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Storie di mare: mare d’autunno

01/01/1970

Autore: Francesco Turano

Il mare è calmo. L’estate è appena finita e sulla spiaggia i resti di ombrelloni abbandonati e pezzi di giochi che sembra abbiano ancora le impronte dei bimbi che li hanno utilizzati poco tempo fa sanno solo di incuria: sono il segno che ancora una volta genitori distratti vivono il mare poco e male e lasciano tracce indelebili, insegnando poco o nulla alle generazioni future. Il mare si riprende lentamente il suo spazio, fin dove può; non ce la fa infatti contro plastica ed altri materiali, purtroppo inattaccabili. Anche i corpi morti e i rispettivi galleggianti sono ancora al loro posto, in memoria di ormeggi della trascorsa stagione, fermi in attesa della prima mareggiata che li travolga. In quest’atmosfera apparentemente triste se si pensa all’impatto dell’uomo, vedo positivo; vedo il mare riprendere fiato: l’acqua è calma e pulita, come felice. Il mare conosce chi non lo aggredisce e mi accoglie mentre mi preparo ad indossare maschera e pinne per fare una nuotata sotto il pelo dell’acqua e vedere un po’ come vanno le cose sui fondali dello Jonio meridionale della mia regione, la Calabria. La trasparenza è unica, la temperatura mite al punto da rendere l’acqua avvolgente e piacevole a quest’ora del pomeriggio. L’azzurro predomina, in un ambiente fatto prevalentemente di sabbia, e mi sento invaso da una travolgente sensazione di pace e relax: il mare sa offrire emozioni stupende.


Medusa cassiopea con “giostra” di pesciolini

Nuoto lasciando ondulare le pinne con movimenti accennati e un metro alla volta raggiungo il relitto di un corpo morto in cemento, con relativa catena e galleggiante. Due mesi son stati sufficienti a questo insignificante substrato per diventare oasi di vita: la pietra è ora abitata da un giovane polpo mentre la cima, che tiene annodata la catena, è supporto per un grappolo di uova di seppia. La catena vera e propria è invece colonizzata da diversi idrozoi, celenterati che con le loro morbide fattezze si spostano da un lato e dall’altro come piumini in balia d’un soffio di vento a singhiozzo.


Corpo morto con cesta di lavatrice, substrato per la deposizione di uova di seppia

Sotto il galleggiante, invece, sono nate le alghe e, in quella poca ombra, danzano un gruppetto di giovani carangidi, allegri e veloci come sempre, affettuosi tanto da saltarti addosso (in realtà sono mossi da un’irresistibile curiosità). La vita nel mare, anche in poco spazio, cerca di farcela. Una dimensione autunnale pacata ha già preso il sopravvento e, sotto un vecchio canotto abbandonato, dei pesci più scuri cercano di rifugiarsi da tutto e da tutti: sono giovani e bellissimi pesci balestra, sono i piccoli che da poco hanno iniziato la loro avventura in Mediterraneo, cercando scampo all’ombra di oggetti galleggianti traspostati da onde e correnti. La loro livrea è stupenda: i più piccoli sono scurissimi mentre quelli che hanno il diametro di una moneta da un euro hanno già un fitto reticolo di macchie e linee azzurre, su tinta di fondo ora marrone scuro ora grigia, secondo lo stato emotivo. Che meraviglia osservare i giovani balestra e i giovani carangidi: la loro ingenuità e la loro ancora scarsa esperienza mi fa pensare al gioco: si, sembra quasi che, come cuccioli, stiano giocando, completamente ignari del pericolo, completamente ignari della loro sorte che spesso li rende facili prede. Ma alcuni di loro ce la faranno e diventeranno adulti.


… potrebbe sembrare di nuotare in una vuota piscina dal fondo di sabbia

Mi godo il mare e i suoi toni di azzurro, a tratti spezzato da grandi meduse dal fascino unico. In autunno passano le cassiopee, meduse non urticanti per l’uomo, dai colori sgargianti che variano dall’arancio che sfuma nel giallo dell’ombrella, al bianco puntinato di viola dei tozzi tentacoli. Tra questi e l’ombrella, in spazi cavi che ricordano vagamente la struttura di un cavolfiore, si rifugiano gli stessi carangidi che avevo visto sotto il galleggiante del corpo morto, ma un po’ più piccoli, insieme a giovani pesci pilota e a volte qualche sugarello. La “giostra” di pesciolini che si muovono sotto la protezione della medusa è una delle cose che amo di più osservare: mi entusiasma, è coinvolgente, ed è una scena bella e difficile da fotografare, sempre che si voglia cercare di documentare l’essenza di una scena ed il suo vero significato, senza limitarsi soltanto alla pura e semplice documentazione.


