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Home Articoli Laboratorio Mute in neoprene

Mute in neoprene

07/02/2004

Autore: Ricky Zorzi

La dispersione termica in acqua è da sempre un fattore cardine dell’immersione subacquea, sottovalutare quest’aspetto significa purtroppo incorrere in eventi di difficile gestione, quale l’ipotermia, lo stress, l’irrigidimento muscolare etc.etc. –
Le valutazioni al proposito, peraltro medico-scientifiche, quali il personale adattamento al freddo, la costituzione diversa di ognuno (masse grasse – masse magre), l’alimentazione pre/immersione, e tutti quei diversi fattori che incidono nella personale resistenza al freddo, non vogliono trovare una posizione in quest’articolo, ma semplicemente introdurci nella sempre più complessa scelta della muta subacquea che andiamo ad usare in occasione delle nostre immersioni.-

I precursori di questo sport, ricorderanno le prime mute realizzate con gomma PIRELLI, certo di tempo n’è passato e il materiale che ha sostituito più egregiamente quella indimenticabile muta è il Neoprene; tecnicamente chiamato POLICLOROPRENE, fu scoperto nei laboratori DU PONT nel 1931 da Arnold Collins, chimico e ricercatore meno conosciuto del suo collega Fallace Carrothers che nello stesso anno inventò il NYLON.-

Il neoprene (questo è il suo nome commerciale) è stato il primo elastomero di sintesi (una gomma) ad avere successo commerciale, oggi utilizzato nelle più diverse applicazioni, automobilistiche-mediche-industrali (nelle sue mille categorie) e sportive nel nostro caso, si presenta come una gomma porosa, costituita da cellule gassose distribuite uniformemente in tutta la sua massa (Fig.1)

Quando parliamo di peculiarità del “neoprene” ci riferiamo, nel nostro caso, alla sua elasticità, la sua resistenza allo schiacciamento e la sua capacità “di scaldarci”..
La densità e perciò direttamente proporzionata ai vari tipi di “schiume” di cui esso è composto, nelle schiume altamente “dense”(dure) troviamo applicazioni prettamente industriali, in quelle mediamente dense (medio dure) cominciamo a vedere il neoprene impiegato nella nostra vestizione (stagne in precompresso),in quelle morbide (mute umide) troviamo l’applicazione più comune, quale per l’appunto le mute umide in generale, in quelle morbidissime troveremo le applicazioni mediche (tutori ecc ecc).-
La sua coibenza termica è direttamente proporzionata al suo spessore, maggiore sarà quest’ultimo e maggiore sarà la sua capacità di non farci perdere calore .- Per concludere, maggiore sarà la densità (o durezza) minore sarà la sua elasticità .-
In fase di lavorazione il neoprene si presenta come una massa da ridurre in fogli di spessore diverso, in questa fase di “taglio” le cellule sono conseguentemente “aperte” (Fig.2), il neoprene allora è identificato come ”Neoprene a cellula aperta o spaccato”, diversamente è scottato in superficie , diventando così”Neoprene a cellula chiusa o liscio” (Fig.3)

In una seconda fase di lavorazione il neoprene è rivestito su una o entrambe le sue superfici
Diventato così monofoderato (Fig.4) o bifoderato (Fig.5), anche in questo caso potrà essere in cellula aperta (Fig.6) o cellula chiusa (Fig.7)

La sostanziale differenza tra una cellula aperta e una cellula chiusa, sta nella straordinaria elasticità del primo,( pari a due o tre volte alla cellula chiusa); tuttavia, la fragilità della cellula aperta trova una piccola applicazione nel monofoderato, quello che per intenderci è comunemente usato per la tenuta del polso, delle caviglie e del collo della nostra muta .- Ragione vorrebbe, che per elasticità e aderenza, la cellula aperta sarebbe il più indicata per quest’utilizzo, ma la delicatezza e la forte aderenza di questo tipo di neoprene, lo farebbe diventare presto “antipatico”, non a caso è frequente notare gli apneisti , fare largo uso di talco o acqua saponata per indossare le loro mute che altrimenti diventerebbero davvero scomodissime da indossare perché non “scivolose”.-( di solito realizzate in cellula aperta interna).-

