In Raja Ampat ci sono ancora tanti siti di immersione da scoprire e tutti gli anni ne troviamo di nuovi.
Proprio pochi giorni addietro abbiamo intravisto dalla barca in trasparenza nel profondo una macchia di un azzurro più chiaro rispetto al blu del mare. Abbiamo preso le coordinate col GPS per memorizzare la località e poter così ritornarvi per esplorare un nuovo fondale.
Così questa mattina abbiamo messo la prua a occidente e abbiamo lasciato il nostro accogliente Agusta Eco Resort con la speranza di trovare un nuovo sito e nuove emozioni.
Non abbiamo idea di cosa ci aspetta, non sappiamo la profondità né l’estensione della secca, possiamo immaginare che il top del reef sia sugli otto o dieci metri e che la forma sia allungata da est a ovest.
Arrivati sul posto registrato sul GPS facciamo come sempre un check della corrente. Per fortuna è leggera, ci aiuterà nell’esplorazione.
Siamo in tre: Nando la guida, io e la mia amica Marina, che condivide un amore sconfinato per la natura e il mare.
L’incontro con lo squalo tappeto Wobbegong
Un bel tuffo e giù verso il fondo. La parete degrada dolcemente fino a morire sulla sabbia a 32/33 metri. Se il buon giorno si vede dal mattino incominciamo bene: appena arrivati incontriamo un Wobbegong (Tasselledorrhinus Dasypogon) (foto 1), detto anche squalo tappeto per il fatto che vive steso sul fondo come uno scendiletto e ha di fronte alla enorme bocca tutta una serie di propaggini carnose che sembrano le frange di un tappeto ma che appaiono delle alghe agli incauti pesciolini che si avvicinano senza accorgersi del pericolo mortale che li attende (foto 2).
Abitualmente arriva a un metro e mezzo di lunghezza ma io ne ho visti di giganti fin quasi a due metri. Questo stranissimo squalo lo possiamo trovare comunemente in Raja Ampat e nel resto della Papua Nuova Guinea fino al nord Australia.
Mentre cerco l’inquadratura migliore vedo Marina che si avvicina e si toglie l’erogatore dalla bocca. Eccola lì, ama talmente tanto il mare che adesso vuole baciare uno squalo. Invece no, per fortuna vuole solo una foto sorridente col tappeto! (Foto 3)


Molluschi straordinari: l’Elysia Ornata
Proseguendo sulla sabbia al confine con il reef troviamo una Elysia Ornata (foto 4), un mollusco opistobranchio del gruppo delle Sacoglosse, spesso confuso con i nudibranchi.
È noto per la sua capacità di appropriarsi dei cloroplasti dalle alghe di cui si nutre per usarli come fotosintetizzatori e ottenere energia come se fosse una pianta.

I colori dei coralli e la vita del reef a Raja Ampat
Ritorniamo in parete tra i coralli che qui sono innumerevoli e dai mille colori (foto 5) (foto 6) e vediamo una palla di pesci che ci osserva immobile intorno a un piccolo scoglio. Sembrano addirittura più curiosi di noi e non si spostano neanche di un millimetro anche quando gli arriviamo veramente vicino per scattare le nostre foto (foto 7).
Tutto intorno a noi già dall’inizio dell’immersione nuotano migliaia di pesci di tutti i tipi e tutti i colori, in particolare un bel branco di Pesci Chirurgo Olivacei (Acanthurus Olivaceus) (foto 8) che ci sta accompagnando, probabilmente, essendo stanziali, non hanno mai visto prima altri subacquei. Si staranno domandando chi siamo e da dove veniamo?!




Mutualismo marino: la stazione di pulizia
Il tempo passa troppo in fretta e incominciamo lentamente a risalire verso il top del reef. Ma intanto incontriamo un piccolo di pesce scatola (Ostracion Cubicus) tipicamente giallo a puntini neri, mentre il maschio adulto cambia completamente colori con sfumature verdi e blu.
Parzialmente nascosto tra i coralli si sta sottoponendo a una intensa pulizia da parte di un Labride Pulitore (Labroides Dimidiatus) (foto 9). Anche questo è in fase giovanile, infatti gli adulti diventano più contrastati con la parte inferiore del corpo bianca o giallastra.
Questo è un esempio perfetto di mutualismo marino, infatti al pesce ospite vengono rimossi parassiti e mucosità mentre il labride ottiene un facile nutrimento senza rischi.