Cassiopea con un solo ospite, un giovane carangide

Il fondo di sabbia del litorale jonico aumenta il valore delle sfumature di azzurro del mondo sommerso dell’immediato sottocosta, tinte morbide e avvolgenti, comunque fredde e fortemente contrastanti con i caldi colori di queste incantevoli meduse. L’animo è inebriato: basta poco e talvolta non è neanche necessario immergersi con le bombole e tuffarsi nel turchino con una scorta d’aria al seguito. Basta saper guardare e godere del mare, della sua vita, dei suoi cicli; e la “giostra” delle cassiopee è qualcosa da non perdere, da studiare, da guardare più volte. Un momento di vita importante per alcuni pesci, che dobbiamo ammirare per capire che non dobbiamo inquinare, che non dobbiamo continuare a sbagliare.


Giovane esemplare di pesce balestra

Le pinne ondeggiano lente e continuano a spostarmi da un punto all’altro della superficie di questo specchio d’acqua che ho scelto di esplorare questa sera. Gli incontri son tanti, anche se a prima vista potrebbe sembrare di nuotare in una vuota piscina dal fondo di sabbia. Tenendo lo sguardo alto, con il collo che duole per la posizione innaturale necessaria per guardare appena sotto la superficie, vedo lunghe e argentate aguglie nuotare flessuose; con guizzi molto rapidi sfilano anche piccoli esemplari di leccia stella, pesci curiosi per l’incredibile coda a “V” che gli consente movimenti scattanti, come sovente accade tra i familiari dei carangidi. Arrivano, ti osservano, virano e scappano; poi tornano, poi scappano di nuovo. L’importante è non seguirle; se le segui lo sentono, e scompaiono. La frenesia del nuoto, che contraddistingue questi pesci e li caratterizza sin dalla tenera età, quando ancora si muovono soltanto tra i tentacoli di una medusa, è affascinante: è il primo passo verso il nuoto veloce necessario per frequentare il mare aperto, necessario per sfuggire ai predatori… La natura, quanto è grande. Ho goduto abbastanza di questo pomeriggio d’inizio autunno e mi avvio verso riva sereno. Un giorno, spero, mostrerò tutto questo a mio figlio.


Foto a sinistra: un subacqueo osserva una medusa in apnea
Foto a destra: idrozoi, piumini del mare

Intanto, uscito dall’acqua, tolgo la maschera e le pinne e, con il tutto in mano come un ragazzino alle sue prime esperienze, mi soffermo un attimo sul bagnasciuga. Il mare vuol salutarmi e mi offre ancora uno spettacolo: le aguglie, che prima avevo intravisto, adesso iniziano a saltare fuor d’acqua, a gruppi, sincronizzate.


Apnea al crepuscolo: un mare di emozioni…

Ora in un senso ora nell’altro, con intervalli brevi, le aguglie saltano ancora. Ma d’improvviso capisco il perché: sono inseguite da lampughe, veloci forse più di loro, lampughe a caccia, in preda alla frenesia. Che emozione… Ma ci son pesci ovunque: moltissime alici fremono sotto la superficie lasciando il segno evidente della loro presenza, il mare sembra ribollire. Lo sguardo si muove attento lungo l’immensa distesa celeste illuminata dagli ultimi raggi del sole, ormai pronto a nascondersi all’orizzonte, dietro il grande vulcano siciliano. Le alici saltano insieme, numerose, poi di nuovo le aguglie: la mente prova a immaginare cosa accade sott’acqua e per una volta mi muovo solo col pensiero, senza fotocamera. Non sono solo lampughe a cacciare quei pesci; c’è qualcosa che a sua volta insegue le lampughe… ma sono delfini!


Il delfino, predatore voracissimo, incontro eccezionale lungo costa

Mammiferi eleganti, al tramonto, che cercano cibo e trovano ancora abbondanza, forse, spero… I delfini: che bello. Un brivido percorre il mio corpo ma non è solo il fresco della sera: è una grande emozione, la più grande di tutte. Qualche lacrima segna il mio volto, non riesco a resistere.

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


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