Il numero tre ha da sempre esercitato un fascino particolare sull’umanità. Presente in religione, filosofia, arte, letteratura e persino nella vita quotidiana, questo numero viene spesso associato a concetti di completezza, armonia e trasformazione. Ma cosa rende il 3 così speciale?
Il tre è ovunque. In molte religioni e sistemi di pensiero, il tre assume un significato sacro.
Induismo: Brahma (creatore), Vishnu (conservatore) e Shiva (distruttore) formano la Trimurti.
Buddismo: il “Triplice Gioiello” (Buddha, Dharma, Sangha) è il fondamento della pratica.
Taoismo: l’unità (Tao) genera la dualità (yin e yang), che a sua volta produce il terzo principio, l’equilibrio.
Nell’architettura classica la triade è spesso presente nei frontoni dei templi: tre ingressi, tre finestre, tre archi. In musica, l’accordo più basilare è la triade (tonica, terza, quinta), che genera l’armonia.
Nella fotografia e nella pittura, la regola dei terzi guida la composizione visiva, conferendo equilibrio e dinamicità all’immagine.
Il numero tre nella vita quotidiana e nella scienza
Nel linguaggio comune, il tre viene spesso usato per sottolineare concetti fondamentali: “provare e riprovare tre volte”, “la terza via”, “le tre fasi della vita” (giovinezza, maturità, vecchiaia). Anche la scienza riconosce la potenza del tre. Gli atomi, ad esempio, sono composti da protoni, neutroni ed elettroni. I colori primari rosso, giallo e blu sono tre e da essi si generano tutte le altre tonalità.
Il numero tre non è solo una cifra: è un archetipo, un simbolo profondo che attraversa cultura, pensiero e percezione. Pitagora e i suoi seguaci consideravano il tre come il numero della perfezione armonica. Rappresentava il triangolo, la prima figura geometrica “chiusa”, quindi compiuta.
Il numero tre è radicato nel nostro modo di pensare, raccontare, creare e comprendere il mondo. Che si parli di divinità, di storie, di molecole o di emozioni, il tre si presenta come l’architettura nascosta che sorregge l’universo.
Connessioni matematiche e sequenza di Fibonacci
La sequenza di Fibonacci è una delle più affascinanti e ricorrenti strutture numeriche in natura e in matematica, questa sequenza ha profondi collegamenti con l’arte, la musica, la biologia, l’architettura la fotografia e persino con il calcolo della deco mnemonica. Il numero tre, così semplice e primordiale, si intreccia con la sequenza di Fibonacci in modi sorprendenti. Dalla sua comparsa tra i primi termini della sequenza, alla sua influenza nei moduli ciclici e nei multipli, fino alla sua eco nella natura, esso rappresenta un punto di svolta, una cerniera tra l’ordine e la crescita.
Il numero tre nel mondo subacqueo
Nel mondo subacqueo, il numero tre ritorna in molteplici forme. Molti organismi marini si organizzano secondo moduli ternari. I delfini si muovono spesso in piccoli gruppi familiari composti da tre membri: madre, cucciolo e “zia” (una femmina che aiuta nella protezione).
Le barriere coralline mostrano spesso schemi a tre punte o diramazioni triforcute, una geometria efficiente per catturare la luce e resistere alle correnti.
Nel mondo delle immersioni, la regola del tre è un principio di sicurezza ben noto. Tre fonti d’aria (bombola principale, bombola di riserva, sistema di respirazione alternativo). Tre immersioni al giorno al massimo, per evitare l’eccesso di azoto disciolto nel sangue. Tre persone come team ideale: uno in difficoltà, uno che aiuta, uno che gestisce l’emergenza.
Il numero tre ha da sempre avuto un ruolo simbolico e strutturale in molte discipline artistiche e scientifiche. In fotografia, questo numero assume un’importanza speciale, influenzando composizione, equilibrio e narrazione visiva. Quando si entra nel mondo della fotografia subacquea, dove le regole della luce, del colore e della prospettiva si trasformano, il “tre” continua a mantenere un ruolo fondamentale.

La regola dei terzi nella fotografia subacquea
Il primo e più evidente collegamento tra fotografia e il numero tre è la regola dei terzi. Questa tecnica suggerisce di dividere l’immagine in nove parti uguali mediante due linee verticali e due orizzontali, creando tre colonne e tre righe. I punti in cui queste linee si incrociano rappresentano i quattro punti forti dell’immagine. Posizionare il soggetto principale su uno di questi punti o lungo una delle linee guida contribuisce ad una composizione più dinamica ed equilibrata rispetto a un’inquadratura centrata.
Nella fotografia subacquea, questa regola è ancora più cruciale: l’ambiente tridimensionale, spesso privo di orizzonti chiari, richiede una struttura compositiva che dia stabilità all’immagine. Posizionare un pesce, un sub o un corallo seguendo la regola dei terzi, aiuta lo spettatore a orientarsi e a leggere meglio la scena.

Composizione a tre elementi
Il numero tre viene utilizzato anche nella disposizione simbolica e fisica degli elementi. Tre soggetti (come tre pesci, tre sub, o tre anemoni) possono creare una composizione più interessante di una coppia o un singolo elemento. Questo perché l’occhio umano cerca modelli visivi e trova nelle triadi un equilibrio naturale. Tre elementi permettono inoltre di creare un movimento visivo che guida l’osservatore all’interno della scena.
Tre pesci che formano un piccolo banco, tre sub che esplorano una grotta, oppure tre colori contrastanti (blu, rosso, giallo) creano un forte impatto visivo, valorizzando inoltre la varietà cromatica dell’ambiente marino.

Il triangolo dell’esposizione
Ogni fotografia si basa su tre variabili fondamentali per l’esposizione: apertura del diaframma, tempo di esposizione e ISO. Questo “triangolo dell’esposizione” è essenziale anche sott’acqua, dove la gestione della luce diventa più complessa a causa dell’assorbimento selettivo dei colori e della diminuzione della luminosità con la profondità.
Nella fotografia subacquea, la consapevolezza di questo equilibrio a tre è vitale: bisogna regolare l’illuminazione artificiale, il bilanciamento del bianco e l’esposizione per ottenere colori realistici e dettagli leggibili, specialmente quando si scende oltre i dieci metri, dove i toni rossi e arancioni scompaiono rapidamente.

Il potere del numero tre nella composizione
Il numero tre, in fotografia, è molto più che una coincidenza stilistica: è una struttura invisibile che guida la composizione, la tecnica e il racconto visivo. Nella fotografia subacquea, dove le regole terrestri vengono sfidate dall’elemento liquido, il tre offre un ancoraggio visivo e tecnico che consente al fotografo di esprimersi con chiarezza e impatto.

La triangolazione visiva intuitiva
Oltre alla regola dei terzi, il numero tre si manifesta in maniera più sottile e istintiva durante le riprese. Comporre un’immagine con tre elementi genera una sensazione di completezza e armonia. Il nostro occhio, infatti, trova naturale seguire un percorso visivo che collega tre punti, formando una sorta di triangolazione che guida lo sguardo all’interno della scena. Molti fotografi utilizzano il numero tre in modo istintivo, senza necessariamente rifarsi a regole codificate. È come se esistesse un’intelligenza visiva innata che ci porta a cercare questo equilibrio nel caos del mondo reale. La ripetizione tripartita di forme, colori o luci contribuisce a strutturare l’immagine in modo solido e coerente, pur lasciando spazio alla creatività e alla spontaneità dello scatto.

Foto di Claudio Ziraldo & Andrea Pivari
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