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Home Articoli Biologia Il doglio, predatore notturno

Il doglio, predatore notturno

23/02/2012

Autore: Francesco Turano

Tonna galea: che nome strano per un mollusco.
In latino vuol dire “barile” a forma di “elmo o casco”. Conosciuto volgarmente
come doglio, questo mollusco gasteropode ha dimensioni che si aggirano
intorno ai 15-20 cm di diametro ma che non stentano a raggiungere in alcuni casi
i 30 cm.


Lo straordinario nastro gelatinoso che tiene insieme le masse ovigere è
deposto sul fondo durante le ore notturne, momento prediletto per il doglio in
ogni fase della sua esistenza.

La conchiglia
Ricordo bene che a regalarmi la prima conchiglia di questo tipo fu il mare della
mia città, prevalentemente sabbioso, detritico o fangoso e quindi habitat ideale
per il doglio. Quando raccolsi il gasteropode, durante una delle mie
esplorazioni in apnea, ne rimasi affascinato e lo guardai per ore, cercando di
tenerlo in vita il più possibile in una vasca con acqua di mare.
Poi, dopo la sua inevitabile morte (ero un ragazzo e solo più tardi avrei capito
che i gasteropodi vivi non si prelevano), ne conservai l’involucro, che ancora
oggi custodisco come prezioso ricordo.
All’epoca (ma ancora oggi) ero affascinato dalle dimensioni e dalla forma
insolita del doglio, dal suo aspetto unico e inconfondibile. Una forma
che, anticamente, la rendeva utile come recipiente per contenere o travasare
olio
. Grande e globosa, quasi sferica, la conchiglia presenta un’apertura
molto ampia e allungata verso il basso
; la superficie esterna è ricoperta di
grossi cordoni a spirale appiattiti; quel che ne risulta, complessivamente, è
una forma insolita e molto attraente. E stiamo parlando della sola
conchiglia, non del mollusco vivo osservato nel suo habitat naturale.


Il doglio in natura durante il giorno, incontro alquanto occasionale. Si
osservi la differenza di colore delle due conchiglie e l’ultimo giro della
conchiglia di destra, più scuro e segno dell’accrescimento recente del mollusco.

Il mollusco
Più tardi, da fotografo subacqueo naturalista, la mia attenzione si spostò anche
sul bellissimo mollusco, grande molto di più della conchiglia stessa e
interessantissimo da osservare in natura. Dal colore biancastro, screziato di
macchie brune sfrangiate
, col capo ben sviluppato, presenta un piede a forma
di larga suola, fatta per strisciare sul fondo, e un sacco viscerale avvolto a
spirale nella conchiglia. La bocca porta una complessa piastra mascellare cornea
(radula). Quando mi trovo a perlustrare un fondo sedimentoso e vedo un doglio, o
colgo con la coda dell’occhio solo parte della sua conchiglia, che spunta
timidamente dalla sabbia del fondo, o vedo l’animale completamente allo scoperto
(solo di notte), mentre scivola delicatamente sul fondale trasportandosi la
“casa” dietro e girovagando alla ricerca di prede. Il doglio è infatti un
predatore notturno
ed è appunto attivo solo col buio; di giorno ama
restarsene sepolto sotto la sabbia. Dotato di particolari capacità, è in grado
di secernere acido aspartico e solforico dalla ghiandola dell’intestino: così
facendo disgrega la conchiglia della preda prescelta e la paralizza, per poi
nutrirsene. Spesso, quando di notte la luce di un faro lo colpisce
all’improvviso, il doglio si sofferma, indugia un po’, e poi inizia a
seppellirsi lentamente, sotto gli occhi attoniti dell’osservatore subacqueo, che
assiste così a un’altra rara scena di vita nel mondo sommerso.
Reperibile su fondi sabbiosi e/o fangosi fino a circa 120 m di profondità, il
doglio rimane sovente impigliato tra le maglie di differenti tipi di reti da
pesca, proprio a causa del suo prediletto ambiente: il fondo di sabbia e fango
(dove solitamente pescano le reti).


Movimenti del doglio in cerca di cibo. La reazione alla luce è immediata e in
breve il mollusco inizia il lavoro di scavo per seppellirsi nel sedimento.


Il doglio e il fotosub: alcuni particolari in macro.

La riproduzione
Sempre sulla sabbia del fondo, questo mollusco deposita le sue masse ovigere,
davvero straordinarie, costituite da un lungo nastro gelatinoso che
sembra un lavoro ad uncinetto di grande pregio. Alle uova del doglio è legata
anche una parte della mia storia di fotografo subacqueo naturalista. Su un
fondale fangoso, poco a sud di Reggio Calabria, una notte diventò magica grazie
ad un incontro inusuale. Mi trovai di colpo al cospetto di una scena che non
identificai subito
: un grosso esemplare di doglio stava deponendo il suo
lungo nastro di uova, un capolavoro della natura costituito da una sorta
di “sciarpa” lunga un metro e larga tra i 10 e i 20 cm. Il nastro,
apparentemente ricamato (il ricamo nasce dalla disposizione delle uova sulla
superficie del cordone), si presentava piuttosto ondulato e veniva lentamente
emesso da sotto il piede del grande mollusco; il suo colore, tra il rosa e il
salmone, completava un qualcosa già di per se spaventosamente bello! Mi fermai e
dedicai il rimanente tempo che avevo a disposizione sott’acqua all’osservazione
e alla ripresa fotografica di quell’evento, che non sapevo se avrei mai più
rivisto. Ero a soli 16 metri di profondità! Un bel giorno, anni dopo, mi
ritrovai di fronte la stessa scena, questa volta a cinquanta metri di profondità
e di giorno, dentro una grande grotta, buia e con fondo fangoso. Altro incontro,
altre foto. Non credevo ai miei occhi…
Sebbene Tonna galea sia specie comune, tanto che in alcune
località la si trova sui banconi dei mercati ittici (poiché commestibile),
non è facile incontrarla sott’acqua
e documentare alcune scene della sua
biologia.



Altri importanti momenti della deposizione delle uova.

Ecologia
Il doglio oggi è specie protetta (finalmente), ma la sua pesca sfugge spesso al
controllo ed è difficile proteggere questa specie seriamente. L’ultima spiaggia
potrebbe essere la consapevolezza dell’individuo che, al cospetto di una cattura
accidentale, liberi il mollusco e lo reintroduca in mare senza trattenerlo per
scopi alimentari o per venderlo. Ma questa consapevolezza si raggiunge di rado;
solo quando è troppo tardi si comprende che ogni forma di vita ha un suo
importante ruolo in natura e che, indirettamente, il danno lo facciamo sempre a
noi stessi che ci nutriamo di animali del mare e che al mare dobbiamo la nostra
stessa sopravvivenza.


Il doglio sui bassifondi sabbiosi del Mediterraneo osservato dai bagnanti in
estate.

È assolutamente vietata la riproduzione, anche
parziale, del testo presente in questo articolo senza il consenso dell’autore.


TAGarticoli biologia doglio notturno
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