Pioniere della subacquea internazionale, Hall of Fame dal 2009, Howard Rosenstein ha legato il proprio nome alla nascita e all’evoluzione della subacquea nel Mar Rosso, nel Mediterraneo e nell’Oceano Indiano. Fondatore di Red Sea Divers, protagonista dell’apertura di Ras Mohamed come primo parco marino egiziano e punto di riferimento per la tutela dei reef, Rosenstein ha attraversato mezzo secolo di storia subacquea tra viaggi, ricerca, diplomazia e imprenditoria.
Dalla California degli anni Sessanta alla fondazione di Fantasea Line, la sua carriera racconta non solo l’esplorazione, ma anche l’impegno per la conservazione marina e il dialogo internazionale.
Intervista a Howard Rosenstein di Renato La Grassa
I primi anni e lo spirito del diving
Ciao Howard, premetto che per me è un grande onore realizzare questa intervista con uno dei più grandi pionieri della subacquea e il primo ad aprire una scuola di immersioni a Sharm El Sheikh. Svelando misteri e tesori nascosti di questo mare meraviglioso sei stato l’apripista di una passione per il Mar Rosso egiziano che ha influenzato intere generazioni di subacquei provenienti da tutto il mondo e che ancora oggi non accenna a spegnersi.

RLG: Da quei tempi pioneristici la subacquea ha vissuto importanti cambiamenti. Quanto di quella prima scuola improvvisata vive ancora nell’anima del diving in Mar Rosso? cosa è andato perso, e cosa invece si è conservato di quello spirito?
HR: Se posso generalizzare, penso che una delle principali differenze sia che oggi il turismo subacqueo è diventato più un’attività commerciale, guidata come qualsiasi altra attività, nel bene e nel male. Agli inizi era un’epoca diversa, con uno spirito diverso. Erano per lo più giovani idealisti, persone che amavano le immersioni e che desideravano davvero condividere il proprio entusiasmo e le proprie esperienze con gli altri. L’ingenuità e l’idealismo sono stati sostituiti da bilanci e rendiconti economici.
Negli ultimi anni, credo che la subacquea tecnica abbia in qualche modo introdotto una nuova dimensione e abbia aperto nuove opportunità di esplorazione. Inoltre, la vasta espansione delle possibilità di viaggio verso destinazioni prima remote ha ampliato in modo esponenziale gli orizzonti del turismo subacqueo.
Diplomazia subacquea e dialogo tra paesi
RLG: Come subacqueo fotografo e collaboratore di Mete Subacque, un importante T.O. leader in Italia per viaggi sub a media e lungo raggio, ho avuto il privilegio di navigare il Mar Rosso egiziano da nord all’estremo sud. Durante una recente crociera, l’armatore che era a bordo mi raccontò di come le immersioni siano servite anche da ponte tra culture e paesi in tensione. Puoi condividere un episodio in cui la subacquea è diventata, magari in modo inatteso, uno strumento di mediazione umana o politica?
HR: Nel 1981, nel pieno del processo di pace tra Israele ed Egitto (gli accordi di Camp David), feci parte di una delegazione bilaterale per discutere il futuro del turismo tra i due paesi. Presentai il caso del turismo subacqueo e della protezione della natura in corso. Tenni una presentazione con diapositive alle due delegazioni al Cairo, chiedendo con forza che venissero mantenute le rigorose politiche di tutela ambientale che gli israeliani avevano introdotto per proteggere i reef del Sinai, in particolare Ras Mohammed.
Ebbi anche l’opportunità di tenere una presentazione sulla subacquea nel Sinai presso il centro culturale dell’Ambasciata Americana, alla quale parteciparono centinaia di subacquei egiziani.
Durante questo incontro conobbi Ayman Taher, pioniere della fotografia subacquea egiziana, e lo invitai come mio ospite presso i Red Sea Divers a Sharm el Sheikh. Questo incontro aprì nuove opportunità di collaborazione tra i due paesi per il turismo subacqueo. Vedi il cablogramma allegato dell’Ambasciata USA al Cairo dopo la sua visita. Nel mio libro dedico un capitolo a questa “Diplomazia Subacquea”.
RLG: Cosa ti ha spinto a scrivere il tuo ultimo libro? Un’esigenza personale di comunicare il tuo passato avventuroso o, piuttosto, di lanciare un messaggio alle nuove generazioni di subacquei?
HR: Probabilmente una combinazione di entrambe le cose. Nel corso della mia carriera subacquea, soprattutto quando dirigevo Red Sea Divers a Sharm negli anni Settanta e Fantasea Cruises, la mia operazione di liveaboard negli anni Ottanta e Novanta, che copriva l’intero Mar Rosso e l’atollo di Aldabra alle Seychelles, mi è stato costantemente detto che avrei dovuto scrivere un libro sulle mie avventure. Ascoltavo questi suggerimenti e mi facevano piacere, ma ero semplicemente troppo impegnato a gestire le mie attività subacquee, inclusa la mia azienda di fotografia subacquea Fantasea Line, per sedermi e mettere per iscritto le mie esperienze di pioniere del turismo subacqueo. Solo durante il periodo del Covid, a partire dal 2020 fino al 2022, ho finalmente avuto il tempo di sedermi e mettere su carta almeno il primo decennio delle mie memorie subacquee.