Quando andiamo a parlare dei “foderati”, andiamo a trattare una parte del neoprene subacqueo davvero poco conosciuta e troppo spesso confusa in ordine ai numerosissimi termini commerciali che le aziende usano per identificare i loro prodotti, cominciamo a dire che l’80% del neoprene comunemente usato nella subacquea è foderato in Nylon, mentre una parte minore è foderata con materiali più particolari .-
Il neoprene “morbido”allo stato puro, (senza fodere) è una gomma particolarmente fragile, basta una leggera trazione per romperlo, strapparlo e danneggiarlo seriamente, la sua forza, la sua resistenza,è data appunto dalle fodere .-
Come già detto il neoprene piu comunemente usato è il bifoderato nylon/plush, nylon all’esterno e plush all’interno, il plush è un tessuto sintetico molto simile ad una spugna che rende più scivoloso e comodo l’indossare la nostra muta, contestualmente trattiene il velo d’acqua che scaldandosi contribuirà a rendere la nostra immersione più piacevole .-
Questa combinazione, nel rispetto di una gomma neoprenica d’alta qualità, prevalentemente orientale, ci fornisce in base agli spessori impiegati un’ottima elasticità e morbidezza, quando però andiamo ad impiegare fodere più particolari quali gli ultrastrech, questa elasticità aumenta proporzionalmente alla bontà delle fodere impiegate .- Il motivo del largo uso del nylon sta nei costi contenuti di quest’ultimo, mentre per gli ultrastrech o le likre , i costi sono assai piu elevati perciò meno concorrenziali .-
A parità di gomma le fodere usate possono in base al colore, ispessire o irrigidire il neoprene, una fodera nera per esempio è solitamente molto sottile, proprio in considerazione di un’eventuale trasparenza causata dal contatto con l’acqua , mentre al suo opposto una fodera bianca, per non far trasparire il nero della gomma sarà molto più spessa, a scapito dell’elasticità del neoprene sul quale sarà posta, ecco perché a volte uno stesso modello provato con colori diversi ci darà la sensazione d’essere
più o meno morbido del precedente.


Mute umide, semistagne, stagne

Cominciando a discutere quali e quante sono le mute piu comunemente usate nella subacquea va sottolineata l’importanza della compressione di questo materiale dovuta alla pressione cui è sottoposto in fase d’immersione .-
Inutile citare leggi e fisiologia d’immersione, che vi sarà stata certamente e abbondantemente spiegata dai vostri istruttori, ma vale la pena illustrare cosa succede al nostro neoprene mentre scendiamo nel blu che tanto amiamo .-
Così come il nostro corpo anche il neoprene subisce uno schiacciamento proporzionale alla profondità che andiamo a raggiungere, così se all’esterno avrà quest’aspetto (Fig.8) a –10 / -20/ -30 ne avrà altri ( Fig.9-10-11)

Ecco spiegato, peraltro in modo molto semplice il perché molti spessori…

Muta

Spessore

Tipo

Cerniere

Uso

Materiale

 

3mm bifoderate senza plush

Monopezzo

Cerniere presso fuse

plastica

Tropicali

Neoprene schiuma media

Mute umide

5mm bifoderate con  push

Mono o doppio pezzo

Cerniere presso fuse

plastica

Acque temperate

Neoprene schiuma media

 

6 o 7 mm bifoderate con plush

Mono o doppio pezzo

Cerniere presso fuse

plastica

Acque fredde

Neoprene schiuma media

 

 

 

 

 

Mute semistagne

5mm bifoderate con plush

Monopezzo

Cerniera stagna

Acque temperate

Neoprene schiuma media

 

