Nikolas Trikilis, amico e mentore, è stato colui che mi ha coinvolto per la prima volta nella skandalopetra, invitandomi a partecipare come membro della sicurezza in diversi eventi. Grazie a lui ho potuto conoscere da vicino questa disciplina e conseguire la certificazione ufficiale come istruttore.
Nikolas non era solo un appassionato di apnea: era un medico primario a Salonicco, in Grecia, e riusciva a conciliare la sua carriera ospedaliera con l’organizzazione di gare e raduni sportivi dedicati alla skandalopetra in tutta la Grecia. Ha portato questa pratica in luoghi iconici come Lindos (Rodi), Milos, Chalki, la penisola Calcidica e molte altre isole dell’Egeo.
La sua scomparsa, avvenuta alcuni anni fa, ha lasciato un vuoto profondo non solo tra chi lo conosceva personalmente, ma anche all’interno della comunità sportiva. Dopo la sua morte, purtroppo, molte delle competizioni da lui organizzate si sono interrotte.
Tuttavia, rimane viva la speranza che qualcuno, in Grecia o altrove, raccolga la sua eredità e contribuisca a far rifiorire questa splendida disciplina.

La skandalopetra: un’antica tradizione riscoperta
La skandalopetra è oggi considerata una disciplina sportiva “giovane”, ma le sue radici affondano nell’antichità più remota. Già citata da Omero, Erodoto e Oppiano, era praticata nel Mediterraneo come metodo di immersione subacquea dai pescatori di spugne greci. Dopo secoli di utilizzo, cadde in disuso verso la fine degli anni ’60. Solo negli ultimi 15-20 anni ha vissuto una straordinaria rinascita, diventando una disciplina tecnica, regolamentata e soprattutto sicura.
A differenza di molte forme moderne di apnea, la skandalopetra si distingue per la sua semplicità e profondità culturale: è un ritorno alle origini, all’unione tra uomo e mare, senza attrezzature ingombranti, ma con una sola pietra a guidare la discesa.

La petra: cuore e strumento della disciplina
Elemento centrale della skandalopetra è la petra (dal greco: “pietra”), un blocco di marmo o granito utilizzato per scendere in profondità. Il suo peso varia tra i 6 e i 14 chilogrammi, e viene scelto in base alla costituzione fisica dell’atleta.
La forma della petra non è casuale: spesso ricorda quella di una goccia, con angoli smussati per favorire la penetrazione fluida nell’acqua. Nella parte superiore presenta un foro, da cui passa la cima che collega l’atleta alla superficie. Questo design idrodinamico è essenziale per garantire stabilità e sicurezza durante la discesa.
Durante le gare, utilizziamo oltre 15 modelli differenti di petre, ognuno progettato per adattarsi alle diverse esigenze tecniche degli atleti.
È proprio questa cura nei dettagli che rende la skandalopetra tanto affascinante quanto impegnativa, combinando tradizione e tecnica in un gesto antico ma perfettamente attuale.

Skandalopetra: radici greche e un sogno italiano — in memoria di Nikolas Trikilis
Ho fatto costruire delle pietre regolamentari e per qualche anno ho organizzato prove gratuite di skandalopetra utilizzando un natante. Tuttavia, la skandalopetra deve rimanere fedele alle sue origini greche e, di conseguenza, in Italia questa disciplina non ha preso piede.
Sarebbe bello se qualche associazione greca tornasse a organizzare eventi di skandalopetra: queste manifestazioni univano persone provenienti da tutto il mondo ed era affascinante incontrarsi e condividere queste gare nel territorio greco.
di Jimmy Muzzone in collaborazione con ApneaSicura
Photo: Jimmy Muzzone (www.jimmymuzzone.com)

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