Autore: Claudio Di Manao
Fieri delle loro torbide e gelide acque, i subacquei canadesi non mancheranno di mettervi al corrente di quali avventurose condizioni hanno fatto da teatro al loro addestramento, con un certo orgoglio. I loro racconti di incredibili correnti con 12 metri di dislivello di marea, di immersioni al buio, di freddo intenso e di nevicate in barca vi faranno rabbrividire – a meno che non siate un inglese, in quel caso il Canadese si sentirà rispondere: “Ah Ah! è successo anche a me, ma quella volta avevo su la muta da 3 millimetri!”
In linea di massima, se il subacqueo canadese che sta per fare un immersione con voi è sopravvissuto alle immani torture che vi ha raccontato, non c’è motivo di credere che si incasini proprio adesso, magari sotto un bel sole caldo, in un bel mare calmo e trasparente. Innamorato del suo habitat naturale, insisterà nel ricercare le stesse condizioni anche ai tropici, come le foche, gli abalones, le orche marine. Inutile cercare di dissuaderlo, in segreto si allontanerà un poco dal gruppo convinto d’aver avvistato un orso bianco.
Gli ci vorrà un po’, per adattarsi a queste nuove condizioni e rendersi conto che in fondo non è così eccitante rischiare il congelamento o l’assideramento ad ogni immersione, per vedere si e no il computer, o alcune sagome nell’acqua verdognola, quando con appena una t-shirt indosso ci si può trovare avvolti da barracuda e squali in acque cristalline.
Quando avrà capito questo, ma soprattutto quando si renderà conto che con la stessa somma che lui spende per il riscaldamento potrà svernarci ai tropici facendo centinaia di immersioni, non ve lo togliete più di torno, prenderà l’Advanced, poi il Rescue, poi diventerà Divemaster e finalmente diventerà un membro dello staff a tempo pieno.
Con la voglia di svernare al caldo che si porta dietro, difficilmente il canadese si lamenterà dei compagni, della barca, dei clienti.
E’ l’unico subacqueo senza controindicazioni di sorta.
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