Autore testo: Roberta
Eliodoro – Megale Hellas
Diving Center
Autori foto: Roberta Eliodoro, Steven Weinberg, Francesco Turano, Ivan Rullo
Una delle più favorevoli caratteristiche della
Calabria è quella di essere circondata da 800 km di costa varia ed
incontaminata, bagnata da due mari, lo Jonio ed il Tirreno, che si incontrano
nel suggestivo scenario dello Stretto di Messina.
Spiaggia di Marina di Gioiosa Jonica (foto di Roberta Eliodoro)
In questo contesto naturale privilegiato, sulla
punta dello stivale in provincia di Reggio Calabria, è attivo tutto l’anno il
Megale Hellas
Diving Center, con sede a Marina
di Gioiosa Jonica, nel tratto di costa di Mar Jonio noto come Riviera dei
Gelsomini, apprezzata per il mare cristallino e le ampie spiagge sabbiose,
Bandiera Blu
dal 1999 al 2012.
Pulmino diving (foto di Francesco Turano)
In un’area naturalmente predisposta ad accogliere chi ama natura e varietà dei
paesaggi, lo staff del diving vi accompagnerà alla scoperta del mare
incontaminato dell’antica Magna Grecia, con immersioni itineranti tra Jonio,
Tirreno e Stretto di Messina. Grazie alla favorevole posizione sullo Jonio,
all’imbocco di una superstrada che conduce al Tirreno, il
Diving Megale
Hellas raggiunge agevolmente anche
il versante opposto, dalla Costa Viola allo Stretto di Messina. La possibilità
di spostarsi su strada con il pulmino del diving consente inoltre di non perdere
quasi mai l’immersione, poiché, in caso di brutto tempo, le condizioni
meteo-marine dei due versanti sono spesso opposte.
Le tipologie di immersioni che si possono effettuare sono molteplici, dagli
affascinanti relitti dello Jonio alle pareti a picco nel blu del Tirreno fino
alle secche dello Stretto di Messina; un habitat unico nel Mediterraneo, ricco
di vita sin dai primissimi metri, dove la maestosità degli scenari e la ricca
biodiversità soddisfano anche i subacquei più esigenti.
Partiamo dallo Jonio,
dove si trova la sede del diving. A dispetto della morfologia esterna, bassa e
sabbiosa, i fondali della costa ionica sprofondano ad ampi balzi a profondità
elevate, offrendo numerosi siti interessanti per le immersioni.
Nello specchio di mare antistante il diving, ad esempio, il fondale è
caratterizzato da un’ampia distesa di ghiaia e sabbia, che degrada gradualmente
fino a 12 m per poi inabissarsi rapidamente fin oltre i 400 m di profondità, con
una vera e propria fossa dal ripido declivio. Il fondale sabbioso, spesso
considerato noioso, riserva ad occhi attenti incontri interessanti, come gli
ippocampi, qui all’ordine del giorno, che hanno fatto guadagnare al sito il nome
di “Fossa dei cavallucci”. Frequentissimi inoltre i polpi nelle loro tane, i
pesci civetta dai riflessi viola, grosse tracine, triglie, rombi mimetizzati e
numerosi esemplari di pesci pettine (“surici” nel dialetto locale), oltre a
nudibranchi, anemoni, cerianti e stelle marine; il tutto ancor più bello da
ammirare in notturna.
Ippocampo nella “Fossa dei Cavallucci” a Gioiosa (foto di Steven Weinberg)
Il basso Jonio calabrese è però noto ai
subacquei soprattutto per l’alta concentrazione di relitti:
navi militari o commerciali, la maggior parte affondata durante la 2° Guerra
Mondiale, quando il litorale jonico costituiva la rotta dei convogli diretti in
Africa.
Uno dei relitti più visitati si trova al largo di Roccella Jonica: è il
cosiddetto
Pasubio, piroscafo lungo circa 90 m,
silurato nel 1943 e oggi adagiato su un fondale di 44 m. Scendendo nel blu lunga
la cima, a volte circondati da fitti banchi di ricciole, pian piano si
materializza la sagoma del relitto, incontrando le sovrastrutture più alte già a
35 m. Il relitto è leggermente sbandato sul fianco di sinistra e la paratia di
dritta è completamente esposta ed appare ai sub come un’imponente murata
totalmente ricoperta da organismi bentonici e sessili. Il relitto è ben
conservato: da prua, con il suo profondo tagliamare ai cui lati si trovano le
grandi ancore negli occhi di cubia, sino a poppa, nel cui specchio è la grande
ruota del timone, intatta, alla cui base è adagiata un’ancora di rispetto di
tipo ammiragliato, là dov’era al momento dell’affondamento. È forse questa la
parte più suggestiva del relitto, davanti alla quale una foto diventa d’obbligo.
