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Home Articoli Immersioni Immersioni nella Tonnarella dell’Area Marina Protetta di Portofino
tonnara-portofino

Immersioni nella Tonnarella dell’Area Marina Protetta di Portofino

13/07/2010

La rete della “Tonnarella” da centinaia di anni viene sempre calata nello stesso punto della costa tra Camogli e Punta Chiappa. Fin dall’origine è salpata a mano e le maglie in filato di cocco oltre ad inzupparsi di acqua di mare raccolgono il sudore e la fatica dei tonnarotti . Tutto è invariato mentre intorno il mondo evolve. A terra una delle fasi più affascinanti da seguire prima della messa in opera, è la tinteggiatura della porzione di rete a maglia fine. Lo si fa nel grande calderone, incastonato come un diamante nel molo. Acqua bollente e colorante sapientemente rimestati tingono di rosso scuro o nero la “camera della morte”.


Tonnarella, il percorso del pesce

La nuvola di vapore che sale dal pentolone offusca le figure che vi lavorano attorno. Ciò che rimane nitido negli occhi di chi osserva sono le mani dei pescatori che grondando d’acqua, si colorano e diventano scure come la rete. In mare immergersi nella Tonnarella è come oltrepassare una linea di confine, effettuare un balzo a ritroso nel tempo vecchio quanto il fondale che l’Area Marina Protetta di Portofino tutela. E’ documentato che esistesse già dal 1600. Per la precisione le prime notizie della Tonnarella di Camogli , che si differenzia dalla Tonnara propriamente detta perché non avviene la mattanza, risalgono al 1603 . A quegli anni si rifà un Decreto del Magistrato dei Censori il quale stabiliva la divisione tra Recco e Camogli dei tonni pescati. Unità di misura in queste spartizioni era il “rubo”, un rubo corrispondeva a otto chilogrammi. Ad esaltare il fascino dell’immersione nella camera di pesca sono le sbiadite fotografie che in bianco e nero campeggiano sulle pareti dei caratteristici bar del porto. Attestano di catture memorabili avvenute nel secolo scorso. Squali bianchi, testuggini marine grandi come una “Cinquecento”, tonni da oltre trecento chilogrammi, mante. Prede singolari a cui è stato dato l’onore di essere passate per il gancio della storica gru a mano della calata.

Anche un pesce re ( Lampris guttatus ) dal coloratissimo rosso scarlatto capace di arrivare ai due metri di lunghezza è caduto nella trappola tesa dall’uomo e più di recente uno squalo volpe ed una mobula. Fatti straordinari naturalmente. Attualmente le prede con cui maggiormente si può imbattere il sub sono banchi di palamite e soprattutto nel periodo di passo di ricciole e le leccie. Non mancano mai i pesci luna. Certamente potrebbe sembrare cinico parlare di una spettacolare esperienza quella che per altri diventa una resa.
L’esperienza di una “levata” va vissuta come l’ultimo atto della continua e rinnovata sfida che da tempi immemorabili avviene tra l’uomo ed il pesce. In questo caso addirittura senza l’intervento della tecnologia .

Non a caso la pesca con la Tonnarella rappresenta tutt’ora uno dei sistemi più selettivi. Il pesce non è ferito e se non commestibile o sottomisura viene prontamente liberato, felice di ritornare a guizzare tra flutti e schiuma. Ma soprattutto non sempre cade nella rete ! Quando Roberto Bacigalupi della B&B Diving Center di Camogli mi ha invitato con altri sub a “fare un tuffo” nella Tonnarella ,non ho potuto fare a meno di accettare con grande entusiasmo ed emozione. In altre occasioni avevo seguito la chiusura della “camera della morte” : da sopra la barca, con pinne e maschera in superficie, mai in immersione dall’interno. Occorre nuotare con diligenza ed attenzione, ma soprattutto rispetto della condotta. Valore aggiunto dell’immersione è che essa avviene durante la “levata” , quando cioè la camera della morte viene salpata.