6.5 o 7 mm bifoderate con plush

Monopezzo

Cerniera stagna

Acque fredde

Neoprene schiuma media

 

 

 

 

 

2 o 4mm monofoderato

Monopezzo

Cerniera stagna + valvole

Acque fredde

Neoprene precompresso schiuma alta densità

Mute stagne

7 / 8 / 9 / 10 mm monofoderato

Monopezzo

Cerniera stagna + valvole

Acque fredde

Neoprene schiuma media

 

1 o 2 mm

Monopezzo

Cerniera stagna + valvole

Acque fredde

Trilaminato-poldura-pvc- tessuti gommati ecc

Mute Umide – realizzate in due pezzi o monopezzo costituiscono il primo acquisto della nostra attrezzatura, utilizzate in tutti gli spessori hanno il vantaggio di essere economicamente non molto impegnative. Definite “umide” perché provviste quasi sempre di cerniere di plastica che permettono modesti ingressi d’acqua,o perché se sprovviste di cerniere plastiche andranno opportunamente “allagate”. Quest’acqua come prima spiegato costituirà una sottile intercapedine tra la nostra pelle e l’indumento stesso; in questo modo questo velo umido si scalderà grazie alla nostra temperatura corporea e rallenterà la cessione termica cui sott’acqua siamo tutti sottoposti. La vestibilità delle mute umide è notevolmente aderente, per far sì che quest’intercapedine sia il più sottile possibile .-

Mute Semistagne – Realizzate in monopezzo generalmente negli spessori da 5 o 6.5 mm sono prevalentemente dedicate all’immersione in acque fredde, a differenza delle Umide, sono dotate di una cerniera “stagna” (cerniera con catena metallica o plastica) che non permette l’ingresso d’acqua .- Questa cerniera è nella stragrande maggioranza dei casi posta “gomito/gomito .- La vestibilità della Semistagna è leggermente più generosa delle mute umide, questo perché l’ingresso d’acqua è assai più contenuto, o tutto sommato minimo .- La muta semistagna è di fatto la regina delle mute in neoprene, per comodità, utilizzo e robustezza, presenta l’asserito inconveniente d’essere poco pratica per la poca comodità della cerniera, che siccome posta sulle spalle va sempre aperta e chiusa da un compagno/a d’acqua .- Il posizionamento della cerniera stagna sulle mute è sempre motivo di grandi discussioni, per comodità e praticità, in tutta sincerità posso dire che il posizionare la cerniera in quel modo significa garantirgli una “vita” più lunga, proprio perché per conformazione si adatta meglio sulle spalle .- Il fatto che poi ci costringa ad essere aiutati non toglie il piacere di gestire con il compagno/a d’acqua tutte le operazioni di preparazione all’immersione .-

Mute Stagne – Questo è davvero un capitolo complesso;1) principalmente per costi generalmente elevati;2) per la pluralità dei materiali impiegati;3) per la manutenzione e la durata del capo:

Chiamate stagne, proprio perché non permettono, salvo per rottura o strappi, l’ingresso dell’acqua, sono dotate di valvole di carico e scarico d’aria che compenseranno durante l’immersione la pressione esercitata dall’acqua alle varie profondità, hanno lo straordinario vantaggio di consentire al sub di non bagnarsi e di indossare sotto la muta comodi e caldi indumenti e perciò di potersi immergere in acque particolarmente fredde .-
Possono essere realizzate con materiali davvero diversi tra loro, trilaminati, bilaminati , tessuti spalmati,neoprene, e neoprene ad alta densità( comunemente chiamato “precompresso”) vediamone le caratteristiche:

Muta stagna in Trilaminato/bilaminato/tessuto spalmato – sono tessuti non elastici generalmente non superano il millimetro e mezzo di spessore :

vantaggi

svantaggi

1) poco ingombrante

2) molto leggera

3) nel post immersione si asciuga subito

1) poco economica

2) non trattiene il calore – nessuna coibenza termica

3) effetto vela

4) anelastica

5) se spalmata all’interno, la stagnatura è meno aggregata e/o legata

6) necessita di sottomuta tecnici e traspiranti (thinsulate) perché non trattenendo il calore, condensa la sudorazione bagnando abbondantemente il sottomuta che se in  pile,lana,o cotone si inzupperebbe del vostro sudore

 Muta stagna in Neoprene tradizionale – Quello usato per le mute umide; poco usato per le mute stagne anche perché va impiegato in spessori impegnativi generalmente superiori ai 6 mm possiamo definirla una pesante semistagna con le valvole.

