinie oppure spugne (nella foto è dentro la conchiglia di un murice spinoso).
Pagurus anachoretus: il piccolo paguro striato dai colori delicati
Il paguro striato (Pagurus anachoretus) è più piccolo, non supera il centimetro, ma molto grazioso con i suoi occhi celesti e le lunghissime antenne marroni con bande bianche. Questa specie non vive in simbiosi con le attinie e si può osservare sui bassi fondi rocciosi dove si arrampica dappertutto anche sui tubi degli spirografi.

Clibanarius erythropus: il “zamperosse” protagonista della battigia
Il più comune è invece il paguro “zamperosse” (Clibanarius erythropus), un piccolo paguro verdastro con antenne e peduncoli oculari rossi. Quando sulla battigia si sono conchiglie che si muovono state certi che dentro ci sono questi paguri che, naturalmente, cercano di riguadagnare l’acqua. Le onde li rigetteranno indietro più volte e dovranno ricominciare da capo, scavalcando conchiglie, sassi e altri ostacoli, finché qualcuno prenderà l’onda giusta e sarà in salvo. Ogni conchiglia può essere utilizzata come rifugio, eccetto i coni e le cipree che hanno l’apertura troppo stretta, ma le più “gettonate” sono quelle dei murici e di Cerithium vulgatum.

Raduni fuori dall’acqua: un comportamento ancora senza spiegazione chiara
Qualche volta, si osservano decine di questi paguri riuniti sopra i massi fuori dall’acqua. Il significato di questo comportamento non è noto, forse lo fanno semplicemente per scaldarsi al sole. Quando li vedo affannarsi nel tentativo di tornare al mare, non posso esimermi dall’aiutarli, ma a volte sono troppi e nascosti tra altre conchiglie, e mi dico che forse è meglio lasciar stare e non interferire con la natura. Poi però prevale lo spirito e l’entusiasmo che avevo da bambino (ricordo che un giorno raccolsi una manciata di processionarie che stava attraversando la strada… ancora non sapevo dei loro peli urticanti!) e cerco di salvarne il più possibile.
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