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Home Articoli Fioritura algale tossica in Australia: moria di molluschi e squilibri negli ecosistemi marini
moria molluschi alghe

Fioritura algale tossica in Australia: moria di molluschi e squilibri negli ecosistemi marini

09/07/2025

Moria di molluschi: un fenomeno in crescita: i segnali lungo le coste

Dalle spiagge di Kangaroo Island fino alla penisola di Yorke e alle baie più protette dell’Australia Meridionale, milioni di gusci vuoti raccontano una storia silenziosa ma allarmante. Cozze, telline, vongole e numerose specie di gasteropodi stanno morendo in massa, lasciando letti di molluschi deserti e habitat compromessi.

Le prime evidenze visibili sono arrivate già a marzo 2025 con la morte di massa delle vongole a Goolwa. Ma le segnalazioni si sono moltiplicate anche da parte di subacquei, pescatori e snorkeling club, che descrivono fondali spogli e spiagge ricoperte di resti.

A destare ulteriore preoccupazione è la varietà di organismi colpiti: non solo filtratori come cozze e razorfish, ma anche predatori, erbivori, detritivori e carcasse di razze e squali bentonici.

Contenuti dell'articolo nascondi
L’origine: una fioritura algale tossica persistente
Le zone colpite e l’evoluzione del fenomeno
Un danno a catena sugli ecosistemi
Cosa mostrano i dati e le analisi
Osservazioni e aggiornamenti in tempo reale
Guarda il video della fioritura algale tossica
Monitoraggio e ricerca ancora in corso

L’origine: una fioritura algale tossica persistente

Secondo le analisi condotte da ricercatori locali e confermate da osservazioni cittadine condivise su iNaturalist, la causa principale è una fioritura algale dannosa (HAB, Harmful Algal Bloom) iniziata nel 2024 e ancora in corso nell’inverno australe del 2025.

Le condizioni che hanno favorito il bloom includono:

  • temperature elevate prolungate, anche in autunno
  • acque calme e venti deboli
  • presenza di nutrienti da scarichi costieri e fiumi in piena
  • decomposizione di alghe e fanerogame in grandi quantità

L’interazione di questi fattori ha creato un terreno fertile per lo sviluppo di dinoflagellati tossici, in particolare Karenia mikimotoi e Karenia papilionacea, già noti per causare eventi simili in Asia ed Europa.

Le zone colpite e l’evoluzione del fenomeno

Dalle immagini satellitari emerge una correlazione tra le aree con alti livelli di clorofilla e le zone dove si sono registrati spiaggiamenti di massa. Le cosiddette “zone rosse” – tra Kangaroo Island, lo Stretto di Investigator e il Golfo di San Vincenzo – corrispondono ai luoghi con le maggiori segnalazioni di mortalità marina.

Le osservazioni riportano:

  • razze e squali bentonici trovati morti o in decomposizione
  • seppie, cefalopodi e cavallucci marini coinvolti in spiaggiamenti anomali
  • enormi razze con segni di emorragie interne
  • migliaia di crostacei, vermi e conchiglie in ambienti estuarini

Solo tra maggio e giugno, nuovi episodi si sono verificati lungo le spiagge di Wool Bay, Port Vincent, Tumby Bay e Port Neill. Alcuni subacquei riportano l’assenza di pesci anche in tratti di barriera abitualmente popolati.

komodo-seppia-subacquea

Un danno a catena sugli ecosistemi

La scomparsa improvvisa di molluschi e filtratori impatta molto più del solo equilibrio locale. Questi organismi:

  • migliorano la qualità dell’acqua filtrando nutrienti
  • offrono rifugio e substrato ad altre specie marine
  • costituiscono una fonte alimentare per pesci, crostacei e uccelli

Anche le attività umane legate al mare – pesca artigianale, turismo subacqueo, attività educative – risentono di una crisi così prolungata e difficile da prevedere. Un campanello d’allarme che va oltre i confini dell’Australia, e che riguarda anche chi si occupa di biodiversità e conservazione marina in altre aree fragili, come il Mediterraneo.

Cosa mostrano i dati e le analisi

I campioni prelevati e analizzati da laboratori locali confermano la presenza di numerosi generi tossici: Karenia, Karlodinium, Dinophysis, Gymnodinium, Noctiluca scintillans, tra gli altri.

Secondo Janine Baker, ricercatrice per la Great Southern Reef Foundation, l’HAB attuale è simile a quelle osservate in altre parti del mondo, dove bloom multigenere con specie sia d’acqua calda che fredda convivono e si autoalimentano per mesi. Una volta formate, queste fioriture possono spostarsi con le correnti, salire e scendere nella colonna d’acqua, e continuare a crescere finché restano nutrienti disponibili.

Osservazioni e aggiornamenti in tempo reale

Il progetto partecipativo SA Marine Mortality Events su iNaturalist ha raccolto finora quasi 5.000 osservazioni e oltre 350 specie segnalate. Le stime degli operatori locali suggeriscono che i dati reali siano molto più alti, considerando gli animali che muoiono sui fondali e non raggiungono la riva.

Tutti i dati e le immagini satellitari aggiornate sono disponibili sul sito della Great Southern Reef Foundation.

Guarda il video della fioritura algale tossica

Monitoraggio e ricerca ancora in corso

Il quadro resta aperto e in evoluzione. La comunità scientifica continua a raccogliere dati, esaminare campioni e dialogare con residenti e operatori del mare. La speranza è che, con l’arrivo dell’inverno e un cambiamento delle condizioni meteo-marittime, l’intensità della fioritura possa ridursi.

Nel frattempo, iniziative come la citizen science e la condivisione di immagini e dati restano strumenti fondamentali per comprendere l’impatto reale e preparare risposte più efficaci in futuro.

In copertina: un fondale spoglio nei pressi di Edithburgh, foto di Stefan Andrews

Leggi l’articolo completo in lingua originale sul sito della Great Southern Reef Foundation

Articolo di redazione Scubaportal, con fonti da GSRF iNaturalist.


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