Vantaggi

Svantaggi

1) economicità

2) molto coibente

3) nessun effetto vela

 

1) troppo positiva

2) troppo comprimibile

3) troppo elastica ed in virtù di questo:

4) Quasi mai stagnata all’interno e se stagnata in bandella      gommata o in acqua seal, la protezione risulta poco stabile in virtù della troppa elasticità del neoprene  

5) poco resistente alle infiltrazioni su tutte le cuciture

Muta stagna in Neoprene ad alta densità (precompresso) – Il neoprene in assoluto più tecnico e più usato nella realizzazione delle stagne generalmente usato negli spessori, 2.5 – 3 – e 4 mm.

Vantaggi

Svantaggi

1) straordinariamente robusta e resistente

2) coibente

3) eccellente rapporto qualità/prezzo

4) resistentissima alle infiltrazioni

5) stagnatura interna stabile perché aggregata alla fodera

6) non necessita di sottomuta particolari, pile e lana sono più che sufficienti

 

1)      oltre il 3 mm. è ingombrante e pesante

2)      nel post immersione si asciuga lentamente (come un’umida)

 


Come scegliere una buona muta umida

Saper riconoscere la giusta elasticità

Il neoprene allo stato puro è elastico a 360°, una volta foderato no.
Le fodere sono tessuti realizzati con una trama e un ordito e come tali sono più elastici in una direzione e meno nell’altra.
Per riconoscerle basterà tirare lembi di neoprene in entrambe le direzioni e capirne qual è l’elasticità più generosa.
Solitamente più sono i pezzi che compongono una muta e di conseguenza di piccole dimensioni più questa perderà elasticità per l’alto numero di cuciture presenti, al contrario meno pezzi ci sono, meno cuciture più elasticità, che sarete in grado di verificare voi stessi.

Cuciture

Naturalmente non passanti, (interne ed esterne) dovranno essere realizzate con un filato molto resistente ma non statico, in questo modo il filo, quando sottoposto a trazione non taglierà il neoprene, verificarlo è difficile, solitamente si può fare solo in fase di produzione prendendone un pezzo e tirandolo, possiamo affermare che generalmente ma non sempre, quello dinamico è lucido, e purtroppo anche chi ve la venderà non sarà in grado di dirvelo con certezza.
Resta che una buona cucitura è compatta e ben visibile, al contrario il punto è più diradato e quindi vulnerabile.

Cerniere

Generalmente in plastica, sono definite presso fuse, una buona cerniera, dovrebbe avere un ferma catena di plastica (in metallo si arrugginisce) ed il cursore smontabile, in questo modo la rottura della linguetta plastica del cursore non vi obbligherà a sostituire l’intera cerniera ma a cambiarne solo il pezzo, con un risparmio finale del 90% del costo.

Protezioni

Generalmente le protezioni sono poste sulle ginocchia, o in melko (foglio gommato termoadesivato sul neoprene) in supratex (fodera antistrappo) o in kevlar (fibra resistentissima a qualsiasi tipo di sollecitazione).
Melko e Kevlar, (la prima più economica ma molto efficace, la seconda più cara e destinata ad uso professionale) sono dal punto di vista della protezione i materiali migliori, a scapito però della perdita d’elasticità nella zona ove sono applicate, il supratex, dal punto di vista della protezione è da considerarsi un buon antistrappo, ma niente di più, quindi, se pensate di trovarvi frequentemente nelle condizioni di inginocchiarvi sul fondo (anche se sarebbe opportuno evitarlo) è meglio scegliere MELKO o KEVLAR, altrimenti il Supratex garantisce un buon rapporto di protezione.
In conclusione, se per necessità operative vi occorreranno protezioni sul ginocchio optate per una di queste tre, altrimenti evitate di irrigidire o togliere elasticità alla vostra muta.

