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Gli elfi del mare

27/09/2012

Autore: Miriam Capuzzo

Il sole di agosto picchia forte stamattina. E sono appena le 10.
Certo. Il fatto che Anita, la mia dolcissima amica, artista dotata e bravissima istruttrice, oggi sia raffreddata e piena di sinusite e quindi l’aria condizionata sul furgone non si possa accendere, non aiuta a sopportare il caldo.
Gianni, il suo fidanzato, grande amico, nonché l’ istruttore del mio Divemaster, ogni tanto dà di matto e brontola: “E quello non attraversa, ma perché non si muove, che stress la coda, non troveremo mai posteggio… “


A sinistra: Anita Olivetti e Giovanni Busè
Adestra: Io e Anita

Ma sarà la canicola di questa estate 2012 che ha reso il mare della Liguria una tavola in superficie e cristallo sotto il pelo dell’acqua o semplicemente l’affetto di due cari, grandi e veri amici che vogliono sollevare i miei pensieri e il mio umore accontentando un mio desiderio di mesi, fatto sta che stiamo percorrendo il tratto di Aurelia tra Alassio e e Capo Noli per andare a scoprire un angolo di paradiso.
Puntuale il posteggio non si trova. Poi un Traffic color senape non lo infili facilmente in un posteggio destinato alle biciclette ma Gianni, con il suo animo cavalleresco, ci lascia con le attrezzature a destinazione e va cercare il posto per il nostro mezzo.
Io sono un po’ emozionata ma ormai ci siamo: oggi finalmente potrò andare alla ricerca di alcune delle creature più magiche, eleganti, fragili e delicate che il nostro mare, tra le sue onde, protegge.
Io e Anita cominciamo a montare le attrezzature a bordo strada e iniziamo a infilarci le mute immaginando il povero Gianni che tenta di trovare un posto per il furgone nella settimana dopo Ferragosto a Noli. Ma oggi la fortuna è dalla nostra parte e non passa molto tempo che lo vediamo arrivare un po’ stanco e accaldato ma soddisfatto del ricovero del mezzo.
Penso che essere “femmine” ogni tanto ha i suoi vantaggi e che fortunatamente la cavalleria non è morta!
Finalmente mettiamo sulle spalle i nostri GAV montati sulle 10 litri (e mannaggia a me un chiletto in più potevo metterlo con il bombolino piccolo ma in un modo o nell’altro mi aggiusto) e dopo un breve tratto a piedi e la prima sensazione di refrigerio data dall’acqua che filtra nelle nostre mute, si scende giù.. ma non un giù giù.. un giù piccolino. Un giù di appena 4 metri e occhi aperti e piccole pinnate,che accompagnano il nostro lento respiro in quel pozzo di cristallo, noi tre amici ci troviamo davanti il primo, piccolo cavalluccio marino: una creatura che solo a guardarlo ti strizza il cuore riempiendolo di tenerezza e emozione.


Il mio primo cavalluccio

Lo trovo io e, attraverso la maschera, Anita, che chiamo all’istante, credo possa vedere gli occhi di una bambina che ha appena aperto il suo regalo di Natale. E il suo sorriso, mentre mi guarda, dice proprio questo.


Io e il cavalluccio
(foto di Anita Olivetti)

Il cavalluccio si sposta con quella lentezza e quella fragilità che sembra una creatura magica: un piccolo elfo del mare.
Noto come muove e sposta la sua codina come un uncino pronto ad ancorarsi alla sua preda, come le sue pinnette accanto alla testa lo aiutano a librarsi in acqua e la sua pinna dorsale si muove talmente rapida che sembra di coglierne il fruscio come fosse il batter d’ali di un colibrì.
Lo so in mare tutto si guarda e nulla si tocca, ma non resisto e con la punta delle mie dita gli accarezzo una parte del ventre. Temo fugga via e invece, incredibile a dirsi, sembra voglia accoccolarsi ancora un po’. La mano però si scosta. E’ una creatura del mare e come tale va rispettata. Ho già fatto troppo sfiorandolo una volta così la mia mano ancora lo accompagna ma il tocco diventa solo immaginario e l’acqua salata diventa il filo che mi lega a quell’elfica eleganza marina.
Rimarrei ore a guardarlo. Facciamo un sacco di foto, Anita prende la mia Lumix e mi fa alcuni scatti. Poi, improvvisamente, la macchina si appanna ma non mi arrabbio. Come si fa a prendersela quando incontri degli incantevoli esserini come questi.
La fortuna ci è amica e ne troviamo altri due e per ciascuno di loro l’emozione è identica. Magica!
Chissà perché nella mia testa mi immaginavo che i cavallucci fossero piccoli piccoli, quasi invisibili e quale stupore nel constatare come nei loro circa 12 cm siano creature ben visibili e indentificabili.
Il primo, più scuro, ha contorni più definiti, gli altri due,che sono albini, li paragonerei ai cavalli con il pelo lungo. Li definirei “soffici” ma non ne ho la certezza: a parte il primo contatto non ho più osato constatare l’effetto tattile di quelli bianchi.


Cavalluccio albino

Incantata, mi ritrovo a pensare che ci voglio portare mia figlia, una giovane subacquea di 12 anni. Chissà cosa penserebbe una preadolescente di uno spettacolo del genere. Chissà se anche lei vivrebbe le stesse sensazioni ed emozioni. Non rimane che provare, ma non ora. Ora è il mio momento di vivere questo piccolo angolo di mare.
Lancio un momento il mio sguardo lontano dai cavallucci e mi accorgo che quella pozza di cristallo ha altri gioielli nascosti tra le rocce: un piccolo polpetto con il quale intraprendo una specie di guardia e ladri e ogni volta che lo scopro mi schizza con quell’inchiostro che mi ricorda la battura: “mi sono inchiostrato addosso” del film “Alla ricerca di Nemo” di Disney; e ancora trovo una piccola sogliola e un numero indefinito di pagurini tutti incastrati in un ballo che è chiaramente un film a luci rosse vietato ai pesciolini minori di 18 anni.
E mentre mi perdo in questi episodi che sanno di sale ecco che la mia Lumix non ha più l’obiettivo appannato e riesco ancora a rubare qualche scatto al piccolo e ultimo ippocampo albino che sembra venuto a salutarci prima di chiudere la nostra immersione di 69 minuti a nemmeno 5 metri di profondità.
E mentre riemergo da quella pozza di cristallo mi sento piccola come quelle creature di fronte all’immensità di emozioni che solo il grande blu sa regalare. E mi godo questo momento che, finalmente, riesce a cancellare e illuminare quello strato di grigio che l’ennesima estate trascorsa tra solitudini, pensieri e tristezze stava attanagliando le mie ore.
Ringrazio di cuore i miei amici e compagni Gianni e Anita che, come spesso accade, sono la roccia a cui ancorarmi quando sono in balia dei venti e il grazie più grande va ancora una volta al mare e alla subacquea che sanno sanare le ferite della mia vita e mi fanno rendere conto di essere fortunata a far parte di questo mondo colorato di blu!

È assolutamente vietata la riproduzione, anche
parziale, del testo e delle immagini presenti in questo articolo senza il consenso dell’autore.


TAGelfi immersioni mare
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