L’ operazione una volta avviata non può più essere interrotta dai pescatori. Per questo cerco di star lucido e non farmi travolgere dall’emozione. Seguo Roberto. Sono stato informato che c’è un fitto banco di  pesci luna ed una trentina di ricciole. Scendo lungo il lato della rete , la visibilità non è ottima, ma comunque accettabile. Mi scruto intorno ma non riesco ancora a vedere nulla. Allora mi muovo verso il centro e rimango immobile a mezz’acqua. Roberto a pochi metri da me riprende con la videocamera. Occorre un pizzico di fortuna per trasformare una giornata di per se favolosa , in una indimenticabile. Può accadere di tutto, nulla è scontato; e già questo fa capire perché l’immersione nella Tonnarella sia unica . “ I pesci ci sono però, così mi hanno detto e se me lo hanno detto ci devono essere “ , penso! In superficie i tonnarotti hanno iniziato a salpare la rete, il sacco si stringe e Roberto si avvicina a me facendomi cenno di guardare di fronte a noi.
Probabilmente lui li ha già visti, gli occhi gli brillano di gioia. Ora anch’io inizio a vedere la sagoma dei pesci luna .


Tonnarella, immersi nei pesci luna

Ce n’è una infinità…mai visti così tanti ! Siamo completamente avvolti , circondati dal loro nuoto caracollante. Mi vengono incontro, mi passano vicino e poi mi scartano. Qualcuno proprio all’ultimo momento! Mi stupisce però che il loro nuoto è tranquillo, mi aspettavo fossero nel panico, ma niente. Meglio così riesco a fotografarli con maggior semplicità. Ciò che invece inizia a saettarci intorno sono le ricciole, sentono di essere in trappola.

 
A sinistra: primo piano del pesce luna A destra: ricciole

Nuotano velocemente in maniera sempre più vorticosa mentre la rete inesorabilmente si stringe. Passano come dardi o pochi metri da noi, ad ogni giro sempre più compatte. I pesci luna invece, malgrado ormai le pareti della rete siano quasi a contatto continuano a tenere la solita impassibile, distaccata, flemma. Come se sapessero che da li a poco saranno rimessi nuovamente in libertà , per cui perché affannarsi tanto ? Siamo quasi al termine, il tempo a mia disposizione è volato via, da sott’acqua vedo già gli scafi della “poltrona” e quello “dell’asino” che si vengono incontro.


Tonnarella, chiusura della rete

Nella rete c’è , come dice Simone Gambazza ( Presidente della Cooperativa Pescatori) “ un invexendu” terrificante. Il girare vorticoso delle ricciole infastidisce il mite carattere dei luna, che prendono a sbattete  l’un con l’altro. Colpi di coda, musate nella rete! Il rischio costante di essere investito si fa via-via sempre più concreto. Ma non importa, non me ne andrei più, rapito dall’avidità di fare ancora uno scatto. Ma per me, Roberto il resto del gruppetto , pesci luna e ricciole, non c’è più posto, qualcuno è di troppo e chi deve uscire lo potete chiaramente immaginare.


Tonnarella, inizia la levata del pesce

Pochi istanti prima che la rete sia salpata riemergiamo, e  avvicinandomi voglio vedere concludere una esperienza che mi rimarrà per sempre negli occhi e nella memoria. Con entusiasmo ho vissuto per un giorno il ritorno al passato , partecipando come comparsa ad un confronto che da oltre quattrocento anni si rinnova ciclicamente. Da ambo le parti c’è in gioco l’astuzia e la sopravvivenza ed a volte questa premia proprio la preda. Per cui se capiterà a qualcuno di fare immersione e trovare pochi pesci luna che nuotano pigramente, beh allora può gioire perché per quel giorno il pesce è stato più furbo dell’uomo!

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


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Adriano Penco
Adriano Penco

Adriano Penco ha iniziato il suo percorso subacqueo come istruttore e direttore di diving center, per poi dedicarsi alla fotografia subacquea e al giornalismo. In oltre trent’anni di attività, ha realizzato reportage fotogiornalistici in numerosi mari del mondo, pubblicati su riviste di rilievo internazionale nei settori della subacquea e dei viaggi. Fotografo pluripremiato, è stato più volte protagonista di documentari e programmi televisivi che ne hanno messo in luce l’impegno per la valorizzazione dei fondali marini. La sua ricerca artistica, focalizzata sulla fotografia digitale e sul bianco e nero, esplora la luce e la composizione come strumenti per evocare emozioni e raccontare storie. Attualmente è Direttore della Collana GuideSub per Magenes Editoriali e organizza workshop di fotografia subacquea, trattando la fotografia come arte e percezione visiva. “Le mie radici sono in terra, i miei rami affondano in mare” è la frase che meglio rappresenta il suo legame con l’acqua e la sua passione per l’immagine.

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