Resilienza e pressioni sul Mar Rosso
RLG: Seppure studi recenti studi indicano una buona resilienza del Mar Rosso al cambiamento climatico e altri agenti sfavorevoli, è innegabile che soprattutto nell’area meridionale si stia assistendo a una evidente riduzione della fauna di barriera e del pelagico, per non parlare della mancanza di colore delle grandi distese di alcionari. Cosa ne pensi in proposito?
HR: Certo, penso che sia terribile; il degrado delle barriere coralline a livello mondiale è ben noto, in gran parte grazie alla mia cara amica la dottoressa Sylvia Earle, che ha avuto la gentilezza di scrivere la prefazione al mio libro. Il sud del Mar Rosso, per la sua vicinanza all’Oceano Indiano e al Golfo Persico, ha subito un impatto maggiore, ma anche la resilienza dei coralli del Mar Rosso settentrionale è stata messa alla prova dai primi segnali di sbiancamento.
Ovviamente entrano in gioco anche altri fattori, come il riscaldamento globale, lo sviluppo turistico incontrollato, con un aumento enorme del numero di subacquei, barche, hotel e così via. Ricordo che, agli inizi delle immersioni nel Sinai, c’erano moltissimi squali e grandi specie pelagiche lungo le barriere costiere; oggi, credo che sia diventato un avvistamento relativamente raro, a meno di immergersi nelle aree più remote, lontano dalla folla.

Aldabra e l’Oceano Indiano
RLG: C’è un luogo meno conosciuto, anche non raccontato nel tuo ultimo libro, ma per te più significativo del Mar Rosso? E perché?
HR:Negli anni Novanta abbiamo avuto l’opportunità di esplorare e sviluppare un programma di turismo subacqueo con la nostra Fantasea 2 (oggi Pelagian presso il Wakatobi Resort), una liveaboard che operava nel remoto gruppo di atolli di Aldabra, appartenenti alle Seychelles. Anche in questa occasione ci siamo trovati a fare esplorazione pionieristica, e alcuni dei reef al largo di Aldabra, Astove, Cosmeledo e delle isole Assumption erano tra le acque più intatte e ricche in cui abbia mai immerso.
RLG: Hai condiviso avventure con leggende della subacquea come David Doubilet. C’è un incontro particolare che vorresti raccontarci e quale lezione ti ha lasciato?
HR: Ho avuto la fortuna di immergermi con molti dei grandi pionieri della nostra industria subacquea: la dottoressa Eugenie Clark, la dottoressa Sylvia Earle, Hans Hass, Bruno Vailati, Stan Waterman e molti altri. Forse l’esperienza più importante nei primi anni della mia carriera è stata guidare una spedizione di National Geographic ai reef del Sinai (articolo di copertina, settembre 1975), guidata da Genie Clark e fotografata da David Doubilet al suo primo incarico per National Geographic. Genie, la “Shark Lady”, è diventata la mia mentore e una cara amica per oltre quarant’anni. David mi ha introdotto alla fotografia subacquea, che è poi diventata la mia passione e infine la mia professione (Fantasea Line).
Nel 1974, quando la spedizione National Geographic arrivò a Sharm, fu la prima esposizione mediatica di massa per la nostra attività Red Sea Divers e contribuì in modo significativo a portare i reef del Sinai e la nostra attività all’attenzione internazionale. Dopo la pubblicazione dell’articolo nel 1975, ci fu un interesse molto maggiore a immergersi con noi.
RLG: Con la tua esperienza, se oggi dovessi scegliere un solo valore da trasmettere a un giovane subacqueo in formazione, quale sarebbe?”
HR: Prima di tutto, essere protettivi verso la natura e la bellezza che si osserva sott’acqua. Diventare un buon subacqueo, attento alla sicurezza. Conoscere la vita marina per vivere un’esperienza subacquea più ricca e gratificante. Personalmente credo che dedicarsi alla fotografia subacquea sia un’attività meravigliosa per i subacquei. Rende più attenti, più competenti e aiuta a conservare i tanti momenti straordinari che si vivono durante le immersioni.

La nuova edizione del libro: “Treasures, Shipwrecks and the Dawn of Red Sea Diving”
Con prefazioni di Sylvia Earle e David Doubilet
L’ultima opera di Howard Rosenstein ripercorre l’epoca d’oro della subacquea nel Mar Rosso, intrecciando avventure personali, scoperte storiche e incontri con personaggi iconici della scienza e della fotografia subacquea. Il libro racconta la trasformazione di una scuola improvvisata in un vagone ferroviario a Sharm El Sheikh in uno dei poli mondiali della subacquea, documentando l’arrivo del turismo, le esplorazioni con National Geographic e i retroscena dei grandi cambiamenti politici dell’area.
L’edizione ampliata presenta oltre 200 fotografie originali (sopra e sotto il livello del mare), molte firmate da David Doubilet, e un testo arricchito e aggiornato. Il racconto attraversa relitti leggendari, scoperte archeologiche, la nascita della diplomazia “subacquea” e la tutela dei reef di Ras Mohamed, offrendo uno sguardo privilegiato sulla storia recente della regione e sulla forza di una passione che ha ispirato generazioni di subacquei.
Il libro è disponibile in inglese sia in edizione cartacea che digitale sul sito dedicato dell’autore www.olympusdive.com, sul sito dell’editore www.divedup.com e presso i principali rivenditori internazionali come Amazon.
Video promo del libro: “Treasures, Shipwrecks and the Dawn of Red Sea Diving”
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