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Juan Cito – un tuffo nel Canyon

05/09/2016

“ Juan – Cito” …… Chi era costui ???? …….  E chi lo sa ??? …. Nome inusuale per questa location !! 

Intanto  eccoci in visita  ad un sito  del tutto unico e semplicemente spettacolare, dove la natura e soprattutto la parete della montagna subacquea, hanno creato uno stupefacente risultato, visibile però non a tutti, sotto il pelo dell’acqua .

JUAN CITO

Siamo sul Lago di Como, e precisamente sul ramo di Lecco, non troppo distante dalla famosa (per l’ambiente subacqueo ) località di Moregallo, denominato “le macchine “, poco oltre in direzione Bellagio .

Qui la natura è molto particolare, e chi percorre anche semplicemente in auto o , come fanno centinaia di ciclisti, la strada costellata da innumerevoli curve  che va verso la biforcazione della “Y” del triangolo lariano, può osservare una lussureggiante vegetazione, molto fresca d’estate, che si intervalla a piccole spiaggette incantevoli con ghiaia fine e pulita, che  durante i fine settimana, ospitano veramente decine e decine di subacquei.

E’ oramai risaputa a tutti, la diatriba tra i sub di acqua dolce amanti dei laghi, ed i subacquei classici da mare. …..“ Ma voi al lago cosa vedete ??”….ce lo domandano sempre .

Certo, esiste differenza tra questi generi di immersioni, e per vari motivi ,  il lago oramai è realmente da tempo meta fissa di centinaia di subacquei di ogni genere di età e brevetto: basta venire qui al sabato e alla domenica per rendersi conto di quanto succede.

La crisi ha segnato tutti, e le uscite al mare comprensive di spese di viaggio, pedaggi autostradali, la giusta quota per il diving,  il semplice panino o che altro, hanno fatto in modo che si sfrutta quel che si ha vicino, e qui al nord, di laghi ce ne sono  e con qualsiasi condizione climatica , anche con posti molto interessanti, soprattutto  a         ” chilometro zero ” !

Ci sono immersioni e subacquei di tutti i gusti, dai  principianti, a quelli con grado più avanzato , fino ad arrivare  ai  “total tech”   o molto più semplicemente subacquei alla ricerca di nuovi posti, nuove profondità, nuove pareti, nuove avventure.

Decine di gruppi reb, e li incontri a tutte le profondità;  vari sub che si muovono velocemente lungo le rive con gli scooter ed ancora, la maggioranza  in circuito aperto.

Tutti quanti ci si cambia sulla riva o a bordo strada, anche d’inverno,  indossando magari muta umida o semistagna,( basta limitare la permanenza in acqua )  e dai sentieri che conducono alle spiagge, si impara a combattere il freddo, e la non frequente scarsa visibilità, ma l’adrenalina scorre, e l’entusiasmo è sempre alle stelle , per tutti .

In questi luoghi, basta avere la forza  di superare il dislivello del sentiero, o qualche scalinata , la volontà di entrare in acqua, e ti trovi a gestire con comodità, ma da non sottovalutare assolutamente,   pareti verticali magari bianche come il latte  o grigie che in 2-3 minuti, ti scaraventano a – 70… e poi , chi ne ha ne metta.

htte

Siamo arrivati prestissimo al  Juan Cito,( non siamo in Spagna, ma è il vecchio nome del ristorante della zona ) perché il posteggio piccolo e comodo a venti metri dall’entrata in acqua, ospita solo quattro o cinque auto se messe bene . Ma ce n’è anche un altro capiente poco più lontano .

Sono con gli inseparabili amici di profondità tali Ivan Rolli, Sergio Berlendis, Gianni Bolis e Luciano Ghilardi mentre il gruppo di assistenza posizionato più in superficie,  è  formato da  Gerry Grande e Fabrizio Galbiati. L’amico sub-reporter Marco Rubagotti e il suo buddy Fabio Carrara, penseranno invece alla documentazione fotografica,

Oggi, L’Hundred Trimix Team Explorer è al completo, giochiamo in casa .

Caspita, è ancora buio, sfoderiamo le pile frontali, e di chiasso ne facciamo tanto;  siamo sempre euforici anche alla domenica mattina,   ma gli altri sub lo sanno che  siamo qui presto: ci godiamo l’acqua priva di sospensione.

Alcuni di noi  pensano già al de-briefing  al mitico “Rapa Nui” dalla Carla e dal Beppe a brindare  davanti ad un ottimo prosecco, ma intanto restiamo concentrati e assembliamo l’attrezzatura, con la comodità dell’utilissimo muretto per appoggiare i bibo, e dopo i minuziosi controlli ed  un buon briefing,  scendiamo il sentiero, entriamo in acqua, agganciamo le stage, e si va !!

JUAN CITO

Immersione del Canyon del Juan Cito

Per guadagnare velocemente la profondità, e quindi gestire bene i consumi legati alle varie tappe  deco,  pinneggiamo  verso il lago aperto, navigando “a vista” ; controlliamo alcuni riferimenti a terra, metabolizzando dentro la nostra mente i vari passaggi dell’immersione che stiamo per effettuare ,  si prende fiato, si fanno gli ultimi controlli …..e si sgonfia il gav.