Sotto l’imponente poppa si trovano la pala del timone e l’elica a tre pale, dove
spesso si celano grandi cernie brune, comuni anche nelle ampie stive colme di
carbone, l’antico carico della nave oggi coperto da un sottile strato di limo.
Timone del relitto del Pasubio (foto di Ivan Rullo)
Prua del Pasubio (foto di Ivan Rullo)
Prua del Pasubio (foto di Ivan Rullo)
Eliche sotto la poppa del Pasubio (foto di Ivan Rullo)
Per chi effettua immersioni tecniche, la gamma di relitti da visitare si amplia,
con profondità variabili dai 40 m ai 70 m circa. Tra i relitti più emozionanti
vi sono senz’altro il
sommergibile ammiraglio Millo, affondato nel
1942 al largo di Punta Stilo su un fondale di 72 m, ed il Fort Missanabie, un
cargo armato sito al largo di Roccella Jonica su un fondale di 76 m, di cui si
può ammirare, nello specchio di poppa a 54 m, la mitragliatrice protesa verso il
blu.
Spostandoci sul
Tirreno, lungo la Costa Viola
che si estende da Palmi a Scilla, si incontrano scenari mozzafiato e colori
sfavillanti. Scilla si trova all’ingresso nord-orientale dello Stretto e
rappresenta una delle località più suggestive della regione, tappa obbligata per
i subacquei che scelgono la Calabria come loro destinazione.
Scorci della Costa Viola, località Palmi (foto di Roberta Eliodoro)
Scorci sommersi della Costa Viola (foto di Ivan Rullo)
Scorci sommersi della Costa Viola (foto di Ivan Rullo)
Sul lungomare, sotto la rocca del castello, i sub provenienti da tutta Italia e
non solo preparano la loro attrezzatura per immergersi su quella che è
considerata una delle 10 secche più belle d’Italia,
La Montagna. Dopo una franata di grandi
massi e una lingua di sabbia chiara, dalla profondità di circa 40 m si erge un
imponente monolito roccioso dalle pareti verticali, la cui sommità raggiunge i
18 m. Le sue pareti, esposte alle intense correnti dello Stretto, sono
interamente ricoperte da fitti rami di gorgonie bicolori gialle e rosse. È
proprio grazie a queste correnti – la cui presenza ha fatto nascere l’antico
mito di Scilla e Cariddi – che la visibilità è generalmente ottima e che la vita
subacquea di Scilla è quanto di più vicino ai mari tropicali ci sia nel
Mediterraneo!
Il borgo marinaro di Scilla e la spiaggia della Marina Grande, sotto la rocca
del castello (foto di Francesco Turano)
Subacquei in immersione nelle acque cristalline della Costa Viola
(Composizione di Francesco Turano)
Capo Bruzzano: il cuore dello Jonio calabrese, dove una delle più belle
spiagge d’Italia è incorniciata da scogliere che si mescolano alla sabbia,
creando suggestivi ambienti sommersi tipicamente mediterranei, ancora oggi
scelti dalle tartarughe per la deposizione delle uova (Composizione di Francesco
Turano)
E poi, spostandosi più a Sud nello Stretto, come non ricordare l’opportunità
unica di fotografare i rari pesci trombetta in suggestive notturne. Ogni sito
d’immersione di quest’area della Calabria offre delle peculiarità uniche, dal
punto di vista ambientale, storico o biologico. Elencarle tutte non è possibile,
ma invitarvi a scoprirle, in una terra baciata dal sole e abitata da gente
dall’ospitalità profonda, è doveroso!
Altre foto
Pesce pettine, “surice” nel dialetto locale (foto di Steven Weinberg)
Grande Cerianthus membranaceus alla base della Montagna di Scilla (foto di
Ivan Rullo)
Foresta di gorgonie in parete presso la Montagna di Scilla (foto di Ivan
Rullo)
Paramuricea clavata bicolore a Scilla (foto di Francesco Turano)
Foresta di gorgonie in parete presso la Montagna di Scilla (foto di Francesco
Turano)
Foresta di gorgonie in parete presso la Montagna di Scilla (foto di Francesco
Turano)
Pesci trombetta in notturna nello Stretto (foto di Steven Weinberg)
Per informazioni:
info@megalehellas.net
(+39) 0964.411555
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