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Home Snorkeling Creata da un orologiaio miope e un po’ distratto. ​Signore e signori, l’oloturia.
Creata da un orologiaio miope e un po’ distratto.  ​Signore e signori, l’oloturia.

Creata da un orologiaio miope e un po’ distratto. ​Signore e signori, l’oloturia.

27/09/2019

‘L’orologiaio cieco’, un meraviglioso libro scritto da Richard Dawkins che parla di Darwin e della sua visione del mondo animale e vegetale, spiega come l’evoluzione sia un processo meravigliosamente complesso e non del tutto casuale, che segue una logica, quella della selezione naturale. Ora però ditemi, secondo voi, con che logica è stata creata l’oloturia? Questo stravagante quanto peculiare animale, perché di animale si tratta, è a modo suo un capolavoro della Natura. Non avrà occhi, né orecchie né arti (non per come li intendiamo noi almeno) eppure ha trovato il suo posto nel mondo. La diversità, la variabilità, sono alla base dell’evoluzione. Tra le forme non più aggraziate, si trova sulla sabbia o adagiato sui coralli, intento a mangiare, o fermo quasi immobile, a riflettere. Sul perché la Natura gli ha dato quella forma, principalmente. Della serie ‘non tutte le ciambelle riescono con il buco’. Che poi le ciambelle senza buco sono comunque deliziose, quindi chi lo dice che non vada bene così com’è?

Pearsonothuria graffei, nell’atto di cibarsi di particolato ottenuto filtrando la sabbia. ​ Pearsonothuria_graeffeiLe protuberanze scure a forma di foglia presenti sulla parte cefalica (si, quella è la testa) sono pedicelli ambulacrali modificati, strutture che solitamente vengono usate per la locomozione. Insomma, ha i piedi anche in testa.  Che poi ognuno è bello per quello che è. Sono certa che la sua mamma lo adora.
Appartiene, che ci si creda o meno, allo stesso gruppo (gli Echinodermi) al quale appartengono le stelle marine. Seppur provenendo da famiglie diverse, hanno una parentela molto stretta, dove l’oloturia è una sorta di cugino meno attraente. Sono inclusi in questo Phylum, il termine scientifico che descrive un gruppo di organismi che presenta caratteristiche comuni e che sono legate da un pattern di costruzione simile, le romantiche stelle marine, gli intoccabili ricci, i piumati gigli di mare e beh… le nostre oloturie, chiamate ‘amichevolmente’ cetrioli di mare. Per non essere volgari.
Tutti questi animali, che animali non sembrano, sono estremamente diversi nell’aspetto, ma poiché non si giudica mai un libro dalla copertina (a meno che non sia uno di quei giornaletti sconci, perché quelli di dubbi te ne lasciano pochi) bisogna spingersi oltre e imparare a ‘vedere’. Essi possiedono infatti almeno due caratteristiche essenziali in comune che li rendono irrevocabilmente parte della stessa grande famiglia. Parenti, loro malgrado. Tanto per cominciare hanno quella che viene chiamata simmetria pentaradiale, ovvero la ripetizione nel numero di 5 di certe strutture o organi presenti nel corpo, che può essere visibile o meno. Le stelle marine per esempio hanno 5 braccia (o multipli di 5 come nel caso delle Achantaster, le stelle marine spinose) mentre i gigli di mare, ovvero i crinoidi ne hanno da 5 a 200 (è un multiplo di 5 non provate a ribattere). I ricci hanno una ripetizione di 5 nella struttura interna che si nota molto bene quando si trova sulla spiaggia solo il loro esoscheletro (la delicatissima corazza che avete visto e/o comprato almeno una volta se siete stati in vacanza in qualche località di mare e che probabilmente adesso sta a prendere la polvere su qualche mensola in sala), mentre le oloturie… ok, quelle ammetto che è difficile farvi credere che abbiano una sorta di simmetria. Sembrano dei salsicciotti di muco, sgraziati e leggermente sovrappeso, ma dovete credermi. Per esempio possiedono cinque file di pedicelli ambulacrali, i piedi, per dirla tutta. Piccoli pistoncini a pressione idrostatica con dischetti adesivi alla base che fanno leva sul substrato e li spingono in avanti.

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Visto? Non vi mentirei mai. Stabilito che le oloturie sono stelle marine malriuscite, e ve l’ho provato, passiamo a parlare di loro e dei loro superpoteri. Se Wolverine fosse un animale sarebbe un’oloturia. Con degli addominali da paura, ma pur sempre un’oloturia. Questi animali infatti, come tutti i membri della loro vasta famiglia, hanno il potere di rigenerarsi, di sopperire ai danni subiti in battaglia quando vengono predati. Se una delle braccia di una stella viene mangiata da un predatore infatti, essa può essere ricostruita. Lo stesso vale per i crinoidi. Le oloturie oltre ad avere questo incredibile potere rigenerante sanno anche difendersi in modo attivo, combinando due singolari caratteristiche. Se vengono attaccate posso estroflettere dei filamenti chiari e appiccicosi dall’ano, i tubuli di Cuvier, che si attaccano al predatore mandandolo in confusione e mettendolo in fuga. Credo che se l’ano di qualcuno mi attaccasse attivamente mi metterei in fuga anche io. La seconda arma di difesa, se il predatore non demorde, è estroflettere parte degli organi interni dalla bocca e dall’ano per confondere il predatore (sempre riguardo al mio commento di prima, anche questo mi metterebbe in fuga). Se quest’ultimo non dovesse desistere, decidendo di nutrirsi di parte degli organi interni estroflessi per non andare a casa a pancia vuota, la nostra oloturia sarebbe in grado di rigenerarli. Così, giusto per dire. Detto tutto questo, non vi sembra di guardarle sotto una luce diversa le oloturie? Spesso immobili, dall’aspetto annoiato, questi animali sono stati creati, più che da un orologiaio cieco, da uno miope e un po’ distratto, con un gusto estetico singolare. Conducono un’apparente vita noiosa e come Peter Parker, giornalista di giorno e supereroe all’occorrenza, le nostre oloturie si aggirano sul fondo in attesa del loro momento di gloria, in un mondo, quello sotto la superficie, dove niente è come sembra.


TAGoloturie
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Wendy Di Paoli

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