Durante un tuffo capita spesso di vedere qualcuno con una GoPro accesa. Magari sta filmando il gruppo vicino alla fune di ormeggio, oppure inquadra una cernia… e sullo sfondo ci sei anche tu. Maschera, erogatore, magari un dettaglio riconoscibile della muta o dell’attrezzatura.
Poi quel video finisce su Instagram o su un canale YouTube. Ma siamo sicuri che sia tutto in regola?
Oggi ogni immersione è anche un contenuto da condividere, ma ci sono limiti da rispettare. Vediamo quando serve il consenso per usare immagini registrate sott’acqua e cosa si rischia se si ignorano le regole.

Il diritto all’immagine vale anche sott’acqua
La normativa italiana parla chiaro: non si può diffondere l’immagine di una persona senza il suo permesso, soprattutto se è riconoscibile. Questo principio vale anche in immersione, indipendentemente dal contesto sportivo o ricreativo.
Anche solo una muta con il nome visibile, un dettaglio dell’attrezzatura o il gruppo con cui si è immersi può rendere qualcuno identificabile. E in quel caso, serve il consenso.
Diving center e videomaker: attenzione alle responsabilità
Molti diving propongono servizi video durante le immersioni o collaborano con operatori professionisti. In questi casi è importante sapere che:
- Il diving dovrebbe informare i partecipanti prima dell’immersione che potrebbero essere ripresi.
- È consigliabile far firmare una liberatoria, per tutelare tutte le parti coinvolte.
- Il videomaker dovrebbe utilizzare i contenuti solo per gli scopi concordati, ad esempio video ricordo o promozione del diving.
Anche un breve paragrafo nel modulo di registrazione può essere sufficiente, purché sia chiaro e firmato.
Sì, ma serve buon senso. Se inquadrate altri subacquei in modo riconoscibile, dovreste avere il loro ok prima di pubblicare. In particolare:
- Se taggate qualcuno che non ha dato il consenso
- Se pubblicate un video di gruppo dove alcuni non sapevano di essere ripresi
- Se usate le immagini anche solo per scopi divulgativi ma senza autorizzazione
Chi si sente leso può chiedere la rimozione del contenuto, e in alcuni casi può anche procedere legalmente.
E se nelle immagini ci sono dei minori?
Nel caso di minori la questione è ancora più delicata. Serve sempre l’autorizzazione scritta dei genitori o del tutore, anche per un uso interno o didattico (es. video del corso Junior Open Water).
Chi organizza attività per famiglie, corsi o campi estivi dovrebbe:
- Informare chiaramente i genitori
- Limitare la diffusione dei video
- Evitare di pubblicare contenuti online senza autorizzazioni esplicite
Un gesto di rispetto, prima che un obbligo
Riprendere e condividere immagini subacquee è diventato facilissimo. Ma la semplicità tecnica non deve farci dimenticare la privacy altrui.
Un gesto semplice come chiedere il permesso può evitare malintesi e conseguenze spiacevoli.
Chi opera nel settore (diving, istruttori, fotografi) dovrebbe dotarsi di una liberatoria specifica per le attività subacquee.
E se ci sono dubbi, meglio rinunciare alla pubblicazione che ritrovarsi con un problema legale.
Hai dei dubbi su privacy e diritti d’immagine in immersione?
Se ti capita spesso di riprendere immersioni o di organizzare attività subacquee, potrebbe essere utile confrontarti con un professionista.
Lo Studio Legale Zambonin può offrirti un supporto mirato su privacy, liberatorie e gestione delle immagini sott’acqua.
Contattali per una consulenza personalizzata.