JUAN CITO

Si scende veloci, nel nero trafitto dalle potenti torce che in modo circolare, chiedono l’ok al compagno, ed in funzione della lontananza da riva, incrociamo la seconda parete fortemente inclinata a diverse  profondità.

Oggi però abbiamo  deciso di seguire il Canyon dall’inizio, a 47 mt circa  e percorrerlo tutto, e per fare questo, decidiamo di tenere d’occhio  una sagola bianca, che qualcuno ha tesato e fissato proprio all’inizio della spaccatura.

Non facciamo permanenza in profondità, e così abbiamo deciso di usare un trimix normossico 18/30 fino al cambio gas con un trimix ipossico 12/40 che ci accompagnerà alla massima profondità, dentro la gola del canyon.

Questa spettacolare voragine , la chiamiamo “canyon”, ma in effetti è piuttosto una faglia, una spaccatura della roccia  nella parete verticale, che a 47 mt è larga solo 3-4 centimetri, e che poi si allarga sempre più fino a -105 metri dove le pareti distano tra loro circa 10-15 metri !

E’ chiaro che la parte più entusiasmante è quando il subacqueo con tutta la sua attrezzatura riesce a “starci” nella fenditura – più si scende  e più è agevole .

La roccia è bianca e non c’è sospensione e riflette benissimo i potenti fasci luminosi delle nostre torce : siamo in un mondo fiabesco .

JUAN CITO

Dobbiamo rimanere sempre vigili, perché tra poco sarà come stare in ascensore: siamo dentro la spaccatura, a 65 mt effettuiamo il cambio gas, tutto ok,  scarichiamo il  gav ancora una volta e ….giù senza battere un colpo di pinna in perfetta verticalità !

Mi guardo attorno e controllo il mio compagno : assieme agli altri abbiamo illuminato completamente questa cattedrale !! Livelliamo a 95 metri, e vediamo che qui sul fondo incomincia il fango , ma la parete si vede benissimo . Arrivati a -105 mt notiamo ancora un po’ di candida roccia bianca  che  affonda nel fango scuro, e come convenuto, incominciamo la risalita .

JUAN CITO

E’ come se avessimo premuto il pulsante del piano terra su un ipotetico ascensore . Non facciamo nessun sforzo nel risalire, perché scaricando dolcemente il gav man mano che guadagnamo quota, ci godiamo il candore della roccia praticamente senza nemmeno muovere le pinne , E siccome il canyon si restringe a vista d’occhio, sembra di vedere una enorme chiusura lampo che si chiude.

A 75 mt ci soffermiamo ad osservare un grosso masso dentro alla spaccatura , come se in quel punto la forza della natura abbia trovato un ostacolo nell’aprire la roccia .

A 60 mt ecco la prima tappa deco di due minuti, che sfruttiamo in orizzontale allontanandoci dalla roccia, per passare ad un breve tratto di fango che ci porterà ancora in parete a visitare più su la Grotta Costeau ,  una grande apertura nella parete attorno ai 35 mt, preparandoci al prossimo cambio gas con un ean 40 da prendere poco sopra .  Alla tappa dei 9 mt, sostiamo davanti ad un bel Crocefisso, posto alla base dell’ultima paretina, e sento che piano piano , la tensione si allenta, assaporando oramai i raggi del sole che giocano a nascondino con la roccia frastagliata.

Oramai il più è fatto. Finiamo la decompressione in ossigeno puro sempre in continuo movimento ,  sul tranquillo pianoro, poco sotto la riva, tra le alghe e le migliaia di conchiglie, scambiandoci gesti e segnali per passare il tempo.

JUAN CITO

Il run time alla fine è di 64 minuti, colmi di adrenalina dal primo all’ultimo istante.

Insomma, una gran bella immersione, con temperature dell’acqua a 40 mt di circa 6-7 gradi in ogni stagione dell’anno, e, soprattutto nel periodo invernale, è uguale  anche vicino alla superficie .

Quindi bisogna coprirsi molto bene, con muta e sottomuta adeguati, magari usando anche riscaldatori elettrici. Il buio e la parete che conduce a profondità molto importanti, fanno si che questa immersione profonda, non sia adatta proprio a tutti , ma ad una categoria di subacquei bene addestrati nella gestione di attrezzature pesanti, e miscele respiratorie ean e trimix.

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JUAN CITO

Testo di Carlo Roncoroni
Fotografie di Marco Rubagotti

Disegni di Andrea Biffi

JUAN CITO

HTTE


TAGcanyon htte juan cito lago di como
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Carlo Roncoroni
Carlo Roncoroni

Carlo Roncoroni è un subacqueo tecnico e autore, con una lunga esperienza in immersioni profonde e con miscele come il trimix. Ha firmato diversi articoli per ScubaZone, dedicandosi a tematiche di esplorazione, ambienti lacustri e subacquea tecnica. Condivide gran parte delle sue immersioni con Ivan Rolli, amico e compagno di immersioni, con cui esplora e documenta ambienti spesso poco conosciuti. Insieme portano avanti una visione della subacquea fatta di ricerca, avventura, preparazione e rispetto per l’ambiente.

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