Il regno degli anemoni e dei pesci pagliaccio
Abbiamo così raggiunto la sommità della secca, un grande pianoro allungato all’incirca a dieci metri di profondità. Sembra il regno degli anemoni, ne vediamo tanti e molto diversi tra loro. Uno dei più belli è un Anemone Magnifico (Heteractis Magnifica) (foto 10). In realtà di solito ha colori più vivaci ma questo è in sofferenza e ha perso le sue alghe simbionti che gli donano colori più vividi.
L’anemone può tuttavia sopravvivere ma diventa più vulnerabile e meno nutrito. Al suo interno vivono dei veri pesci pagliaccio degli anemoni (Premnas Biaculeatus). Questa è una delle simbiosi più conosciute: il pagliaccio è immune ai tentacoli urticanti dell’anemone grazie a un muco protettivo distribuito sulla sua pelle e riceve dall’anemone protezione dai predatori.
Ricambia il favore tenendolo pulito, nutrendolo con avanzi di cibo, tenendo lontani i parassiti e attirando prede tra i tentacoli.

Veri e falsi pesci pagliaccio: come riconoscerli
Poco oltre un altro esemplare di Anemone Magnifico ma questo in perfetta salute si mostra in tutta la sua bellezza con una allegra famiglia di falsi pesci pagliaccio degli anemoni (Amphiprion Ocellaris). (Foto11) Perché veri e falsi? Aspetto e comportamento sono simili.
Le differenze sono sottili ma precise, tra le più evidenti il bordo nero attorno alle macchie bianche è molto marcato nel vero e sottile o mancante nel falso e nel vero abbiamo una o due spine branchiali (la guancia del pesce) che sono assenti nel falso.
Il vero è meno comune, si trova solo in Papua Nuova Guinea, in Australia e nelle isole Salomone mentre il falso più comune lo troviamo in tutto l’Indo-Pacifico.

Il raro Anemone a Bulbo rosa a Raja Ampat
Ancora un’altra sorpresa, un Anemone a Bulbo rosa (Entacmaea Quadricolor) (foto 12). Questo anemone ha colori che variano moltissimo dal verde al marrone fino al più raro rosa.
Quest’ultimo colore non è dovuto a sofferenza dell’anemone o a sbancamento ma è segno di ottima salute e della presenza di zooxantelle pigmentate al suo interno dove vive anche una famiglia di veri pagliacci.

L’incredibile incontro con la manta
Siamo alla fine, mentre ci prepariamo per la tappa di sicurezza ecco improvvisamente apparire una manta (Manta Alfredi) (foto 13) che incomincia a volteggiare sopra una bella formazione di corallo un po’ isolata. Che fortuna! Abbiamo trovato una nuova stazione di pulizia per le mante, una cleaning station, infatti subito vediamo arrivare dei pesci pulitori, persino dei pesci farfalla gialli che incominciano la loro opera di detersione minuziosamente, mentre la manta se ne sta tranquilla aspettando la fine dei lavori e permettendoci diversi scatti e ricordi indelebili.
Questo è veramente uno splendido reef, dove è possibile fare anche più di un’immersione, dedicando molto più tempo alle mante.
Ritorno all’Agusta Resort a Raja Ampat
A malincuore dobbiamo risalire, ci spostiamo lentamente per non infastidire i nostri nuovi amici e lanciato il dsmb, la boetta segnasub, ci fermiamo a cinque metri di profondità per tre minuti e poi via, all’Agusta Resort dove ci attende un ottimo pranzo, un po’ di riposo in piscina nel pomeriggio e una fantastica notturna.
Raja Ampat dove ogni incontro è possibile!
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