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Home Articoli Immersione con Rebreather sotto i ghiacci

Immersione con Rebreather sotto i ghiacci

06/12/2003

Autore: Claudio Corti

23 Febbraio 2002

La mia immersione era programmata al sabato verso metà giornata.
Aspettando il mio turno vedo che, appena sceso il primo sub nella buca aperta nello strato gelato la superficie dell’acqua tende a formare subito un sottile strato di ghiaccio che viene frantumato in tante piccole schegge dalle bolle d’aria, poi con la discesa di altri subacquei in acqua, per cui le bolle che risalivano verso la superficie aumentavano in modo considerevole e con l’alzarsi del sole e l’aumentare della temperatura esterna, il fenomeno non poteva più verificarsi.

Noto che quasi tutti i partecipanti all’immersione usano mute stagne, ma nonostante io mi sia immerso con una semplice muta umida da 8 millimetri in due pezzi e senza cerniera non ho avvertito il minimo freddo.

Quest’anno per me lo scopo dell’immersione è stato quello di testare il funzionamento del rebreather Azimuth, apparecchio S.C.R. con il quale la Trimix Scuba Association effettua i suoi corsi di basso e alto fondale, alle bassissime temperature.

Come gli appassionati di rebreather infatti sanno, uno dei punti più importanti per il buon funzionamento di un apparato a ricircolo di gas come questo è il buon funzionamento del filtro della calce sodata.


E’ infatti risaputo che l’efficacia dell’azione di fissaggio della CO2 diminuisce col diminuire della temperatura.
Se il filtro dell’apparato non è efficiente diverrebbe impossibile immergersi in condizioni così estreme come queste.

La ditta produttrice del rebreather aveva già in precedenza effettuato tutti i test necessari sino alla temperatura di 2,6 gradi centigradi, ma un test pratico mancava ancora.

Quale migliore occasione allora se non quella di andare a ritrovare degli amici del Sub Valtellina ed approfittarne per effettuare una immersione in acque così gelide che in Italia non è sicuramente possibile trovare di più fredde.

Devo ammettere che effettivamente l’assorbimento della CO2 è stato perfetto per tutta la durata dell’immersione ed io non ho mai avvertivo problemi di respirazione.

Anzi il vantaggio di respirare del gas ricircolato, e quindi molto più caldo di quello proveniente dai comuni erogatori, in questo tipo di situazione si fa sentire veramente, e devo dire che nonostante io fossi immerso con sola la muta umida alla fine dell’immersione avevo molto meno freddo dei miei compagni che invece respiravano in circuito aperto.
Sull’Azimuth che sto usando inoltre sono montati due primi stadi e due secondi stadi, non ho avuto il minimo problema di ghiaccio agli erogatori od ai passaggi calibrati di gas del rebreather, nessuna parte dell’apparato ha mai mostrato di poter fare ghiaccio, cosa invece capitata agli erogatori anche di marche blasonate utilizzati dai sommozzatori in circuito aperto.

Riemergo e ritorno sott’acqua molte volte, per meglio operare coi flash e le macchine fotografiche, scattiamo infatti alcune foto con la Nikonos: nonostante questo mio modo di operare, che a quelle bassissime temperature è micidiale per ogni erogatore, anche i più blasonati, il mio rebreather non gela e continua a funzionare alla perfezione sino alla fine dell’immersione.


Io ho già fatto molte immersioni sotto i ghiacci del lago Palù, la prima volta se ben ricordo fu nei primi anni ’70 invitato da uno dei primi subacquei di Sondrio, il mitico Eudo Dordi, che fu poi tra i fondatori del "Sub Valtellina".

Ciononostante ogni volta mi meraviglio dello spettacolo che mi appare sott’acqua, quando guardando verso il fondo del lago o lateralmente alla buca si nota un buio quasi totale, mentre se si scende verso il fondo e si alza lo sguardo verso la superficie si viene abbagliati da una luce accecante che come una lama fende le scure acque del lago penetrando dalla ferita aperta nella coltre ghiacciata che ricopre queste acque.

La neve che ricopre il ghiaccio ferma i raggi luminosi ed appena il sub si allontana dall’apertura praticata artificialmente si trova come in una immersione notturna: viste da lontano le buche aperte nel manto di ghiaccio e neve mi appaiono sempre come nella mia prima immersione di ormai molti anni orsono: finestre spalancate sul cielo.

Claudio Corti

Ringraziando Claudio Corti per l’articolo vi invitiamo a visitare il sito della TSA

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


TAGghiacci immersione immersioni rebreather sotto
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