Le reti fantasma sono attrezzi da pesca abbandonati o perduti che continuano a intrappolare pesci, tartarughe, uccelli, mammiferi marini per anni, soffocando gli ecosistemi in silenzio. La dispersione di queste attrezzature costituisce una delle forme più letali di inquinamento oceanico. I fili di nylon e le reti di plastica possono durare secoli in acqua, danneggiando gli habitat e minacciando la biodiversità. Di fronte a questa emergenza, il WWF e i suoi partner hanno lanciato un piano d’azione per liberare i mari italiani dalle “Ghost Gear”.

Il progetto Ghost Gear
Il progetto Ghost Gear è un programma quinquennale (2023-2028) finanziato dalla Fondazione Segré e coordinato da WWF Mediterraneo. L’iniziativa si concentra su aree pilota ad alta biodiversità: in Italia l’azione si sviluppa in Liguria, Sicilia e Puglia, mentre in Croazia coinvolge l’isola di Vis e gli arcipelaghi di Dugi Otok e Molat. L’obiettivo è ridurre il volume di attrezzi da pesca fantasma attraverso soluzioni che uniscano prevenzione, recupero e riciclo in un’ottica di economia circolare.
Le attività spaziano dalla mappatura dei fondali al recupero degli attrezzi fantasma, coinvolgendo attivamente i pescatori locali. Parallelamente si punta sulla prevenzione, testando sistemi di marcatura, e sull’implementazione di schemi per lo smaltimento e il riciclo delle reti nei porti. Il progetto opera con aree marine protette, autorità locali e una vasta rete di stakeholder: dai pescatori ai subacquei volontari della Community WWF SUB e SpazzApnea, fino a partner specializzati come Operatori tecnici subacquei dei Carabinieri e Capitaneria di Porto.

L’app GhostNetZero
Per supportare le attività sul territorio, il WWF ha sviluppato strumenti innovativi. GhostNetZero è un’app mobile, sviluppata da WWF Germania e adattata in numerose lingue, che consente a subacquei e operatori del mare di segnalare, mappare e monitorare la presenza di reti fantasma.
Si tratta di uno strumento di Citizen Science: ogni avvistamento registrato alimenta un database utile a comprendere la diffusione del fenomeno, pianificare interventi di rimozione mirati e supportare politiche ambientali basate su dati concreti.
L’app ha avuto il suo “battesimo del mare” nell’estate 2025, quando la Community WWF SUB l’ha utilizzata durante una giornata di immersioni dedicata alla mappatura in varie località italiane.
Scarica l’app
Gli eventi sul campo
Il progetto prende vita attraverso operazioni e momenti formativi. Nel giugno 2025, in concomitanza con il lancio di GhostNetZero, il WWF ha coordinato interventi simultanei di recupero reti a Taranto, Isole Tremiti e Catania. Squadre di subacquei hanno mappato e rimosso attrezzature fantasma dai fondali in collaborazione con Diving locali come Marlin Tremiti e Jonio Pro Dive.
All’azione operativa si affianca la formazione. Ad aprile 2025 la community WWF SUB ha organizzato un momento formativo “Bycatch & Ghost Gear”, un seminario online per spiegare la pericolosità degli attrezzi abbandonati e come riconoscere, segnalare e gestire in sicurezza le reti fantasma.

11 NOVEMBRE: WWF e Carabinieri Subacquei hanno rimosso una maxi-rete fantasma dai fondali di Genova
L’11 novembre 2025, il WWF Italia e il Centro Subacquei dei Carabinieri di Genova sono stati impegnati nella rimozione di una maxi-rete a strascico del peso di 1.100 chili.
La rete, individuata tra i 5 ed i 45 metri di profondità nei pressi di una piattaforma petrolifera al largo del porto di Genova, rappresenta una seria minaccia per il fondale e la fauna locale.
L’operazione di alto impatto tecnico e simbolico, ha coinvolto anche AMIU Genova per lo smaltimento dei materiali recuperati e rappresentanti dei pescatori locali per il supporto logistico.


Come contribuire
- Scarica l’app GhostNetZero: utilizzala in immersione per segnalare coordinate e dettagli di reti o lenze abbandonate. Ogni segnalazione aiuta a programmare i recuperi.
- Entra nella rete WWF SUB: la community unisce subacquei e apneisti impegnati nella tutela del mare. Collaborando con il gruppo locale, si può partecipare a immersioni di Citizen Science e corsi di formazione.
- Partecipa alle operazioni di recupero: molte iniziative sono organizzate ogni anno in varie regioni. Seguire i canali WWF permette di unirsi come volontari agli eventi di pulizia.
È fondamentale non intervenire autonomamente su una rete sommersa. La priorità è segnalare la presenza e documentare con foto o video, lasciando il recupero alle squadre addestrate.
Foto di copertina di ©Alessandro Grasso
Leggi anche:




















Salve,
faccio i miei complimenti per questo progetto e per la rimozione di reti fantasma. Esse rappresentano un grosso problema per i nostri ecosistemi marini. Mi permetto di fare una piccola precisazione riguardo il tipo di rete: le immagini pubblicate mostrano una rete di colore amaranto-viola scuro, con maglie di piccole dimensioni, il filato morbido, sottile e ritorto, con nodo in poliammide, tutte caratteristiche tipiche di una rete a circuizione con chiusura. Questo tipo di rete viene utilizzata per la pesca notturna con luce (per questo nota come “lampara”) di acciughe, sardine e altri piccoli pelagici. Distinguibile anche dall’elevato numero di galleggianti montati sulla lima da sugheri.
Il recupero delle reti fantasma è un tema che gode di grande appeal però molte volte questo appeal poggia su dati incerti almeno per l’entità della mortalità indiretta di animali marini attribuita agli attrezzi abbandonati (specialmente reti da posta e trainate) e per l’effetto di supporto per altri organismi marini sessili (quelli che si attaccano ai diversi substrati) che si impiantano sulle reti abbandonate (ma anche sui rifiuti come gli alcionari sulle lattine di bibite), Inoltre, spesso si dimenticano gli effetti di altri attrezzi da pesca forse più deleteri sia per per il benthos (specie che vivono in contatto con il fondale) e per le attività di pesca (per es, le migliaia e migliaia di grosse pietre, sino a 100 kg, le cd mazzare, usate nella pesca con i Kannizzi (o FAD) che ogni anno vengono abbandonate sui fonali con annessi migliaia di km di cavi in plastica (c’era un progetto per sostituirle con .ancoraggi più eco compatibili, ma non sono aggiornato sugli esiti). Infine andrebbe ancor più rimarcato il fatto che recuperare reti incagliate (a parte i costi) è molto pericoloso anche per i sub esperti (solo chi le ha recuperate, come il sottoscritto, può averne certa contezza).In sintesi, va benissimo cercare di ridurre il problema, ma sarebbe cosa buona e giusta esporre anche l’altra faccia della medaglia come fatto, per es., nella pubblicazione che segue.
Ragonese S. (2021) Uno spettro si aggira per i mari italiani! Ovvero: cosa vuol dire pesca fantasma e quali sono i suoi effetti. Guida Buyer Ittico, n°1: 8 pp. Editore Inrete S.r.l, Pesceinrete. Pagine 26 – 29 in https://issuu.com/pesceinrete/docs/guida-buyer-n.1-maggio2021
pietre . , mentre