Guarnizioni

Prevalentemente realizzate in liscio, è opportuno sceglierle con il liscio esterno e con la fodera interna, in questo modo infilare la muta sarà più semplice, meno faticoso, il neoprene non sarà sottoposto a quelle violente trazioni che con il tempo ne generano la rottura, i modelli sono generalmente 2, a doppio cono (cono interno chiuso e cono esterno con cerniera) e a cono unico.

Cappucci

Integrati o staccati?
Quello integrato presenta generalmente un ovale (guarnizione sul viso) più stretto, questo per evitare che le eventuali infiltrazioni non allaghino anche il resto della muta, non è infrequente, infatti, notare subacquei che letteralmente portano a spasso l’erogatore sorreggendolo con una mano, a causa dell’affaticamento mandibolare, dovuto per l’appunto all’ovale troppo stretto.
Quello staccato al contrario presenta un’ovale più generoso e perciò meno costrittivo.
A prescindere dalla scelta che si rifà ad una vestibilità del tutto personale, acquistatelo con gli scarichi d’aria, possibilmente questi non saranno solo uno o più fori sul cappuccio, ma posti su due strati distinti di neoprene (sulla fascia centrale) in modo che i fori non siano comunicanti tra loro, e perciò consentano l’uscita dell’aria, ma non l’entrata dell’acqua, ed inoltre che siano dotati di una guarnizione al collo generosa e preformata.


Come scegliere una buona muta semistagna

Dopo aver controllato tutti i punti descritti per una muta umida quello che ci resta ora sulla semistagna è la cerniera stagna:

Prodotte in metallo, e solo recentemente in plastica, queste sono il vero cardine della vestibilità di una buona semistagna, realizzate in misure diverse, (si parte nella maggioranza dei casi dai 70 cm. e si arriva ai 95 cm. con scarti di 5 cm.) la giusta cerniera inizia e finisce all’altezza della metà del bicipite, solo in questo caso potremo chiudere le braccia senza fatica.
E’ vero che in acqua la sensazione di costrizione data da una cerniera più corta tende a diminuire, ma non è una buona scusa per farci rifilare una cerniera troppo corta, insistete per provare una semistagna, con una cerniera della giusta misura.
Attenzione, più lunga non sarà certo meglio, anzi generalmente vi provocherà dolore all’incavo del gomito – non potete sbagliarvi da metà bicipite a metà bicipite.
In metallo o in plastica – le prime sono le più robuste e le più care, le seconde meno robuste ma non meno efficaci costano esattamente la metà. In entrambi i casi vanno curate con attenzione, ingrassate frequentemente, le prime con paraffina e le seconde con pasta siliconica-
Se le vostre immersioni in semistagna sono numerose è meglio orientarsi per una metallica, altrimenti se non ne farete un ’uso così frequente sarà sufficiente quella in plastica, in entrambi i casi ricordate che sostituirle costa parecchio.


Come scegliere una buona muta stagna

Come precedentemente accennato la muta stagna, è un prodotto tecnico, e come tale la sua scelta è da considerarsi attenta e peculiare, cominciamo a dividere le stagne in due categorie principali, quelle con cerniera spalla/spalla e quelle con cerniera anteriore:

Cerniera spalla/spalla

Cerniera anteriore

–          E’ il posizionamento più tradizionale, e garantisce alla cerniera un movimento più logico;

–          Non necessitando di un “telescopico”la muta ha una vestibilità “costante” e l’aria al suo interno si distribuisce velocemente, sia in carico sia in scarico;

–          In relazione a questo è generalmente più attillata  chiede quindi meno aria ed è più coibente

–          Definita “autovestente” perché non necessita dell’aiuto del compagno per aprire o chiudere la cerniera, è provvista di un “telescopico”, cioè un prolungamento della vestibilità in vita di circa 35/40 cm, che consente al subacqueo di infilare agevolmente la testa nel collare stagno senza forzare il neoprene nella zona del torace e della spalla. Questo telescopico, è successivamente rovesciato sul fianco e trattenuto generalmente da una fettuccia elastica posta sotto il cavallo con una chiusura in fastex.

