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Home Articoli Immersioni Il relitto del Nasello a Cala Gonone

Il relitto del Nasello a Cala Gonone

29/12/2015

Testo Gabriele Paparo – Foto Stefano D’Urso

L’estate tarda ad arrivare sebbene siamo ormai a metà Maggio…. A oggi sono state ancora poche le giornate che il tempo ci ha concesso per goderci qualche bella immersione. Anche questa domenica le condizioni non sono delle migliori ma decidiamo di non rinunciare: da troppo tempo abbiamo pianificato una visita al relitto del Nasello che è stato di recente  oggetto di un intervento di bonifica da ordigni da parte dei reparti subacquei della Marina Militare operanti in Sardegna.

L’idea nasce proprio  dopo un  tuffo effettuato Sabato a Santa Teresa di Gallura, con il Maestrale che soffia moderato… ma intensificandosi sempre di più. Contattiamo dunque l’amico Fabio di Cala Gonone, località che si trova a ridosso appunto dai venti provenienti dai quadranti nord-occidentali, e fissiamo l’appuntamento per il giorno successivo: alle 10 saremo sul posto pronti per l’uscita.

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La sera stessa dunque, dopo il risciacquo delle attrezzature, ricomincia l’iter della preparazione per la successiva immersione: assemblaggio dei rebreathers, preparazione dei materiali per le fotografie, ricarica dello scooter, ecc. Al mattino seguente saranno solo gli ultimi ritocchi a precedere l’immersione.

Come ci si aspettava le condizioni sono sì di cielo sereno e tiepida temperatura esterna ma anche di vento abbastanza intenso, che ci “costringe” ad una piacevole navigazione sotto costa fino alla bellissima  spiaggia di Cala Luna, per poi uscire a largo,  verso la batimetrica dei 32-33mt, per trovare il relitto già pedagnato in precedenza (condizione importante proprio per potervi fare immersione serenamente ed in sicurezza anche con questo meteo).

nasello7

Qui il vento si sente di più ma in ogni caso il mare non disturba particolarmente: la vicinanza alla costa e quindi l’assenza di un fetch adeguato fa si che non si formino onde particolarmente alte, tali da ostacolare le fasi di vestizione ed ingresso in acqua.

Fabio ha altri clienti in barca: optiamo quindi per la suddivisione in 2 gruppi diversi per velocizzare le fasi di ingresso in acqua e per sfruttare al meglio la buona visibilità iniziale per le fotografie; Io, Fabio, Stefano e Daniela siamo dunque i primi a scendere… ci seguirà a breve un secondo gruppo  di 3 subacquei che incontreremo solo più tardi sul relitto.

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IL RELITTO

Il Nasello, che nasce come peschereccio con propulsione a vapore, costruito ad Amburgo nel 1924; era una nave lunga 45mt per 7,5mt di larghezza e con un dislocamento totale di poco superiore alle 300 tonnellate. Venne ordinato da una ditta di pesca romana e cambiò alcuni proprietari prima di partecipare alla campagna in Africa Orientale (nel 1935); Mancavano solo 4 giorni alla dichiarazione di guerra dell’Italia quando il peschereccio venne requisito nel porto di Bari per essere immesso,con il nome F67,nel naviglio ausiliario della Regia Marina;Venne armato con delle mitragliatrici per autodifesa e con delle bombe di profondità per espletare servizi di pattugliamento costieri anti-sommergibile. Probabilmente non è durante uno dei suoi pattugliamenti, ma durante una navigazione tra Olbia e Cagliari, che la mattina del 3 Aprile del 1943 la nave viene avvistata dal sommergibile inglese “Safari”, noto in queste acque per la quantità di missioni effettuate… purtroppo per noi Italiani con notevole successo!Il suo Comandante infatti è il capace Bryant, tra i più giovani Comandanti di sommergibili della flotta britannica. Da valido ufficiale quale è,dopo l’osservazione ed identificazione dell’unità,le sue valutazioni tattiche lo portano a pensare che sia addirittura “sprecato” usare anche solo uno dei preziosi siluri imbarcati per attaccare la piccola unità e opta dunque per una emersione ed un attacco si superficie con l’artiglieria di bordo, forse convinto che la piccola unità non avrebbe avuto tempo/modo per rispondere efficacemente al fuoco e sicuro che in quel luogo, con una costa così frastagliata ed a strapiombo sul mare, non potessero operare le batterie costiere né un tempestivo supporto aereo dell’Asse.

nasello2

Ancora una volta, infatti, le valutazioni del Comandante e del suo staff risultano corrette: la nave sotto attacco tenta una debole difesa, ma soprattutto cerca di effettuare manovre evasive quanto più efficaci possibili, pur potendo contare solo su propulsione e governo certamente non particolarmente reattivi, e dopo poco tempo viene, aimè, messa fuori combattimento dai precisi colpi di cannone che vanno a segno creando falle ed incendi a bordo del Nasello. Nonostante un iniziale problema al cannone del Safari, gli inglesi esplodono contro la nave nemica ben 54 colpi, molti dei quali vanno a segno anche perché la nave, ormai priva di propulsione, è in balia del mare ed il suo equipaggio si sta mettendo in salvo sulle scialuppe.

Probabilmente l’equipaggio non ha neanche fatto in tempo a sganciare le tanto  temute dai sommergibilisti “bombe di profondità” per far desistere il Safari dal suo attacco, cercando piuttosto di mettersi in salvo quando la situazione era ormai irreparabile; La nave gravemente danneggiata, dunque, inesorabilmente affonda; Fortunatamente sono molto vicini alla costa e questo aspetto evita un grande numero di vittime.

