Un reportage che racconta come l’isola degli dei si sia rivelata, attraverso un dive safari responsabile, un laboratorio perfetto di biologia marina tra mante, critters e progetti di restoration.
Ciao a tutti. Devo essere onesto: fino a poco tempo fa, Bali per me era semplicemente un aeroporto. Un luogo di passaggio, utile per raggiungere altre destinazioni in Indonesia. Questa volta, però, abbiamo deciso di fermarci. E quello che ho scoperto è un’isola che fuori dall’acqua è gentile e affascinante, ma che sotto il pelo dell’acqua si è rivelata una vera e propria lezione di biodiversità a tutto tondo.

La logica del dive and snorkeling safari: muoversi per capire
La scelta è stata quella del dive and snorkeling safari. Non ci siamo accampati in un solo resort, ma siamo partiti da Sanur e, ogni due giorni, abbiamo cambiato location, girando praticamente tutta l’isola. In quindici, tra subacquei e snorkelisti. L’idea non era collezionare immersioni, ma permettere a tutti di vivere la natura sommersa di Bali nella sua intera diversità. Muoversi è stato essenziale per capire.

Il contrasto subacqueo: dalle mante di Nusa Penida ai critters di Tulamben
Il viaggio ha avuto un ritmo quasi narrativo. Si è aperto con lo spettacolo maestoso delle mante di Nusa Penida. Poi, volutamente, siamo andati a cercare il suo opposto: le sabbie nere vulcaniche di Tulamben. A un occhio distratto possono sembrare deserte, ma è lì che impari a cercare i “critters”, quegli organismi dalle forme e colori incredibili che ti costringono a cambiare scala, a rallentare lo sguardo. È un’esperienza di pazienza e scoperta che arricchisce tantissimo. A due passi, il relitto dell’USS Liberty è la dimostrazione pratica di come la vita possa colonizzare qualsiasi cosa: ormai è un unico, brulicante reef.
Menjangan e la lezione sul campo dell’habitat restoration
Spostandoci verso Menjangan, nel suo parco marino, siamo tornati alla dimensione delle grandi pareti a strapiombo con incredibile colpo d’occhio e un reef di meravigliosa abbondanza.
La nostra esperienza si è fatta ancor più interessante quando abbiamo potuto osservare da vicino progetti concreti di habitat restoration, come “Pyramids” o “BioRocks”. Sono strutture semplici, pensate per favorire la crescita del corallo e la ricolonizzazione. Vederle sul campo, dopo averne parlato, trasforma concetti teorici in realtà tangible. Bali, con le sue acque ricche di nutrienti, è un laboratorio a cielo aperto.

La visibilità insolita: un vantaggio per leggere il mare di Bali
Una nota a parte va fatta per le condizioni dell’acqua. Chi viaggia in Indonesia sa che spesso la ricchezza di nutrienti porta un velo di torbidità. A Bali, invece, abbiamo trovato una visibilità insolitamente alta, acque limpide e cristalline. Questo ha regalato un colpo d’occhio incredibile e ha permesso anche a chi faceva snorkeling di godere appieno dei paesaggi sott’acqua, senza filtri.

Il format responsabile: workshop e viaggio culturale con WWF Travel
Questa non era una semplice vacanza, anche se ammetto sinceramente che “me la sono veramente goduta”, ma un progetto di viaggio responsabile, costruito come sempre da Verdeacqua, con il supporto tecnico della Compagnia del Mar Rosso e sotto il coordinamento di WWF Travel. Per questo, ogni giornata in acqua era seguita da un workshop di biologia ed ecologia marina tropicale. Non erano lezioni astratte, ma approfondimenti nati direttamente da ciò che avevamo visto poche ore prima: perché qui ci sono i critters? Cosa succede su un relitto? Come funziona la restoration? Questo approccio trasforma l’immersione o lo snorkeling in uno strumento di conoscenza.
Uno sguardo a tutto tondo: l’integrazione tra fondali, templi e risaie
E la bellezza di un safari è che il viaggio non avviene solo sott’acqua. Gli spostamenti via terra tra una tappa e l’altra sono diventati parte integrante dell’esperienza. Visitare un tempio, osservare l’entroterra, fermarsi a contemplare l’eleganza geometrica delle risaie a terrazza (che abbiamo incontrato al ritorno da Menjangan, con gli occhi ancora pieni di colori marini) completa il quadro. Ti ricorda che stai esplorando un’isola viva, con una sua cultura, non solo un insieme di siti di immersione.
Alla fine, quello che mi porto a casa è la conferma che viaggiare così ha un senso profondo. Questo formato safari, con il suo mix di movimento, esperienze subacquee diversificate e approfondimento scientifico responsabile, ha trasformato Bali da un semplice scalo in una destinazione necessaria. Non è solo un posto bellissimo. È un posto che ti insegna a guardare, a capire, a mettere insieme i pezzi di un ecosistema complesso. E, forse, è questo il ricordo più prezioso che possiamo portare con noi.


Foto di ©Emilio Mancuso, seguilo su Instagram



