 

Caratteristiche di una buona muta stagna :

  • Se la sceglieremo in trilaminati spalmati ecc, indipendentemente da come sarà posta la cerniera, assicuriamoci per prima cosa la qualità della stagnatura interna;

  • Se in trilaminato o spalmato una bandella gommata sarà sufficiente a garantire un’eccellente tenuta stagna della parte cucita, assicuratevi però che questa sia perfettamente aderente al tessuto, piccole bollicine in rilievo sono sinonimo di non perfetta aderenza ;

  • Se la sceglieremo in neoprene precompresso garanzia di tenuta ci sarà sempre assicurata da una stagnatura interna in Acqua seal, (un sigillante che è spalmato su tutte le cuciture), larga circa 3 o 4 cm. di colore giallastro spessa circa 2 mm – la sua posa è un’operazione molto lunga e delicata, con tempi d’asciugatura davvero impegnativi – in questo caso il sigillante è steso molto liquido e in questo modo riesce a penetrare la fodera aggregandosi in modo stabile alla gomma, al contrario le bandellature realizzate con nastri o tessuti, non riescono quasi mai a legarsi perfettamente alla gomma, ma resistono principalmente sulla fodera e con il tempo presentano infiltrazioni nelle zone di maggiore trazione e usura (cavallo/inguine – interno coscia – ascelle);

  • Assicuriamoci che le tenute (polsi e collo) se in lattice, siano protette anche da una bandella gommata, queste gli garantiranno maggiore stabilità e resistenza;

  • Prediligiamo una valvola di carico orientabile (o ruotabile a 360°) in questo modo la frusta di carico potrà posizionarsi agevolmente senza forzare la sede d’invaso della valvola, che altrimenti col tempo ci darebbe sicure infiltrazioni;

  • Assicuriamoci che la valvola di carico sia dotata all’interno della muta di una toppa che ne distribuisca il getto d’aria ai lati, un’immissione d’aria diretta, fredda, oltre che fastidiosa, può provocare brutte infiammazioni intercostali ;

  • La cerniera stagna, dovrà essere protetta, evitate le cerniere a vista, si rovinano in fretta e sono soggette ad usura precoce, solitamente un prolungamento del neoprene che copre totalmente la cerniera offre un’ottima protezione;

  • Se dotata di calzare integrato, questo deve essere facilmente infilabile, anche con un robusto paio di calzini, al contrario si usurerà molto in fretta garantendovi fastidiosissime infiltrazione con piedi “zuppi”, se invece sarà dotata di calzino finale, siccome elastico, non ci darà problemi di sorta;

  • Prediligete un vestizione comoda, zone strette della muta con il tempo generalmente degradano, a volte un sottomuta più spesso va usato senza soffocare, e senza costrizione.

Spero di essere riuscito a trasmettervi quanto la vostra muta, straordinario elemento della vostra attrezzatura, sia da oggi qualcosa in più di un semplice indumento sportivo, ma un elemento tecnico non comune, che se ben gestito vi accompagnerà davvero in questa straordinaria e comune esperienza qual
è l’immersione subacquea.- Le informazioni concernenti il neoprene ed al suo uso sono davvero tante, così come sono davvero molti i processi di lavorazione, diversi per tipo di prodotto e di materiale, e non si possono davvero affrontare in una sola occasione, quindi alla prossima…e buon mare .

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.


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