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Il relitto è oggi adagiato sul suo lato sinistro su un fondale di 33mt e si innalza fino ai 27mt, poco a sud del porticciolo di Cala Gonone a circa 1,5 miglia dalla costa, in una zona caratterizzata da buona visibilità. Purtroppo i duri colpi subiti durante l’attacco ed i quasi 70 anni trascorsi in immersione (in una zona di basso fondale quindi soggetta ad effetto di moto ondoso e correnti) non sono passati indenni: la prua è integra (e le ancore ancora nelle rispettive cubie)  ma  il centro nave è molto deteriorato; la zona di poppa, anch’essa abbastanza integra, permette una piccola penetrazione in un locale della sala macchine particolarmente suggestivo per gli scorci di luce (lo scafo ha un piccolo squarcio in quel punto) e per la fauna che è possibile incontrare (spesso un grosso gronco). La zona più deteriorata del centro nave mette in luce la grande caldaia, un grosso argano poggiato sulla sabbia, parte del fumaiolo e … incredibile ma vero… il telegrafo di macchine con ancora una parte della sua catena! Se si osserva questa zona dal lato opposto (ovvero tra la chiglia ed il fondale marino) è possibile scorgere un grosso astice che di tanto in tanto mette da parte la sua timidezza (o paura!?) per farsi notare dai sub. Non sono pochi gli scorci fotografici interessanti nelle varie aree, compresa la poppa dove risulta ancora visibile il grande timone ed una pala dell’elica che esce completamente dalla sabbia. Proprio in questa zona fino a poco tempo fa erano presenti altri manufatti appartenenti al relitto, tanto “interessanti” quanto “pericolosi” se trattati in modo inappropriato: si trattava di parte dell’armamento  della nave ovvero le “BTG – Bombe Torpedine a Getto”, comunemente note come bombe di profondità o antisommergibile (quelle appunto non sganciate durante le fasi della battaglia navale).

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Alcune semisommerse dalla sabbia fuori dalla coperta nei pressi della poppa, altre ancora incastrate sui binari di sgancio, questi ordigni erano rimasti quasi invisibili agli occhi dei molti subacquei sportivi che si sono immersi su questo relitto nel corso degli anni. È solo riguardando con calma e lucidità alcune foto che l’amico Fabio, confrontandole con foto storiche delle navi della seconda guerra mondiale, inizia a scorgere qualche similitudine tra gli ordigni visti nelle foto d’epoca e quei goffi cilindri di ferro, simili a bombole del gas o boiler per acqua calda; il sospetto si concretizza e decide di segnalare il tutto al locale ufficio della Capitaneria di Porto per richiedere un parere tecnico agli esperti del settore ovvero i Palombari/Artificieri della Marina Militare che hanno un loro Nucleo sull’isola di La Maddalena, a poche ore di distanza. Con contatti diretti tra questi enti e l’invio delle foto vengono sfumati tutti i dubbi: quei cilindri sono degli ordigni che contengono più di 50Kg di tritolo ciascuno!

L’intervento del nucleo S.D.A.I. (Siminamento Difesa Anti-mezzi Insidiosi) della Marina Militare avviene poche settimane dopo,  anche a causa delle pessime condimeteo del mese di Febbraio. In soli 4 giorni di lavoro viene ispezionato il relitto e il fondale nelle immediate vicinanze e vengono identificati e rimossi ben 5 BTG le quali saranno successivamente distrutte.

Chiaramente il periodo intercorso tra il rinvenimento degli ordigni e il completamento del lavoro è stato caratterizzato da un divieto di immersioni e ormeggio nella zona; il relitto è dunque ora nuovamente visitabile da parte dei subacquei sportivi in tutta sicurezza ma le BTG restano però visibili solo nelle foto ricordo  di Fabio!

L’IMMERSIONE

La quota alla quale si trova il Nasello (tra i 27 ed i 33mt al massimo) si presta per poter apprezzare molto bene i vantaggi delle miscele Nitrox; sebbene la quota non sia tale da preoccupare per gli effetti narcotici dell’aria, il nitrox oltre i 30 mt si fa apprezzare moltissimo per il tempo di non decompressione prolungato rispetto all’aria. Il relitto non è certo enorme ma poter contare su 10-15  minuti in più di tempo di fondo in curva di sicurezza permette di osservarne ogni particolare, con la dovuta calma e senza lo stress legato al rigoroso rispetto dei tempi, pena le tappe di deco più o meno lunghe. Nel caso mio e di Stefano, invece, sono stati impiegati i rebreathers elettronici Vision i quali, oltre a darci i suddetti vantaggi, offrono elevate autonomie in termini di consumi di gas; ecco il motivo per il quale abbiamo con noi  portato anche lo scooter: questo strumento, unito al rebreather, ci ha permesso di continuare la nostra già lunga  immersione sul relitto andando a visitare una scogliera poco distante, ricercando altri spunti fotografici  nella flora e fauna del sito.

sz6-coverIl Diving “Dimensione Mare” di Cala Gonone, gestito da Fabio Sagheddu, offre immersioni guidate e non su questo ed altri siti molto belli della zona, tra i quali le grotte del bue marino e pareti profonde. Dispone di ricarica Nitrox e Trimix oltre che del necessario supporto logistico per i sempre più numerosi appassionati utilizzatori di Rebreathers (ricarica ossigeno a 200bar con booster, calce sodata, possibilità di noleggio bombole di bail-out, ecc.).

Articolo pubblicato originariamente su Scubazone n. 6


TAGcala gonone nasello sardegna
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