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Home Articoli Biologia Antichi squali

Antichi squali

16/06/2010

Autore: Marco Angelozzi –
www.prionace.it

Gli squali sono animali molto antichi, presenti sulla terra
già ai tempi dei dinosauri, centinaia di milioni di anni fa e la loro evoluzione
non si è mai arrestata, arrivando fino ad oggi con esemplari praticamente
perfetti, tra i più grandi e perfezionati predatori dell’ambiente marino (alcuni
studiosi pensano che l’evoluzione degli squali sia arrivata al massimo livello
già 100 milioni di anni fa).

Un genere di squali molto antico è Cladoselache, al quale appartengono
alcuni dei primi squali di cui ci siano informazioni abbastanza precise. Il
genere Cladoselache (non è l’unico) si sviluppò durante il periodo
Devoniano circa 400 milioni di anni fa e fu presente per 100-150 milioni di
anni.
(il nome Devoniano deriva da quello della contea Devon, in Inghilterra, dove
sono abbondanti gli affioramenti di rocce del periodo)
I resti fossili dello squalo Cladoselache sono abbastanza numerosi e ben
preservati: oltre ai denti e vertebre, sono arrivati ai nostri giorni anche
porzioni di pelle, muscoli ed organi interni.
Questo animale era molto particolare, presentava elementi caratteristici degli
antichi squali dell’epoca, ma anche strutture presenti tuttora negli squali
moderni.

La lunghezza del Cladoselache era di 1,2-1,5 m, il suo
corpo affusolato, con due pinne dorsali.
Davanti ad ognuna di esse era presente una spina fatta di tessuto osseo molto
poroso, leggera ma robusta, importante arma di difesa negli oceani di 400
milioni di anni fa..
Le pinne pettorali erano larghe ed arrotondate, mentre la pinna anale era
assente.
Il muso del Cladoselache era tipico di quello degli antichi squali: corto
ed arrotondato e le mandibole avevano posizione terminale, cioè poste di fronte
alla testa e non ventrale, come negli squali moderni. I denti avevano i bordi
lisci, con una punta centrale più grande e più cuspidi laterali, adatti per
afferrare le prede ma non per masticarle.
La pinna caudale era molto robusta, a forma di mezzaluna, con il lobo superiore
leggermente più grande. (esternamente asimmetrica ma con struttura interna
simmetrica)

Queste caratteristiche fanno pensare che lo squalo
Cladoselache
fosse un predatore pelagico, molto veloce, che inseguiva le sue
prede afferrandole per la coda ed ingoiandole anche intere.
Le prede principali erano pesci ossei, crostacei e calamari.
Al contrario degli squali moderni la pelle di Cladoselache era “nuda”,
non ricoperta da squame, tranne intorno agli occhi e nei bordi delle pinne.
Un elemento che invece fa avvicinare questo animale agli squali moderni, oltre
alla forma e grandezza della pinna caudale, sono le carene o chiglie, delle
sporgenze lungo i fianchi dello squalo, prima della pinna caudale,
caratteristica dei veloci predatori pelagici.

La modalità di riproduzione dello squalo Cladoselache
rimane ancora misteriosa, infatti in nessun resto fossile sono visibili gli
pterigopodi, gli organi sessuali attraverso i quali questi animali si
riproducono (la parte terminale delle pinne ventrali si allunga e si calcifica
formando due pterigopodi).
Nei fossili di squali di altri generi, sempre vissuti nel Devoniano, gli
pterigopodi sono stati sempre individuati ed è quindi certo che questa
riproduzione con fecondazione interna fosse già presente 400 milioni di anni fa
come oggi negli squali moderni.
Questo potrebbe significare che, nonostante i numerosi resti fossili, il maschio
di Cladoselache rimane ancora non identificato. Alcuni studiosi,
considerando questa possibilità statisticamente difficile da accadere, hanno
azzardato l’ipotesi che lo squalo maschio di Cladoselache avesse potuto
estroflettere parte della cloaca ed usarla come pterigopodio per la fecondazione
interna della femmina. Questo metodo di riproduzione è utilizzato da alcuni
uccelli, rettili ed anfibi ancora viventi.

Un altro esempio di “antico squalo” è l’Otodus obliquus, animale che
visse tra il tardo Paleocene e l’Eocene, tra 40 e 60 milioni di anni fa.
Al contrario del Cladoselache, di questo squalo sono arrivati ai nostri
giorni soltanto denti ed alcune vertebre fossilizzate.
L’Otodus obliquus era un grande predatore le cui dimensioni arrivavano a
circa 9-10 m di lunghezza e 15 tonnellate di peso.
I resti fossili sono stati trovati da scavi effettuati in Africa, Europa, Asia e
Nord America, situazione che fa supporre che questo squalo era largamente
diffuso negli oceani di 60 milioni di anni fa..
Considerate le dimensioni e le sue caratteristiche si ipotizza che l’Otodus
obliquus
si nutrisse di mammiferi marini, grandi pesci ossei ed altri
squali.
Attualmente la quasi totalità dei denti di questo enorme squalo provengono dalle
miniere di fosfato del Marocco e non è raro quindi trovare sui mercati di
vendita blocchi di questa sostanza con incastonati numerosi denti o parti di
essi.
I denti dell’Otodus obliquus hanno forma triangolare, sono larghi (fino a
8-10 cm) con bordi lisci e taglienti e sono presenti una o più cuspidi laterali.


Dente di Otodus obliquus con due cuspidi laterali


Blocco di fosfato con dente di Otodus obliquus

I paleontologi hanno considerato che questo squalo possa
essere il progenitore del Carcharodon / cles megalodon, lo squalo
megalodonte, che arrivava alla lunghezza di 14 m ed a 30 tonnellate di peso.
Un elemento importante per questa considerazione è stato il ritrovamento di
alcuni denti fossili, (considerati denti di “transizione”) molto simili a quelli
del genere Otodus, che presentano una leggera seghettatura nei bordi,
caratteristica che supporta la teoria che il genere Otodus si sia evoluto
fino al genere Carcharodon / cles, arrivando quindi allo squalo
megalodonte.
Considerando le teorie sulla evoluzione dello squalo megalodonte e dell’attuale
squalo bianco le linee evolutive potrebbero essere state le seguenti:

  1. la prima linea evolutiva vede l’Otodus obliquus
    progenitore dello squalo megalodonte Carcharodon megalodon, il quale
    si è poi evoluto fino ad arrivare all’attuale squalo bianco Carcharodon
    carcharias
    .

  2. la seconda linea evolutiva considera invece l’Otodus
    obliquus
    evoluto fino ad arrivare al Carcharocles megalodon, il
    quale è sempre lo squalo megalodonte ma inserito nel diverso genere
    Carcharocles
    .
    In base a questa seconda teoria l’attuale squalo bianco Carcharodon
    carcharias
    avrebbe avuto una evoluzione parallela, diversa da quella
    dello squalo megalodonte.

E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche
parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso
dell’autore.


TAGarticoli biologia squali
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